Tra le opere a tema religioso di Giambattista Tiepolo non si può non considerare il “Martirio di sant’Agata”, che si trova nella Basilica del Santo a Padova. L’opera venne commissionata a Tiepolo nel dicembre del 1734 è venne posta sull’altare della famiglia Buzaccarini dedicato alla santa, nel gennaio 1737. La pala fu accolta con grande entusiasmo per l’abilità con cui Tiepolo seppe rendere il tono drammatico del martirio, facendo però emerge la speranza della fede. La figure sono concatenate tra loro, ma al centro di tutto c’è Sant’Agata. La giovane donna appare sofferente, ma allo stesso tempo serena nell’accettazione del martirio: Agata apre le braccia e guarda verso l’alto dove le appare San Pietro che, con un cenno della mano destra, le indica la gloria celeste che l’aspetta. Alla destra della santa, si erga la figura statuaria e brutale del carnefice e più sotto una donna si copre il volto con la mano di fronte alla drammatica scena. Un altro martirio di Sant’ Agata è stato dipinto dal Tiepolo e tuttora si trova alla Gemäldegalerie di Berlino.



Giambattista Tiepolo, celebrato oggi da Google con un doodle nel giorno della sua nascita (il 5 marzo 1696), terminò la propria carriera artistica a Madrid, dove si spense nel 1770. Dopo aver dipinto opere che lo rendono il massimo esponente – insieme al Canaletto – del rococò italiano e arricchito con la propria mano le pareti di Palazzo Clerici (Milano), Palazzo Labia (Venezia) il castello di Würzburg (nella medesima città bavarese), Tiepolo prestò servizio, a partire dal 1761, a Carlo III di Spagna. Il re lo volle a Madrid per decorare con affreschi le sale del nuovo Palazzo Reale, le cui sale portano dunque anche la sua firma. Giunse nella capitale spagnola in compagnia dei figli Lorenzo e Giandomenico che lo coadiuvarono nella realizzazione de “L’Apoteosi della Spagna nella vasta Sala del Trono”, “L’Apoteosi di Enea nella sala degli Alabardieri e “la Grandezza della monarchia spagnola nell’Anticamera della regina. I lavori durarono complessivamente 6 anni.



“Giambattista Tiepolo è l’ultimo grande artista che l’Italia abbia regalato all’Europa”, dice Giuseppe Frangi, storico ed esperto d’arte, intervenuto in esclusiva per ilsussidiario.net “prima del grande buco nero dell’ottocento e il ritorno di un’arte italiana importante con il futurismo del novecento”. “Tiepolo” dice ancora Frangi, “rappresenta l’ultimo sussulto della grandezza di Venezia, che lui riporta, duecento anni dopo, allo splendore dell’arte del cinquecento, e questo in un periodo storico nel quale Venezia aveva ormai perso quasi del tutto la sua egemonia sui mari e sul commercio”. Non solo: “Tiepolo ha una dimensione europea, ed è forse la sua caratteristica più importante, capace come fu di lavorare in mezza Europa. In questo senso i suoi affreschi nella Residenza di Würzburg dove egli affrescò la Sala Imperiale e lo scalone principale della residenza, sono il suo massimo vertice espressivo. Si tratta di un’immensa opera pittorica di enorme valore e di estrema difficoltà nella realizzazione”. “Si tratta” spiega ancora Frangi, ” di un’opera straordinariamente veneziana in tutti i sensi, una pittura molto libera capace di esprimere una sorta di gioia e di ricchezza tutte veneziane anche se Venezia non era più così. Tiepolo è l’ultimo dei veneziani a cantare la gloria della sua città”. Infine, conclude Frangi, “Tiepolo è un artista molto moderno anche se i soggetti sono tradizionali. Nel dipingere i suoi affreschi come quello tedesco ma abbiamo esempi anche a Milano come Palazzo Clerici, egli dipinge consapevole di dare un ruolo al visitatore che non è solo spettatore, fissa cioè immobile un’opera d’arte, ma  deve muoversi per capire tutto il senso dell’affresco: comunque egli si gira diventa il protagonista del dipinto”.



Nel 1760 a Giambattista Tiepolo venne commissionato l’affresco del salone di Villa Pisani a Stra, l’ultimo grande lavoro eseguito in Italia. L’aspetto più particolare dell’affresco “Apoteosi della famiglia Pisani” è che a essere esaltati non sono i fondatori o i personaggi illustri del casato, ma i membri viventi – all’epoca – della famiglia Pisani. La Villa venne costruita a partire dal 1721 su progetto di Gerolamo Frigimelica e Francesco Maria Preti per la famiglia veneziana dei Pisani di Santo Stefano. Al suo interno, oltre all’affresco di Tiepolo, sono visibili opere di Giambattista Crosato, Giuseppe Zais, Jacopo Guarana, Giovanni Carlo Bevilacqua, Francesco Simonini, Jacopo Amigoni e Andrea Urbani. La villa ha ospitato anche Napoleone Bonaparte che nel 1807 la acquistò dalla famiglia Pisani – ormai in bancarotta – per il viceré d’Italia Eugenio di Beauharnais. Nel 1814 la villa passò agli Asburgo, diventando una sede di rappresentanza. Molti sovrani hanno usufruito della villa come luogo di villeggiatura: da Carlo IV di Spagna allo zar Alessandro I, a Ferdinando II di Borbone, re di Napoli. Dopo l’annessione del Veneto al regno d’Italia, nel 1866, Villa Pisani divenne proprietà dello Stato, e nel 1884 è diventata un museo. Nel 1934 i saloni della villa hanno ospitato il primo incontro ufficiale tra  Benito Mussolini e Adolf Hitler.

5 marzo 1696. È la data di nascita di Giambattista Tiepolo, pittore e incisore protagonista di primissimo piano del rococò italiano. Ma cos’è il rococò? Dopo l’esperienza del barocco – che coprì l’intero XVII secolo – agli albori del XVIII si sviluppò in Francia lo stile ornamentale del roccocò. Nasce (sotto il regno di Luigi XV) come arte decorativa e di arredamento per gli interni, elaborando motivi e tratti già presenti nel (tardo) barocco, dal quale però si distingue per la delicatezza, la grazia e la luminosità. Il rococò presenta grande eleganza e sfarzosità di forme (ondulate, ramificate) e arabeschi floreali. Il perché del nome? La parola rococò deriva dal termine francese “rocaille”, utilizzata per indicare un tipo di decorazione eseguita con pietre, rocce e conchiglie. Per quanto riguarda prettamente il rococò italiano, i massimi esponenti  nel campo dell’architettura furono Filippo Juvarra (architetto di di Casa Savoia), e Luigi Vanvitelli (alla corte dei per i Borbone di Napoli). Per quanto riguarda invece la pittura, i maggiori interpreti del rococò vi furono gli artisti veneziano quali Giambattista Tiepolo, Canaletto e Francesco Guardi. Infine, nel campo della scultura bisogna ricordare Giacomo Serpotta.

Altra grande opera del Giambattista Tiepolo è, senza dubbio, “Il banchetto di Cleopatra”. Realizzato con la tecnica dell’olio su tela nel 1743-44, misura 249 x 346 centimentri ed è attualmente custodito, dal 1932, alla National Gallery of Victoria, a Melbourne. Il dipinto, realizzato dal Tiepolo per un determinato committente, fu poi acquistata (proprio nel 1744) dall’Algarotti, che la destinò alla Galleria Reale di Dresda, prima di arrivare nelle mani di Caterina II di Russia.  Il “Banchetto di Cleopatra” è fra le opere più celebri del Tiepolo, giustamente molto apprezzata: si pensa poi che fu proprio l’Algarotti (incisore e studioso di arte orientale) a influenzarne la totalità e le scelte cromatiche di un Tiepolo sempre aperto ad accogliere i consigli per allargare la propria fantasia figurativa. In merito, la stesura cromatica, per la sua bellezza  ed eleganza del tratto, ricorda quella del “Mecenate presenta le Arti ad Augusto” (1745) il cui stile è pressoché identico.

 

Una delle più celebre opere di Giambattista Tiepolo – massimo esponente italiano, insieme a Canaletto, del rococò – è il Ritratto di Antonio Riccobono. Il dipinto, un olio su tela (120 per 90 centimetri) è stato realizzato nel 1745 circa, è attualmente custodito a Rovigo, alla Pinacoteca dell’Accademia dei Concordi e del Seminario (che, secondo gli esperti di storia dell’arte, commissionò l’opera). La grande maestria del Tiepolo nella realizzazione del ritratto di Riccomobo si evidenzia nell’umanità con la quale decide di pervadere la figura e il volto del signore. Di grandissimo pregio la stesura cromatica che presenta una connubio tra una materia opulenta e colore sfrangiato dalla decisa e rapida pennellata.

Giambattista Tiepolo, pittore e incisore a cui oggi Google rende omaggio, è nato a Venezia il 5 marzo del 1696. Suo padre era Domenico Tiepolo, “mercante di negozi da nave”, mentre sua madre Orsetta Marangon. La morte del padre, avvenuta il 10 marzo dell’anno successivo, lascerà la famiglia in profonde difficoltà economiche. Il 21 novembre dello stesso anno sposa Maria Cecilia Guardi, sorella dei pittori Francesco Guardi e Giovanni Antonio Guardi. Da lei avrà dieci figli, tra cui Giandomenico e Lorenzo Baldissera che diventeranno suoi assistenti. La coppia vivrà fino al 1734 a San Francesco della Vigna, nei pressi di Palazzo Contarini. Il figlio Giandomenico, suo futuro collaboratore, nasce nel 1727, mentre nel 1736 nasce Lorenzo. E’ nel 1761 che Carlo III di Spagna chiama Tiepolo a Madrid per decorare con affreschi le sale del nuovo Palazzo Reale. Il pittore parte il 31 marzo 1762 accompagnato dai figli Lorenzo e Giandomenico, con i quali arriva a Madrid il 4 giugno e risiede in Plaza de San Martín. Muore improvvisamente il 27 marzo 1770 nella capitale spagnola e verrà sepolto nella chiesa di San Martin, poi andata distrutta. Proprio per questo i resti del grande artista sono andati perduti.

Il pittore e incisore italiano a cui oggi Google rende omaggio è Giambattista Piepolo, noto per aver utilizzato la cosiddetta tecnica della quadratura nei soffitti realizzati presso la Ca’ Rezzonico, uno dei più famosi palazzi di Venezia, e negli affreschi realizzati presso le sale del nuovo Palazzo Reale di Madrid, dove Tiepolo venne chiamato nel 1761 da Carlo III di Spagna. La quadratura, insieme al cosiddetto “sotto in su”, è una tecnica che fa parte della pittura illusionistica, un genere pittorico che contraddistingue in particolar modo il Rinascimento, il Barocco e il Rococò. Gli artisti erano soliti utilizzare effetti spaziali, quali il trompe l’oeil e la prospettiva, per creare l’illusione di uno spazio tridimensionale dal punto di vista dello spettatore, realizzato però su una superficie piatta, semicurva o curva. In Italia la scuola principale di quadraturisti fu quella di Bologna, inaugurata da Girolamo Curti e i suoi allievi e collaboratori Agostino Mitelli e Angelo Michele Colonna. Con l’affresco del salone del primo piano della villa Baglioni a Massanzago, Tiepolo inizia la collaborazione con il pittore di quadrature Gerolamo Mengozzi detto il Colonna, che negli anni successivi dipingerà per l’artista gran parte delle decorazioni a finte architetture che inquadrano i suoi affreschi.

La maggior parte delle opere di Giambattista Tiepolo, sicuramente le sue più conosciute, sono i grandi affreschi che decorano chiese e palazzi nobiliari. Tra questi va segnalato senz’altro uno dei suoi primi lavori, l’affresco per la cappella del Santissimo Sacramento nel duomo di Udine, risalente al 1726, così come anche quello per il Palazzo Patriarcale sempre di Udine. Sono infatti opere che annunciano la sua capacità di imbastire straordinarie composizioni molto complesse e ardite. Con queste opere ottiene la notorietà che lo porterà ad affrescare il Palazzo Labia e la Ca’ Rezzonico d Venezia ad esempio. Ma tra le sue opere più affascinanti ricordiamo gli affreschi per la residenza di di Karl Philipp von Greiffenklau, a Würzburg, le Storie di Federico Barbarossa che risalgono al periodo 1750-53. Altre opere che vanno sicuramente citate sono quelle all’interno della chiesa di Sant’Alvise e nella scuola dei Carmini a Venezia, così come gli affreschi di Villa Pisani a Stra, eseguiti intorno al 1760 e infine gli affreschi delle sale del nuovo Palazzo Reale di Madrid, che lo terranno occupato sino alla morte.

Giambattista Tiepolo è – senza dubbio – uno dei maggiori artisti italiani. Basti pensare al fatto che con ogni probabilità abbia influenzato nell’ultima parte della sua vita in Spagna anche Goya, certo si avrà un’idea della sua grandezza. Uniamo un artista di tale levatura alla voglia di stupire, anche visivamente, di Google e il gioco è fatto. Oggi, 5 Marzo 2014, infatti, è il 318 anniversario della nascita di Giambattista Tiepolo, e forse Big G poteva lasciarsi scappare l’occasione di calare il suo Doodle nel pieno del settecento veneziano? Magari spiazzando tutti, compresi gli estimatori di Tiepolo, celebrandolo in un anniversario non “tondo”? La risposta è nella linearità e nell’imponenza del logo dedicato proprio a Giambattista Tiepolo e che posiamo ammirare solo in alcuni paesi europei. Lo stile di Tiepolo nel logo di Google richiama diverse opere in cui il pittore veneziano, spesso decoratore di interni, si è cimentato in particolare dipingendo i soffitti. Lo spazio si innalza nel dono della prospettiva celeste sottolineato da nubi e angeli che spiccano nel vuoto, come figure mitologiche, come Apollo per esempio, mostrano armonia e giochi prospettici semplicemente meravigliosi. Il tutto con tratti puliti e decisi che lasciano all’architettura (vera e propria o disegnata) i fronzoli più “barocchi” e alle figura linearità anche di significato allegorico che sapeva mischiare in modo elegante sacro e profano. In particolare il logo di Google ricorda l’allegoria nuziale di Giambattista Tiepolo Affresco eseguito a soffitto nell’ononima Sala dell’Allegoria nuziale nell’inverno del 1757 da Giambattista Tiepolo in Ca’ Rezzonico in collaborazione col figlio Giandomenico e un altro pittore. Contro un cielo luminosissimo che si apre al di là della finta balaustra, quattro impetuosi cavalli bianchi trainano il carro di Apollo, su cui hanno trovato posto gli sposi preceduti da Cupido bendato e attorniati da figure allegoriche. Tra di esse la Fama, le tre Grazie e la Sapienza. O il Pegaso nel celebre Genio su Pegaso mette in fuga il Tempo. O la caduta degli angeli ribelli. Insomma spazio, leggerezza, gravità e linearità di Giambattista Tiepolo sono tutte da riscoprire, e anche il 318 anniversario della nascita è in fondo una buona occasione per conoscerlo meglio. Per questo vi terremo compagnia per tutta la giornata con informazioni e curiosità sul noto artista veneziano e le opere da lui realizzate o che ha ispirato.