Joseph Ratzinger decise di lasciare il ministero petrino dopo il viaggio a Cuba e nel Messico compiuto nel marzo 2012. Una volta rientrato, il suo medico personale gli disse che non avrebbe più potuto affrontare per motivi di salute un nuovo viaggio oltreoceano. La conferma arriva da Georg Gänswein, storico assistente di Benedetto XVI diventato arcivescovo verso la fine del 2012, intervistato dal magazine della Sueddeutsche Zeitung. “La mia reazione spontanea fu ‘No, Santo padre, questo Lei non può farlo!’ – ha rivelato l’ex segretario privato del Papa emerito – Ma lo dissi senza pensarci, poi mi è stato subito chiaro: lui non comunica qualcosa per prendere una decisione, ma comunica una decisione già presa”. Le dimissioni arrivarono poi il 28 febbraio del 2013, durante il concistoro per le nuove canonizzazioni. “Nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede – disse quel giorno – per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo”. Pochi giorni fa, rispondendo  a una lettera del vaticanista de La Stampa Andrea Tornielli, Joseph Ratzinger è tornato a parlare delle sue dimissioni: “Non c’è il minimo dubbio circa la validità della mia rinuncia al ministero petrino. Unica condizione della validità è la piena libertà della decisione. Speculazioni circa l’invalidità della rinuncia sono semplicemente assurde”.



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