Il problema della povertà alimentare in Italia ha raggiunto numeri davvero preoccupanti: quasi 5 milioni di persone si trovano oggi in povertà assoluta e la maggior parte di esse fatica a reperire alimenti sufficienti per sfamare sé e le proprie famiglie. Ma se nel nostro Paese la situazione è senza dubbio drammatica, nel resto d’Europa non si sta certo meglio. Gli ultimi dati diffusi dall’Eurostat indicano che oltre 125 milioni di persone all’interno dell’Unione europea – quasi il 25% della popolazione complessiva – sono a rischio povertà o esclusione sociale. Di queste, circa 50 milioni appaiono affette da gravi deprivazioni materiali ovvero impossibilitate, secondo la definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità, ad accedere a cibo qualitativamente e quantitativamente adeguato alla loro sussistenza. A essere duramente colpiti da queste dinamiche sono alcuni dei nuovi stati membri e i paesi maggiormente colpiti dalla crisi (Grecia e Spagna in testa), ma anche le economie più solide dell’Ue: Germania, Francia e Regno Unito.



Dal 2006 a oggi i tedeschi che vivono sotto la soglia di povertà sono progressivamente aumentati, passando dal 14% al 15,2% della popolazione. Rispetto al 2009, inoltre, il numero di coloro che si sono rivolti ai banchi alimentari e alle mense per i poveri per chiedere aiuto è più che raddoppiato, superando la cifra di 1,5 milioni di persone. Di fronte a questi aumenti esponenziali, le organizzazioni caritatevoli tedesche che si occupano di povertà alimentare si sono trovate impossibilitate a rispondere a tutte le richieste, e molte di esse si sono viste costrette a chiedere contributi economici alle persone aiutate per non chiudere i battenti.



Non va meglio in Francia, dove il 12,2% degli adulti – circa 6 milioni di persone – si trova in condizioni di insicurezza alimentare, principalmente a causa di problemi economico-finanziari emersi negli anni. Anche in questo caso l’aumento delle richieste di aiuto alle realtà caritatevoli è andato di pari passo con il calo delle risorse a disposizione delle organizzazioni che combattono la povertà alimentare: negli ultimi anni le donazioni a questi enti sono calate di circa l’8%.

Nel Regno Unito, invece, negli ultimi 5 anni il costo della vita è aumentato di circa il 20%, ma i salari (aumentati mediamente del 7%) sono rimasti pressoché fermi per la maggioranza della popolazione Almeno 500.000 persone, il triplo rispetto al 2012, e 20 volte in più del 2008, richiedono oggi aiuti alimentari. A essere colpito da questa nuova ondata di povertà è soprattutto il ceto medio. A indicarlo è il fatto che i banchi alimentari stanno iniziando a operare anche in aree caratterizzate da un benessere diffuso, come il centralissimo quartiere londinese di Westminster o le zone meridionali della capitale inglese. La situazione peggiore si registra tuttavia nel Nord del Paese. Nella città di Hull, ad esempio, il banco alimentare locale, che fino a quattro anni fa forniva cibo esclusivamente ai paesi in via di sviluppo, oggi mantiene l’80% degli aiuti in patria per destinarlo ai bisogni del territorio.



Di fronte a queste situazioni drammatiche, il Parlamento europeo, facendo seguito alla proposta avanzata dalla Commissione nell’ottobre 2012, la scorsa settimana ha approvato un nuovo fondo da 3,5 miliardi di euro che fino al e 2020 permetterà di aiutare le persone che in Europa soffrono quotidianamente la fame. Il Fund for European Aid to the Most Deprived (Fead) mira infatti a rispondere alle esigenze di chi si trova in situazioni di grave deprivazione materiale, garantendo l’aiuto necessario per muovere i primi passi sulla strada dell’inclusione sociale. Concretamente l’obiettivo è quello di ridurre, in linea con la strategia Europa 2020, il numero di persone che nell’Ue si trovano in situazione di povertà o a rischio di povertà ad almeno 20 milioni.

Per realizzare questo progetto ambizioso le autorità europee tenteranno di rispondere quanto più possibile alle particolari esigenze dei vari Stati membri, tentando di garantire un’ampia flessibilità nella scelta delle modalità operative da seguire. Le autorità nazionali saranno quindi in grado di scegliere, in base ai rischi e bisogni individuati nei propri paesi, il tipo di assistenza più adeguata alle necessità dei loro cittadini garantendo cibo, beni di prima necessità – come vestiti, scarpe, prodotti per l’igiene – o una combinazione di entrambi.

Per la distribuzione sui territori le autorità nazionali potranno altresì operare attraverso i canali pubblici oppure avvalersi della collaborazione di organizzazioni non governative, che avranno modo di usufruire o di risorse pre-acquistate a livello nazionale o altre forme di finanziamento necessarie a effettuare gli acquisti. Gli Stati membri avranno tuttavia l’obbligo di contribuire con un minimo del 15% di cofinanziamento nazionale ai programmi presentati alla Commissione, che dovrà un ogni caso operare una valutazione complessiva della loro fattibilità ed efficacia.

La scelta assunta dal Parlamento europeo con l’approvazione del Fead appare una buona notizia, soprattutto a fronte della recente conclusione del precedente programma contro la povertà alimentare, il Pead, terminato lo scorso dicembre. In assenza del nuovo provvedimento nelle prossime settimane le migliaia di organizzazioni che operano in Europa per contrastare le situazioni di indigenza più gravi avrebbero infatti rischiato di trovarsi senza il sostegno materiale ed economico necessario per continuare la propria opera in favore dei cittadini. Di fronte alla diminuzione delle donazioni provenienti dalla società civile e al contestuale aumento del numero di chi necessita di aiuto, la scelta dell’Unione appare quindi quanto mai puntuale.

Bruxelles garantirà risorse importanti che gli Stati membri potranno decidere di utilizzare come meglio crederanno per rispondere alle esigenze della propria popolazione, ma l’utilizzo di queste risorse dovrà essere garantito come efficace e quanto più possibile efficiente da parte delle autorità nazionali per ricevere le risorse. Per una volta il principio di sussidiarietà su cui si basa l’Unione sarà non solo rispettato, ma potrà dimostrare la propria valenza su un campo, quello della povertà alimentare, in cui occorre agire con determinazione e urgenza per evitare un ulteriore peggioramento della situazione.