Il 16 febbraio è il 47esimo giorno dell’anno secondo il Calendario Gregoriano. In questa data, la Chiesa cattolica celebra Santa Giuliana di Nicomedia, vergine e martire vissuta tra il terzo e il quarto secolo. Santa Giuliana nacque, secondo la tradizione, nell’anno 288 in seno a un’agiata famiglia aristocratica pagana di Nicomedia (l’attuale Izmit), in Asia Minore. Nel 284 l’imperatore Diocleziano, consapevole dell’importanza strategica e commerciale di Nicomedia, la aveva scelta come una delle quattro capitali dell’Impero, assieme a Tessalonica, Augusta e Milano. Santa Giuliana, nata pagana, si convertì giovanissima al cristianesimo, favorendo la conversione anche di gran parte dei suoi familiari. La sua eccezionale bellezza, unita all’importanza e all’influenza della sua famiglia d’origine, rendevano la splendida Giuliana una donna estremamente ambita e desiderata. Nonostante le numerose tentazioni, Santa Giuliana seppe mantenersi pura, non concedendosi a nessuno dei suoi numerosi pretendenti. I genitori di Giuliana riuscirono a combinare il suo matrimonio con il prefetto della città Eleusio, una figura politica importantissima, capace di assicurarle un avvenire sicuro e florido. Il promesso sposo di Giuliana, secondo la tradizione, era un uomo forte e generoso, che aveva servito con valore nelle armate imperiali distinguendosi per il suo coraggio. Il suo cursus honorum era ben avviato e aveva scalato rapidamente le gerarchie del potere. Giuliana, sinceramente innamorata del suo promesso sposo, poco prima della data prevista per le nozze dichiarò che si sarebbe sposata solamente se il futuro marito si fosse convertito alla Vera Fede. Santa Giuliana era infatti preoccupata per la sua salvezza, convinta che avrebbe peccato se si fosse unita carnalmente ad un uomo a cui non fosse stata unita in matrimonio secondo il rito cristiano. Il prefetto, attonito per la richiesta di Santa Giuliana e accecato dall’ira instillatagli dal Maligno, decise di denunciare la giovane, convinto che si trattasse di un semplice capriccio adolescenziale che sarebbe presto scomparso quando il magistrato la avesse interrogata. In quegli anni, proprio a Nicomedia, stava infuriando una violenta persecuzione contro i cristiani, promossa dall’imperatore Diocleziano in persona, deciso ad estirpare per sempre la Vera Fede dall’Impero Romano. Santa Giuliana, al contrario di quanto aveva previsto il suo fidanzato, quando il magistrato la interrogò, affermò orgogliosamente di essere cristiana, difendendo la sua fede e rifiutandosi categoricamente di ritrattare le sue dichiarazioni abiurando. Santa Giuliana venne gettata in carcere e sottoposta a terribili privazioni e sofferenze, che debilitarono il suo fisico. Nonostante le privazioni e le continue tentazioni del Maligno, che le faceva apparire in sogno tremende visioni e cercava di corromperne la volontà promettendole ricchezza, piacere, potere e lussuria in cambio dell’abiura e del ritorno al paganesimo, Giuliana resistette.



Vista l’impossibilità di piegare la resistenza indomabile della giovane, le autorità imperiali decisero di punirla con la morte. Essendo cittadina romana, figlia di una delle più importanti famiglie della nobiltà di Nicomedia, le vennero risparmiate le torture e venne decapitata. Era il 16 febbraio del 304. Quella di Diocleziano fu anche l’ultima grande persecuzione contro i cristiani della storia dell’Impero Romano. Assieme a Santa Giuliana, vennero martirizzati in quei durissimi mesi anche il vescovo della città Antimo, Santa Barbara, il nobile Doroteo e un gran numero di altri fedeli. Le sue spoglie vennero raccolte da una pia matrona romana, che le trasportò di nascosto in Italia, dove vennero custodite e venerate a lungo all’interno della cattedrale di Cuma. Dopo la distruzione di Cuma avvenuta nel 1207, il corpo di Santa Giuliana venne trasferito a Napoli.

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