Il sindaco di Londra Boris Johnson avanza una proposta, quella di togliere i figli ai genitori estremisti islamici, che di primo acchito ha il sapore di una boutade ma non lo è affatto. Trovo la dichiarazione assai condivisibile nei contenuti poiché non soltanto mira a tutelare i bambini, ma individua una serie di azioni atte a prevenire il “contagio dell’estremismo radicale islamico”. 



L’istigazione alla violenza va trattata come ogni altra forma di abuso, individuando le formule giuridiche in grado di salvaguardare i minori e impedire che vengano trasformati in futuri kamikaze.

Sicuramente, accanto al grande pericolo rappresentato dalle moschee, dove avviene anche l’addestramento degli attivisti, e da Internet, altro canale di reclutamento dimostratosi efficace e temibile, il proselitismo trova terreno assai fertile proprio all’interno delle mura domestiche. Nel caso in cui il fondamentalismo “educativo”, incompatibile con ogni forma di democrazia, venisse accertato al di là di ogni ragionevole dubbio, è legittimo pensare di predisporre tutta una serie di misure che impediscano il proliferare di fanatici dell’estremismo radicale in un contesto ideologico già viziato, come l’allontanamento forzato dalla famiglia d’origine. Ma accanto a questo rimedio estremo, un’altra considerazione va fatta. Proprio le politiche condotte dal Regno Unito, ispirate al politically correct, al rispetto delle minoranze, con l’istituzione dei tribunali sharitici dove tutto è permesso – dalla poligamia all’infibulazione, ai matrimoni forzati, alla disuguaglianza di genere – e la sostituzione del multiculturalismo con l’accettazione incondizionata di tutti i fenomeni culturali, hanno determinato un rafforzamento delle frange estremiste nel paese. 



Oggi questo passo indietro forse arriva troppo tardi; può servire però da monito agli altri paesi, tra cui anche l’Italia, a battersi contro una politica improntata a quel laissez-faire che ha sancito il fallimento del sistema democratico britannico. Invece di proporre nuovi strumenti sarebbe più opportuno rinunciare alle scuole coraniche, alle corti sharitiche e alle moschee con imam radicali, per tornare ad una lettura univoca del diritto.

D’altra parte il terrorismo è diventato quello che è diventato perché nulla è stato fatto per arginarlo entro i confini della legalità. Prima dell’11 settembre 2001, infatti, il terrorismo non era un fenomeno sconosciuto, ma sottovalutato, questo sì perché c’era un certo scettiscismo sulla sua pericolosità. In particolare, la ridotta consapevolezza della pubblica opinione sul tema specifico ha certamente contribuito alla sua incapacità di percepirlo e fronteggiarlo prima che potesse colpire al cuore del sistema. Il risultato sta oggi in un provvedimento come quello del sindaco Johnson. Il pericolo della deriva terroristica dell’integralismo nasce dalla combinazione di diversi fattori che, nel corso del tempo, sono degenerati, specie nel Regno Unito che, alle prese con gli immigrati di quarta generazione e con un diritto parallelo, sembra avere ormai le mani legate.