Scatta sabato un nuovo aumento della benzina, quantificabile in 0,24 centesimi in più al litro ma che calcolando anche l’Iva diventa in realtà di 0,34 centesimi. Non è colpa del nuovo governo Renzi: l’aumento era stato deciso lo scorso mese di agosto all’interno del decreto del Fare per coprire dal punto di vista economico alcune sue norme, ad esempio la legge Sabatini. Un aumento dunque definito “per rilanciare l’economia” e solo temporaneo: resterà infatti in vigore fino al 31 dicembre. In totale lo stato dovrebbe incassare da questo aumento 75 milioni di euro. Secondo quanto denunciato dalla Cgia di Mestre, si tratta del decimo aumento delle accise negli ultimi quattro anni, mentre l’iva è stata ritoccata due volte. Ovviamente, oltre alle famiglie, ne faranno le spese categorie come tassisti, agenti di commercio, trasportatori. In un anno un pieno verrà a costare circa 13 euro in più per una vettura a benzina che percorre 15mila chilometri, mentre l’auto a gasolio toccherà i 17 euro in più. C’è anche lo studio di Assopetroli che dice che da adesso al 31 dicembre 2018 l’aumento delle accise genererà una pressione fiscale pari a 1,18 miliardi di euro, a cui si aggiungono 260,26 milioni di euro di Iva.