Come al solito le prese disposizioni del luminare della medicina Umberto Veronesi suscitano polemiche. L’ultima è relativa al suo appello alla liberalizzazione della cannabis, sottolineato dal concetto che “se si deve ricorrere al proibizionismo, significa che abbiamo fallito nella nostra azione educativa”. Prendendo spunto dalla sentenza della Consulta che ha dichiarato incostituzionale la legge Fini-Giovanardi, Veronesi dice questo: “È arrivato il momento di superare le barriere ideologiche e ammettere che proibire non serve a ridurre il consumo”, aggiungendo anche che “Lo spinello è considerato dai giovani una droga “ludica” ed innocua e vietarlo serve solo a stimolare la loro propensione alla trasgressione”. Quindi cita i numeri che secondo lui annunciano il fallimento del proibizionismo. In seguito a questo appello, arrivano oggi le prime prese di posizione dei politici. Per Luigi Manconi del Pd, si tratta di “un appello perfetto”: “Dunque sì alla produzione e commercializzazione a carico dello Stato, con adeguata tassazione, limiti e vincoli”. Ovviamente sulla stessa linea i radicali con Mario Staderini che parla di fallimento della politica proibizionista: con la legalizzazione, dice, sarebbe lo stato a dettare le regole. E altrettanto ovviamente no dice invece Giovanardi del Ncd: “Paolo Borsellino, prima di essere assassinato dalla mafia, spiegava ai ragazzi che la liberalizzazione o la legalizzazione della droga sarebbe stato il più grande regalo fatto alla criminalità organizzata. Due settimane fa il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti ha ribadito che la liberalizzazione della cannabis non toglie spazio alle mafie”, ha detto.