Il 9 febbraio, quarantesimo giorno dell’anno secondo il Calendario Gregoriano, la Chiesa Cattolica celebra la memoria di Ansberto Abate, importante personalità della Francia dell’Alto Medioevo, vescovo di Rouen e cancelliere di Clotario III. Ansberto nacque, secondo la tradizione, intorno all’anno 629 a Chaussy, piccolo villaggio dell’Ile de France in cui il padre aveva importanti proprietà terriere. Ansberto era figlio di Siwin, valoroso guerriero, fedele consigliere del re Clodoveo II. Per ricompensarlo per i suoi servigi, il monarca lo aveva ricompensato con importanti proprietà terriere. La situazione familiare di Ansberto era quindi particolarmente agiata. Il padre educò il figlio secondo i valori tipici della nobiltà guerriera franca del settimo secolo: il giovane venne iniziato prestissimo all’arte bellica, con pochissimo tempo che veniva invece dedicato alla formazione di tipo letterario e scientifico. Sin da giovanissimo, Ansberto venne avvicinato al mondo delle armi, con la partecipazione a tornei, battute di caccia e lotte corpo a corpo.



Siwin, interessato a dare al figlio importanti appoggi, organizzò il fidanzamento con la giovane Angadrisma, figlia del conte di Renty Roberto, uno dei principali consiglieri del re Clotario III. Angadrisma e Ansberto, nonostante le pressioni fatte dai rispettivi genitori, pur accettando il patto fatto dalle famiglie per fidanzarli, decisero di consacrare la loro vita all’Onnipotente, mantenendosi vergini per preservare la loro purezza e poter avere così più facile accesso alla gloria celeste. Angadrisma e Ansberto erano perseguitati dal Maligno, che li tentava quotidianamente con visioni notturne erotiche e sensuali che mettevano a durissima prova la loro fede, minandone la forza di volontà. Ansberto, impressionato dall’eccezionale bellezza di Angadrisma e consapevole della bellezza del suo corpo a causa delle visioni di nudità che il Maligno gli provocava ogni notte, era sul punto di cedere alla tentazione e fu più volte a un passo dall’unirsi carnalmente con la giovane vergine. Angadrisma pregò l’Onnipotente di concederle il privilegio di ammalarsi di una malattia che ne deturpasse il corpo, rendendola non attraente per il suo Ansberto e allontanando il pericolo di un’unione carnale, venendo esaudita. Una grave forma di psoriasi al volto permise ad Ansberto di rompere il fidanzamento e alla giovane di entrare in convento.



Ansberto, nonostante volesse imitare l’ex fidanzata e prendere i voti, venne obbligato da Clotario III a fargli da cancelliere.  Ansberto rimase alla corte del monarca per alcuni anni, rimanendo disgustato dall’atmosfera dissoluta e peccaminosa che la caratterizzava. Una notte, nell’anno 673, non potendo sopportare oltre la corruzione e la dissolutezza della vita cortigiana, abbandonò la capitale e si recò all’Abbazia di Fontenelle, in Normandia. Qui venne accolto dall’abate Vendregisilo, un asceta la cui fama era conosciuta in tutta Europa. L’abate rimproverò duramente Ansberto, ricordandogli che era ancora formalmente impegnato come consigliere del re Clotario III. La condizione per essere accolto in monastero e prendere i voti era quella di ottenere prima una formale autorizzazione da parte del re ad essere congedato. Clotario, impressionato dalla grande fede di Ansberto e grato per i servizi prestatigli come consigliere, gli concesse di congedarsi e di prendere i voti.



In monastero, Ansberto poté sviluppare la sua conoscenza dei testi sacri, studiandoli approfonditamente e divenendo uno dei più dotti dell’intera Francia. Nonostante il grande sapere, Ansberto si impegnava duramente nei lavori manuali, consapevole che ogni opera era gradita agli occhi dell’Altissimo. Dopo aver incontrato il terzogenito di Thierry nei pressi del monastero, Ansberto predisse al giovane che un giorno sarebbe divenuto re. Quando la previsione si avverò, Thierry nominò Ansberto abate del monastero di Fontenelle per sostituire Lamberto, nominato vescovo di Lione. Come abate, Ansberto si distinse per la grande attenzione riservata ai poveri, agli ammalati e agli emarginati, che venivano accolti all’interno delle mura del monastero. Pochi anni dopo, nel 684, Thierry lo nominò vescovo di Rouen. Anche come vescovo, Ansberto si distinse per il tenore di vita frugale e per l’attenzione costante per i poveri. Perseguitato dal nuovo maestro di palazzo Pipino di Heristal, che lo esiliò nel convento di Hautmont, si ammalò gravemente. Pipino, resosi conto di perseguitare un innocente, lo perdonò e gli chiese di tornare a Rouen: ormai però Ansberto, sfinito dalle durezze della sua vita ascetica, era alla fine dei suoi giorni. Morì nell’anno 693 e venne sepolto nell’abazia di Fontenelle.