Sull’ultimo numero di Rolling Stones, Bill Gates dice di credere in Dio. L’uomo più ricco del mondo, con un patrimonio personale superiore a quello di molti stati, dice che ha senso credere in Dio, che la bellezza e il mistero del mondo sono schiaccianti, che si può demitizzare tutto quello che si vuole ma alla fine, dire che è stato tutto generato da numeri casuali fa ridere.



A me queste affermazioni danno allegria ma qualche mio amico arriccia il naso. Parla del dio massone, pensano. Il Grande Architetto, vorrai dire, non quello cattolico. Ma, non so, perché dici così? Guarda qui, mi incalzano. “Mark Zuckerberg inizia con i prodotti, Jobs con l’estetica, io con l’architettura”. Capito? Grande Architetto, compassi, grembiulini, ti dice qualcosa? E poi vuoi mettere il tono? tu e io vediamo il 27 del mese come un miraggio e invece il suo orizzonte qual è? Sconfiggere la poliomelite, ridurre il tasso di CO2 dell’atmosfera convincendo la Cina – la Cina – ad impegnarsi nell’ecologia, il sistema mondiale dell’istruzione. Sai cosa mi fa venire in mente il tuo Bill Gates? La barzelletta di Gino & Michele: scusa Pierino, tu credi in Dio? Beh, credere è una parola grossa, diciamo che lo stimo. Anzi no, smetti di ridere, perché qui le cose si fanno serie e drammatiche: mi viene in mente Julian Felsenburgh, il protagonista del nuovo regime messianico descritto da Robert Hugh Benson, ne Il padrone del mondo, sai quello che trasformava il Natale nella festa della maternità, la Pasqua nella festa della vita, e convinceva i preti che abiuravano dalla chiesa cattolica ad essere officianti del nuovo rito? Lui. E senza violenza, solo con carisma e bontà, proprio come il tuo Bill.



Ma, non so, comunque voi che arricciate il naso, Rolling Stones non la leggete e credete ancora che sia il gruppo musicale dei vostri tempi. Sarò un inguaribile ottimista, ma a me le affermazioni di Gates, piacciono. È vero che la prima pagina dell’intervista (e pure andando avanti), l’idea di un-Dio-in-terra un po’ te la dà, ma vorrei vedere voi con tutti quei miliardi nel porcellino. In fin dei conti è lui l’uomo che più ha realizzato del mondo realizzato. Insomma, dai, una spolveratina di quasi divino, ce l’ha. È uno dei cervelli che ha rivoluzionato con le sue intuizioni, le sue idee, il nostro modo di vivere. Leggi l’intervista e ti rendi conto, se già non lo avevi fatto, che il mondo funziona come lo ha programmato lui, è un sistema operativo gigante e porta la sua firma. Il mondo e la civiltà umana sono il suo mercato di riferimento, il mondo comunica e vive con quello che esce dalla sua azienda, anzi “azienda” è una parola troppo piccola, troppo umana per quello che lui ha fondato. Fondato e non creato. 



Perché, infatti, quando si comincia a parlare di Chi crea, Bill Gates si toglie il cappello e si mette sull’attenti. Cioè Bill Gates è come me. Anche lui arriva a Dio non con i suoi soldi, con la sua capacità manageriale ma ci arriva come me. Stupore, mistero, bellezza. È stupito, schiacciato, come me. Alla fine di fronte a Dio o si è piccoli, pure ricchi di 76.000.000.000 di dollari − ok provo a scriverlo, ma gli zeri sono giusti? − o si è a bocca aperta, o non si è. Con le cose a nove zeri a Dio non ci arrivi e se te lo dice uno che i nove zeri ce li ha, tanto di cappello.

Ma quello che più mi convince, poi, è la scelta della scuola dei figli. Non la scelta di una scuola  cattolica, ma che abbia scelto seguendo, ascoltando, quello che pensava la moglie. Non so se è massone − ma, poi, chi lo sa? − ma ascoltare la moglie per la scuola dei figli, è una roba cattolica. Come bere vino, cantare in coro, o costruire piazze. E io, sono contento.