Sabato e domenica scorsi, 549 gazebo hanno raccolto in Veneto oltre 100 mila firme a richiesta del referendum sull’indipendenza. Qualche giorno prima erano stati presentati i risultati di un sondaggio realizzato dall’Istituto Ixè di Roberto Weber circa “l’opinione dei veneti rispetto all’indipendenza territoriale”. I risultati emersi sono sorprendenti, in quanto testimoniano l’esplosione del consenso attorno all’idea della Nuova Repubblica Veneta: gli elettori veneti che hanno dichiarato di votare “sì” sono addirittura il 64,38%, lasciando i contrari molto indietro, al 35,62%. La forchetta percentuale tra favorevoli e contrari sarebbe di quasi 2 elettori veneti su 3 che propendono per il sì e per la prima volta con una crescita sostanziosa anche tra gli elettori di sinistra (favorevoli al 40% tra i votanti).



Il dato conferma una grande crescita di consenso per l’indipendenza del Veneto, se consideriamo che gli ultimi sondaggi scientifici sul tema vedevano percentuali favorevoli del 53,3% a gennaio 2012 (sondaggio pubblicato dal Gazzettino) e del 56,7% a dicembre 2012 (sondaggio pubblicato da Gruppo Espresso Local).

La stessa richiesta è promossa in Lombardia dal comitato Color44 (Comitato Lombardo Risoluzione 44). Il 20 febbraio, la Provincia di Milano ha votato favorevolmente sulla mozione di CoLoR44 che prevede l’indizione da parte delle Istituzioni Regionali di un referendum sull’indipendenza della Lombardia. La Provincia di Milano si è quindi espressa a favore del diritto dei cittadini milanesi e lombardi di poter essere consultati sullo status del territorio in cui vivono, un territorio che sotto l’amministrazione italiana è privato ogni anno di circa 60 miliardi di euro. La Provincia di Milano, grazie al voto del 20 febbraio, è diventata la quarta Provincia lombarda ad approvare il percorso indicato da CoLoR44, dopo Brescia, Lecco e Monza e Brianza, insieme a ben 18 Amministrazioni Comunali.



I grandi media italiani continuano a ignorare cosa sta succedendo, nonostante il silenzio, anche in Lombardia si procede – a fianco di Veneti, Scozzesi e Catalani – su un cammino che ha un unico esito: l’autodeterminazione e la creazione di uno Stato lombardo.

L’Europa sta cambiando a grande velocità e dopo l’età degli Stati nazionali stanno riemergendo comunità locali che rivendicano il pieno diritto ad autodeterminarsi e a dare vita a istituzioni indipendenti. Nello stesso Regno Unito, il premier David Cameron interpellerà il suo popolo attraverso un referendum sull’uscita dalla Ue, che metta quantomeno in discussione la pretesa sacralità dell’Unione. L’uscita dei britannici potrebbe favorire un’Europa ancora più unita, come del resto è anche possibile che altri seguano la strada di Londra e che – assieme a svizzeri e norvegesi – prenda corpo una seconda Europa, strutturata sul mercato e non sulla burocrazia.



Le norme internazionali riguardanti il diritto di autodeterminazione consentono a una comunità di decidere per via democratica, e il referendum lo è, se restare all’interno di uno Stato o crearne uno nuovo. Nella storia dell’Occidente, l’avvento degli Stati nazionali è stato accompagnato da grandi difficoltà interne e da terribili guerre. I casi di Veneto, Lombardia, Catalogna, Scozia, Fiandre e Regno Unito, chiedono un’Europa che lasci spazio a nuove entità statali. Quale futuro per l’Unione europea?