“Dire che il Vaticano non abbia fatto nulla per combattere gli abusi contro i minori è terribilmente scorretto. Prima da cardinale e poi come Papa, Ratzinger ha fatto di tutto per intervenire con fermezza, anche se non tutti i vescovi cattolici hanno preso sul serio le sue direttive”. Lo sostiene John Allen, vaticanista del New York Times, commentando il rapporto sulla Chiesa cattolica pubblicato dalla commissione Onu per i diritti dei minori. Il documento, che secondo l’inviato è “fortemente ideologico”, chiede l’immediata rimozione dei responsabili degli abusi, che dovrebbero essere consegnati alle autorità civili, e l’apertura degli archivi sui pedofili. L’Onu critica inoltre la Santa Sede per la sua posizione sull’omosessualità, sull’aborto e sulla contraccezione.
Davvero si può dire che la Chiesa abbia cercato di insabbiare gli scandali?
Prima ancora di diventare Papa, Joseph Ratzinger ha fatto tutto quanto era in suo potere per avviare un processo di riforma non soltanto in Europa ma in molte altre parti del mondo. I suoi enormi sforzi sono stati diretti a promuovere la protezione dei bambini. Non ci sono dubbi che ci sia ancora molto lavoro da fare, non tanto nel combattere gli abusi, ma per fare sì che i vescovi siano chiamati a rispondere delle loro scelte quando non applicano queste linee guida. Insinuare che la Santa Sede non abbia fatto nulla sarebbe però terribilmente scorretto.
E’ vero che la Chiesa ha cercato di coprire chi si era macchiato di abusi?
Certamente in passato c’è stata questa tendenza, e la Santa Sede stessa a partire da Benedetto XVI lo ha riconosciuto. La Chiesa oggi è molto diversa, e si sta impegnando in una politica della “tolleranza zero” contro gli abusi. Bisogna però essere molto vigilanti affinché questa politica sia effettivamente applicata sul territorio.
In che modo è possibile farlo?
I vescovi devono essere ritenuti responsabili quando omettono di compiere ciò che dovrebbero fare. La Chiesa ha bisogno di un meccanismo tale per cui se un vescovo riceve una denuncia per abusi sui minori e non interviene, dovrà pagarne le conseguenze di persona. Questo è il principale pezzo mancante nel puzzle.
Perché il rapporto Onu arriva proprio adesso, in un momento in cui non sono venuti alla ribalta particolari scandali?
Il dibattito sugli abusi sui minori ritorna ciclicamente alla ribalta, e finora non ha coinvolto solo il Vaticano ma tutti gli Stati che hanno aderito alla convenzione Onu. Ritengo quindi che non ci sia nessun complotto delle Nazioni Unite contro la Santa Sede, ma che il corso delle riforme sugli abusi sessuali nella Chiesa non sia aiutato da rapporti prevenuti e ideologici come questo.
In che senso si tratta di un rapporto ideologico e prevenuto?
In un’intervista per Radio Vaticana il vescovo Tomasi lo ha dichiarato chiaramente, ed è del resto vero al di là di ogni dubbio. Il rapporto chiede che la Chiesa cattolica cambi la sua posizione su aborto, matrimoni omosessuali e controllo delle nascite. Mi dispiace dirlo, ma questo ha più a che fare con una determinata ideologia che con la protezione dei minori.
Ritiene che questi due aspetti siano in qualche modo legati tra loro?
No, ritengo che non esista proprio alcun legame. La causa della protezione dei minori dovrebbe essere sostenuta da tutti indistintamente, che si tratti di conservatori o liberali, laici o credenti. Chiunque dovrebbe essere d’accordo sul fatto che la difesa dei bambini è una priorità assoluta. L’Onu però ha deciso di confondere le acque mescolando il tema degli abusi con una battaglia culturale partigiana.
(Pietro Vernizzi)