Dopo la scuola, la sanità, i servizi al lavoro e alla persona più in generale, in Italia il privato infrange un altro tabù: quello del trattamento penitenziario. A Bolzano, infatti, dopo la chiusura di un bando di gara, si sta identificando il soggetto che gestirà il carcere del capoluogo altoatesino. Se ne parlava da tempo, ora però il progetto è realtà: il primo carcere privato d’Italia sorgerà entro due anni. Il bando per la realizzazione della nuova struttura – 200 posti per detenuti e ben 100 operatori di polizia penitenziaria – era stato pubblicato dalla Provincia autonoma ad aprile 2013, ma solo a gennaio 2014 è partita la fase di selezione dell’ente gestore.



Sono sei i soggetti che hanno presentato la loro candidatura: il prescelto dovrà sostenere i costi dell’opera, stimati in 63 milioni di euro, cui si aggiungono i 15 milioni per l’esproprio delle superfici. L’operazione non è ovviamente tutta privata: il contributo pubblico ci sarà, anche se minoritario, e dopo vent’anni l’istituto penitenziario tornerà sotto l’egida del Ministero della Giustizia.



Da dove arriva questa novità assoluta per il nostro Paese? Si tratta di una norma contenuta nel decreto “Salva Italia” del governo Monti, che all’articolo 43 prevede la possibilità di finanziamento privato per l’edilizia carceraria, a patto che il contributo pubblico, insieme alla quota di debito garantita dalla Pubblica amministrazione, non ecceda il 50% dell’investimento, e che le fondazioni concorrano almeno per il 20%. Il “Salva Italia” specifica inoltre che al privato va riconosciuta “una tariffa per la gestione dell’infrastruttura e per i servizi connessi, a esclusione della custodia”, che il concessionario incasserà dopo aver messo in funzione la struttura; e sempre al privato spetta “l’esclusivo rischio” e “l’alea economico-finanziaria della costruzione e della gestione dell’opera”, come specifica ancora il decreto, che fissa la durata della concessione in misura “non superiore a venti anni”.



La Provincia di Bolzano è dunque il primo ente locale che ha deciso di approfittare dell’occasione, dovendo sostituire il vecchio carcere costruito 120 anni fa (90 posti letto a fronte di 125 detenuti reclusi). Il nuovo istituto, che dovrebbe essere pronto nel 2016, sarà una struttura moderna, con spazi di socialità, di formazione e lavoro. L’aggiudicatario, che dovrà comunque seguire gli indirizzi di progettazione (studio di fattibilità e costruzione modulare) indicati dal Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, verrà deciso a breve, visto che in base alla procedura (per la quale la Provincia si è affidata allo studio legale internazionale PricewaterhouseCoopers) il progetto dovrà essere pronto entro giugno. E sempre il soggetto privato dovrà occuparsi della manutenzione ordinaria e straordinaria, la gestione delle utenze, il servizio mensa dei detenuti e il bar interno del personale, i servizi lavanderia e pulizia; oltre alle attività sportive, formative e ricreative, mentre le mansioni di sicurezza resteranno in capo alla polizia penitenziaria e quindi allo Stato.

Non mancano comunque le polemiche. Bisognerebbe però considerare che il privato è sempre più attore protagonista del welfare, in Italia come in Europa. In questo tempo di crisi economica, in cui le casse pubbliche sono sempre più vuote, il supporto che il privato-sociale sta dando al pubblico è di notevole importanza. Non solo il privato-sociale può sgravare i costi dello stato, ma in particolare il privato-sociale può svolgere un ruolo di eccellenza nel campo del welfare, e in Italia i casi della sanità lombarda ed abruzzese sono piuttosto eclatanti. Qual è il problema? La poca trasparenza? Le ruberie? Allora il sistema va semmai reso più trasparente e meno malsano.

Se consideriamo i dati del Rapporto sulla popolazione carceraria (maggio 2013) del Consiglio europeo, dopo la Serbia e la Grecia, l’Italia oggi è il Paese europeo con il più grave sovraffollamento nelle carceri: ogni 100 posti disponibili, i detenuti sono 147 (sono circa 68.000 a fronte di 44.000 posti letto). Nel 2010, l’Italia ha speso 116,68 euro al giorno per ogni detenuto (escluse spese mediche): significa che la spesa pubblica per ogni detenuto è di circa 45.000 euro l’anno (escluse spese mediche). Francia e Germania, che invece prendono in considerazione anche le spese mediche, ne hanno spesi rispettivamente 96,12 (circa 35.000 euro) e 109,38 (circa 40.000 euro).

Visti i costi dell’amministrazione penitenziaria, il supporto del privato-sociale nella gestione del trattamento penitenziario può giocare un ruolo significativo. Vediamo cosa ne sarà di questa prima esperienza pilota.

 

In collaborazione con www.think-in.it

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