Il 17 febbraio la Chiesa cattolica celebra la memoria del martire San Teodoro di Amasea, soldato delle legioni imperiali martirizzato a causa della sua fede cristiana. Nel corso del Medioevo San Teodoro di Amasea fu uno dei santi più venerati, ma non si sa quasi nulla delle sue origini familiari. Molto probabilmente era di condizioni abbastanza umili in quanto in quegli anni di guerre civili costanti e di sommosse il servizio militare comportava grandi rischi in cambio di paghe relativamente modeste. Per quel che riguarda la zona di origine, gli storici propendono principalmente per la Cilicia o per l’Armenia. Non appena ebbe raggiunto l’età minima per prestare il servizio militare, Teodoro si arruolò nell’esercito imperiale, mettendosi agli ordini del Cesare Galerio (293-305). Dopo aver valorosamente servito per alcuni anni nelle armate imperiali, la sua legione, la Cohors Tertia Valeria, venne dislocata nella città di Amasea, situata sulle rive del Mar Nero, nel Ponto. In quegli anni, la situazione politica dell’Impero Romano stava attraversando un periodo estremamente turbolento. Al tempo stesso, contro i cristiani stava infuriando l’ultima grande persecuzione della storia dell’Impero Romano, avviata dall’Imperatore Diocleziano e proseguita dal suo successore Galerio. I cristiani venivano considerati alla stregua di nemici pubblici e venivano obbligati ad offrire pubblicamente sacrifici agli dei pagani di fronte al magistrato competente. Se si rifiutavano e non abiuravano la loro fede, venivano gettati in carcere, privati dei loro averi, sottoposti a torture durissime. Spesso, vista la fermezza dei cristiani e il loro rifiuto di abiurare la loro fede, le autorità imperiali li trucidavano tra orribili sofferenze. Teodoro aveva conosciuto la Vera Fede grazie ad alcuni compagni nel corso di una campagna militare. Nonostante il fatto che fosse cristiano, Teodoro rispettava il suo giuramento di fedeltà fatto all’imperatore, servendolo valorosamente combattendo con coraggio su tutti i fronti in cui veniva impegnato. Durante una cerimonia religiosa per favorire le sorti di una campagna militare per cui il reparto di Teodoro doveva partire, questi si rifiutò di sacrificare agli dei pagani. Il suo comandante gli chiese spiegazioni e, nonostante le suppliche dei suoi commilitoni, Teodoro affermò orgogliosamente la sua fede. Trascinato in catene davanti al tribuno, Teodoro confermò la sua fede cristiana. Il tribuno, che conosceva il valore di Teodoro e non voleva perdere un soldato così valoroso, gli promise che in caso di una sua abiura avrebbe ricevuto una cospicua somma di denaro e sarebbe stato promosso centurione. Il comandante della legione, Brinca, interrogò ripetutamente Teodoro. Anche a causa della sua giovanissima età, della sua prestanza fisica e delle ottime referenze dategli dai suoi sottoposti, decise di concedere a Teodoro un tempo di riflessione, esonerandolo da mansioni militari ma permettendogli di rimanere nell’accampamento per svolgere alcuni lavori di manutenzione della fortezza.
Teodoro, pur essendo consapevole della minaccia che gravava su di lui, invece di abiurare approfittò del tempo che Brinca gli aveva concesso per fare proseliti tra i suoi compagni e tra gli abitanti della città di Amasea. Inoltre, incendiò il grande tempio dedicato alla dea pagana Cibele, mandando su tutte le furie la popolazione locale, adirata per la distruzione del suo luogo di culto. Per il suo gesto, San Teodoro venne gettato in carcere, dopo essere stato duramente flagellato. La condanna era a morire di fame. Nonostante il digiuno forzato, Teodoro sopravvisse. Dopo alcune settimane, le autorità impressionate dal prodigio decisero di processarlo nuovamente, per dargli una nuova opportunità di ritrattare. Davanti ai magistrati, che lo lusingavano e lo tentarono proponendogli di fingere un’abiura di facciata per poter tornare libero, Teodoro rispose con sdegno, beffandosi al contrario delle loro proposte e mandandoli su tutte le furie. San Teodoro venne così condannato ad essere arso sul rogo. Era il 17 febbraio del 306. Secondo la tradizione, San Teodoro morì senza provare dolore. Il culto di San Teodoro si diffuse in Italia nel corso del sesto secolo grazie alle truppe dell’esercito bizantino comandato da Narsete. San Teodoro (conosciuto in lingua veneta come ‘San Todaro’) fu il patrono di Venezia prima che il corpo di San Marco venisse trasportato in Laguna. È patrono di Brindisi ed è il protettore di soldati e reclute.