“Far evadere Domenico era un’idea fissa di Antonino, tanto che lui si era iscritto qualche tempo fa a un corso per pilota di elicotteri. Non so se poi l’ha fatto per davvero. Qui a casa nessuno a me dice mai nulla”. A parlare è Antonella Cutrì, 50 anni, madre di Domenico, l’ergastolano in fuga dopo l’assalto a un furgone della polizia penitenziaria, e di Antonino, morto a causa delle ferite riportate nello scontro a fuoco con gli agenti. La donna è stata interrogata fino a notte fonda dai carabinieri, a cui ha raccontato che uno sconosciuto ha suonato alla sua porta dicendo “che Antonino stava male, era ferito”. Lei si è messa al volante di un’auto e, “arrivata a un semaforo rosso poco lontano dall’ospedale di Magenta, il tizio mi ha detto che voleva scendere. Se ne è andato mentre io sono entrata in ospedale con l’auto e con mio figlio”.
È stata ritrovata a Magenta l’automobile utilizzata dal commando armato che ha liberato Domenico Cutrì: si tratta di una Citroen C3 nera, parcheggiata vicino all’ospedale in cui Antonino, il fratello dell’ergastolano, è morto per le ferite riportate in seguito allo scontro a fuoco con la polizia. All’indomani dell’assalto portato dalla banda, continuano serrate e sull’intero territorio italiano le ricerche delle forze dell’ordine che smentiscono la notizia che il terzo fratello di Cutrì, ferito a un piede, si sia costituito in ospedale.
L’assalto è avvenuto attorno alle 15 di lunedì: un commando armato – formato da quattro uomini – ha bloccato una camionetta della polizia penitenziaria a Gallarate, in provincia di Varese. Ne è scaturita una sparatoria nel corso della quale sono rimasti feriti due agenti della polizia, mentre Antonino Cutrì, fratello del detenuto fatto evadere, è stato colpito mortalmente. L’evaso, Domenico Cutrì, è un 32enne calabrese residente a Legnano e condannato all’ergastolo per essere il mandate dell’omicidio di Luckasz Kobrzeniecki, un magazziniere polacco ucciso nel 2006 a Trecate (Novara). Cutrì stava per essere trasferito dal carcere di Busto Arsizio agli uffici del tribunale di Gallarate per partecipare a un processo.
La madre di Domenico e Antonino Cutrì, che ha portato il figlio morente all’ospedale di Magenta (dove è arrivato senza vita) è stata interrogata a lungo dai carabinieri nel corso della notte per ricostruire nei dettagli la vicenda. La donna, al momento, non è indagata. Secondo le prime ricostruzioni, i malviventi a bordo della Citroen hanno accompagnato all’ospedale di Magenta la donna e il figlio Antonino, per poi abbandonare l’utilitaria in un parcheggio vicino e, probabilmente, salire a bordo di un altro mezzo rubato.
Le forze dell’ordine lavorano congiuntamente per arrestare Domenio Cutrì: ogni auto di pattuglia dispone della foto segnaletica dell’evaso e ’ndranghetista; sono stati inoltre predisposti posti di blocco strategici in tutto il Nord Italia.