Caro Matteo Renzi,
la “osservo” da qualche anno e ho cominciato ad apprezzare le sue “battute” da quando affermò, da sindaco di Firenze, di desiderare una città senza suv – soprattutto in centro – ma con tanti passeggini. Capii che non era affatto sprovveduto e anzi dimostrava lungimiranza. Ma non immaginavo che sarebbe riuscito a diventare, nel giro di pochi anni, il presidente del Consiglio di un Paese che aveva sempre relegato la scuola all’ultimo posto tra le immancabili priorità.
Fortunatamente mi sbagliavo e la conferma l’ho avuta ieri, ascoltandola senza preconcetti mentre incontrava i ragazzi della scuola di Siracusa, la sua seconda da premier. Scelta oculata quella di dichiarare palesemente che “qualsiasi messaggio sui social non vale la bellezza di un abbraccio fisico”. La citazione, estrapolata da un contesto comunicativo caloroso e quasi confidenziale tra lei i bambini, mi è parsa degna di nota soprattutto se si considera che i ragazzi di oggi, come quelli di sempre, hanno un vero e proprio desiderio di sinceri “abbracci” adulti, di qualcuno che guardi loro negli occhi, unici e irripetibili sguardi di chi ti accetta per come sei.
Anche lei, come la maggior parte degli insegnanti appassionati e silenziosamente dediti al loro prezioso lavoro quotidiano, ha colto ciò che nessun social network potrà mai garantire. È per questo motivo che il ricorso all’e-learning, tanto sbandierato anni or sono dai deliranti politici di turno come la strada maestra per diminuire l’onere di lavoro dei docenti di ogni ordine e grado, mi aveva lasciata allibita. Preferisco calare un velo pietoso sulla risposta all’interrogazione parlamentare del 2004 (n. 2-00942) relativa alle richieste di azioni politiche di contrasto all’emergere del disagio mentale professionale (Dmp) di sempre più numerosi docenti. La soluzione proposta, del tutto sganciata dalla realtà, era l’e-learning.
Il vuoto non è stato colmato, la solitudine dei ragazzi è pericolosamente cresciuta e a quella degli insegnanti pochi hanno dato adeguato ascolto. Rifugiarsi in internet non è un sano rimedio alla solitudine e studiare col tablet può servire a patto che nessuno si perda per strada, smarrisca se stesso, navighi senza meta. Parrebbe lapalissiano, ma chi meglio di lei poteva affermarlo?
Ora occorre proseguire sulla strada intrapresa: non demorda e colmi il vuoto politico che abbiamo dovuto sopportare per troppi anni. Scommetto che sono i suoi figli i veri ispiratori della sua performance così spavalda e diretta al cuore dell’interlocutore: lo studente, questo sconosciuto, che d’ora in poi scoprirà di avere compagni di banco magari non amici in Facebook, ma in carne e ossa. I nostri pen friends erano molto più reali e conoscevano ciò che nessun altro sapeva di noi. E farà bene a farsi sentire nel caso avesse qualche problema con la decenza e la sicurezza della sua scuola. Le scriveranno, come da lei segnalato al seguente indirizzo: [email protected] Restiamo in attesa della sua prossima dichiarazione a braccio. Quale sarà la fortunata scuola?