Il 19 febbraio la Chiesa cattolica ricorda Sant’Asia, medico e martire, generalmente identificato con san Pantaleone (dal greco Panteleemon, ovvero colui che ha compassione). Figlio di Eubula, donna di origini e vocazione cristiana, ed Eustorgio, ricco pagano di Nicomedia, fu educato dalla madre alla religione cristiana, ma la prima passione di Pantaleone fu la medicina; ben presto divenne medico di Galerio. Crebbe a Nicomedia, città molto stimolante dal punto di vista culturale e scientifico, sede di prestigiose scuole di medicina. È probabile che Pantaleone abbia subito l’influsso della sua città. Allontanatosi così dal cristianesimo scoprì la sua vocazione solo più tardi grazie agli insegnamenti del prete Ermolao che lo riportarono sulla giusta via, verso un percorso che avrebbe poi segnato il suo destino. L’imperatore Massimiano lo volle come medico di corte ancor prima che egli finisse gli studi di medicina. Un giorno, mentre stava tornando dalla corte a casa, vide sul ciglio della strada un ragazzo morto, ucciso da un morso di un serpente. In preda alla compassione Pantaleo chiese al signore di far morire il serpente e fa rivivere il ragazzo e così fu. Questo miracolo lo cambiò profondamente al punto da chiedere ad Ermolao di essere battezzato nonostante fossero già in atto le persecuzioni cristiane. Poco dopo ci fu un altro miracolo al quale assistette il padre che, come il figlio, volle essere battezzato anch’esso. Alla morte del padre tutte le ricchezze che appartenevano alla sua famiglia passarono nelle sue mani. L’invidia per questa sua fortuna da parte di alcuni colleghi, unita al fatto che Pantaleone era un onesto medico che di primissimo livello, li spinse a denunciarlo durante le persecuzioni di Diocleziano. L’imperatore cercò di risparmiarlo chiedendogli di abiurare ma Pantaleone da buon fedele non rinnegò la sua fede anzi la gridò apertamente, auto condannandosi a morte. Le intenzioni dei miscredenti non si piegarono nemmeno quando Pantaleone, per mostrare a tutti di essere nel giusto, risanò un paralitico sotto gli occhi di tutti. Senza nessun attenuante fu condannato ad essere bruciato sul rogo ma le fiamme misteriosamente si spensero. Si provò allora ad immergerlo ancora vivo nel piombo fuso ma il materiale prima di accoglierlo si raffreddò. Allora si provò a gettarlo in mare con un masso legato al piede, ma al contatto con l’acqua la grande pietre prese a galleggiare. Non rimase che farlo sbranare dalle belve feroci ma queste quando lo vide lo accolsero facendogli le feste. Fu infine legato ad una ruota ma quando questa cominciò a girare le corde che lo tenevano incatenato si spezzarono. Solo quando egli diede il suo consenso gli fu tagliata la testa nell’anno 305. San Pantaleone è oggi protettore dei medici, insieme ai santi Cosma e Damiano.



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