Dopo quattordici mesi di reclusione nel carcere di Opera, dove sta scontando una pena di quattordici anni e due mesi (recentemente ridotta a sei anni e undici mesi), Fabrizio Corona ha risposto per iscritto ad alcune domande poste dal Corriere della Sera. Il carcere, ha detto l’ex re dei paparazzi, “mi ha salvalo la vita. Mi ha fatto tornare con i piedi per terra. È riuscito a fermare un treno in corsa perenne da anni che ultimamente aveva perso sogni, equilibri e alzato troppo l’asticella del limite. Mi ha fatto scoprire il senso della realtà, insegnato a star bene con me stesso e messo nelle condizioni di proseguire nel migliore dei modi lungo la strada della vita quando tornerò libero”. Corona non dice di essere cambiato, ma di essere “migliorato”: “Sono sempre lo stesso, il dna non lo puoi cambiare. Però sono migliorato, in tante cose. Sono più vero, più lucido e più uomo perché ho visto gente soffrire e morire, ho visto il tormento, la paura, lo sconforto, la vera solitudine e l’abbandono, ho capito cosa sono la cattiveria e la vera violenza. Tutto questo mi ha reso più forte”. Quando si trovava nel carcere di Busto Arsizio, prima di essere trasferito a Opera, l’ex fotografo dei vip spiega al Corriere della Sera di aver “inventato un portale innovativo per i detenuti, ho raccolto circa 70 mila euro per loro, ho scritto un libro, ho lavorato come portavitto e sono riuscito dal carcere a mandare avanti la mia azienda senza farla fallire e mi sono mantenuto in forma allenandomi per almeno un’ora al giorno. Ho sempre tenuto vivo il cervello e ho ripulito l’anima”. Adesso gli manca tantissimo il figlio “e mi mancano da morire le emozioni quotidiane che la vita ti dà. Qui, in parte, è come essere morti”. La prima cosa che farà al primo permesso sarà andare a scuola a prendere il figlio: “È un anno che mi immagino questa scena, e so che solo quando lo vedrò uscire mi renderò conto di quante cose ho buttato nella mia vita, quante cose ho veramente perso”.