Il 23 Marzo 2014 cade nel giorno in cui si festeggia la III Domenica di Quaresima. Nello stesso giorno si celebra la memoria di San Turibio de Mogrovejo e, solamente a partire dal 2001, Santa Rebecca Pierrette, canonizzata nel corso di una cerimonia solenne per volere di papa Giovanni Paolo II, il primo a dichiararla venerabile già nel 1982. Il culto di Turibio invece, si deve a Benedetto XIII, che nel 1726 ne proclamò la santità esattamente 120 anni dopo la sua morte, avvenuta nel 1606. Arcivescovo cattolico di origini spagnole, studia giurisprudenza a Salamanca, rimanendo nell’orbita della facoltà in veste di docente fino al 1571, anno in cui Filippo II lo nomina inquisitore presso la città di Granada sebbene fosse ancora laico. All’età di quarantadue anni, esattamente nel 1580, Gregorio XIII decide di inviarlo in Perù, al tempo sotto dominio spagnolo. Turibio viene nominato arcivescovo della Ciudad de Los Reyes, corrispondente all’attuale Lima, la città fondata dal conquistadores Francisco Pizarro nel 1535. L’anno successivo riceve a Siviglia la consacrazione episcopale, entrando così in possesso della sede vescovile. Inizialmente non è contento di ciò che trova sotto i suoi occhi: il Perù è controllato dai conquistadores, che spadroneggiano in lungo e in largo imponendo il culto cristiano con la violenza. In questo scenario Turibio trova la forza e la passione per esercitare il suo ministero e occuparsi di restituire la dignità perduta a una popolazione oppressa e sconvolta dai recenti accadimenti. Comincia la sua opera cercando di dare un scossa ai preti locali, vittime dei conquistadores spagnoli. In seguito forma un nuovo clero e impara lingua e abitudini del luogo per poter comunicare in modo diretto con la popolazione, umiliata dall’oppressione spagnola. La sua attività di “ri-evangelizzazione”, fondata sul rispetto e sulla considerazione dell’essere umano in quanto creatura di Dio, lo mette in cattiva luce agli occhi dei conquistadores. Viaggia continuamente recandosi in ogni angolo della sua sconfinata diocesi, fondando nella capitale il primo seminario cattolico dell’America Latina, Cura la pubblicazione di libri di preghiere e catechismi nel rispetto delle lingue parlate dal popolo e viene adorato dagli Indios per la sua umiltà. Nel corso della sua terza visita pastorale, dopo 25 anni di episcopato, si ammala di Febbre mentre si trova nella parte settentrionale del Perù. Si spegne a Saña di Giovedì Santo, accompagnato dal canto dei Salmi. San Turibio de Mogrovejo è anche il patrono dei vescovi sudamericani. Sempre il 23 Marzo, come accennato sopra, è stata introdotta da poco più di una decina d’anni la venerazione di Rebecca Pierrete. La Santa nasce in un piccolo villaggio del Metn settentrionale chiamato Himlaya nel lontano 1832. Provenendo da una regione compresa nell’attuale Libano, Rebecca riceve un nome di Battesimo arabo, corrispondente all’italiano Pierina, ovvero Boutroussyeh. Comincia la sua vita monastica nel 1853, presentandosi alla congrega delle suore consacrate al culto della Vergine, le Mariamât, meglio note come Figlie di Maria. Una volta conseguiti i voti, tre anni dopo il suo ingresso nel convento, studia per diventare maestra, insegnando catechismo fino al 1871.
Nello stesso anno entra a far parte del Monastero di San Simeone, per poi fare la professione solenne dei voti l’anno successivo. Grazie a quest’impegno riceve il nome di Rafka, tradotto nella nostra lingua come Rebecca. La nuova missione della Santa non è più l’insegnamento, ma afflitta da terribili dolori dovuti probabilmente ad un’operazione chirurgica errata, si carica della sofferenza come partecipazione terrena della Passione del Cristo. Nell’ultima parte della sua vita la suora è completamente cieca e paralitica, fiaccata dalle pene sopportate nel corso degli anni, è in grado solamente di utilizzare le mani, unica parte del corpo a non essere stata compromessa. Il 23 Marzo 1914 all’età di ottantadue anni, dopo aver dedicato la sua esistenza alla preghiera e al sacrificio nel nome del Signore, lascia la vita terrena affidando la sua anima all’intercessione della Vergine e di San Giuseppe. Le sue spoglie vengono deposte presso il cimitero del monastero in cui ha trascorso oltre quarant’anni, per poi esser trasferite all’interno della chiesa, quando nel dicembre del 1925, cominciano le inchieste sulla sua causa di Beatificazione.