Caro direttore,
ho letto con molta attenzione la bella lettera di Federico Pichetto uscita ieri su queste pagine, Ecco perché non firmo l’appello di Ferrara al Papa. Anch’io non ho firmato, né firmerò, questo appello e per ragioni sostanzialmente simili a quelle elencate da don Pichetto. Tuttavia, il problema posto, o mal posto, se vogliamo, da Ferrara rimane, cioè la necessità di rispondere al rapporto dell’Onu sulla – meglio – contro la Santa Sede.



Il documento, ufficialmente, è indirizzato allo “Stato della Città del Vaticano”, non alla Chiesa cattolica in quanto tale, dato che è il Vaticano come Stato ad aderire alla Convenzione sui diritti dei bambini. Forse i soloni dell’Onu si sono fatti la stessa sarcastica domanda di Stalin, “Quante divisioni ha il Vaticano?” e hanno deciso che potevano attaccare senza grandi rischi. In realtà l’attacco è diretto contro la Chiesa e, come tale, coinvolge tutti noi cattolici e, come dice don Pichetto, senza bisogno di un “imprimatur gerarchico”.



Il punto è che la risposta c’è stata, a partire dalle dichiarazioni di padre Lombardi, che ha usato toni piuttosto decisi, definendo il documento “anomalo”, con “gravi limiti” e ben oltre le competenze del Comitato che lo ha redatto. Vi sono state poi le reazioni dell’arcivescovo Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra, secondo il quale il documento è ideologizzato ed è stato probabilmente influenzato da Organizzazioni non governative che hanno propri interessi sull’omosessualità, sul matrimonio gay e su altre questioni. L’arcivescovo Tomasi ha anche dichiarato che in questo modo il Comitato non ha reso un buon servizio all’Onu; su questo sarebbe interessante sapere il parere del nostro governo, quando ne avremo uno.



Il comunicato della Sala Stampa vaticana, inoltre, mette a fuoco un altro tema molto importante, e del tutto attuale, quando afferma “di vedere in alcuni punti delle Osservazioni Conclusive un tentativo di interferire nell’insegnamento della Chiesa cattolica sulla dignità della persona umana e nell’esercizio della libertà religiosa”. Insomma, forse l’appello di Ferrara appare alla fine anche inutile.

Un punto, però, della lettera di don Pichetto mi lascia perplesso, dove scrive: “A me non interessa che Hollande faccia un passo indietro sulla famiglia, a me interessa che Hollande si faccia una famiglia e scopra, così, la grandezza del matrimonio”. Non che non mi interessi la famiglia di Hollande, ma mi interessano di più, francamente, tutte le altre famiglie messe a repentaglio dalle sue proposte di legge. 

E sono grato ai Manif pour Tous e ai Veilleurs (ora anche in Italia come Sentinelle) per le loro manifestazioni, che il Signore ha voluto avessero anche dei risultati, a differenza, purtroppo, dell’esito della veglia voluta dall’arcivescovo Léonard in Belgio contro l’estensione dell’eutanasia ai minori.

Non mi pare si tratti di “controffensive”, anzi mi sembra siano un recupero del vero significato delle parole manifestare e dimostrare, spesso associate a connotati di violenza, e cioè il proporre le proprie posizioni e le ragioni per cui le si pongono, in pubblico e a viso aperto. Ed è significativo che a queste manifestazioni abbiano partecipato anche persone che aderiscono ad altre religioni o laiche. E continuo a considerare i vescovi che le hanno appoggiate come dei pastori, non come dei “generali”. Certo, è probabile che non sia questo quanto chiede l’appello in discussione, ma non voglio fare più che tanto il processo alle intenzioni di Ferrara e degli altri firmatari. Cordiali saluti,

Dario Chiesa