Il 13 aprile la Chiesa Cattolica ricorda Sant’Ermenegildo, membro della famiglia reale visigota, fautore della conversione al cattolicesimo della Spagna e martirizzato nel corso del sesto secolo. Il padre di Ermenegildo era il re dei Visigoti Leovigildo (nato 525, regnante 569-586), uno dei principali condottieri del sesto secolo, che lottò strenuamente contro i Bizantini per riconquistar loro la parte sud-orientale della Penisola Iberica. Ermenegildo nacque intorno all’anno 564 a Medina Del Campo, residenza secondaria dei re Visigoti. Primogenito di Leovigildo e di sua moglie Teodosia – di chiare origini bizantine – Ermenegildo venne educato sin dai primi anni della sua vita per succedere al padre sul trono visigoto.



Nel 573, suo padre, che sino a quel momento regnava con il fratello Liuva, divenne l’unico re dei Visigoti. In quella data, Ermenegildo venne nominato duca di Toledo. Nell’anno 579, Ermenegildo sposò Ingunda, figlia di Sigeberto I di Austrasia. Ingunda era una fervente fedele cattolica, Ermenegildo al contrario era ariano come la grandissima maggioranza del suo popolo.
Ingunda, per la sua fede, influenzò profondamente il giovane Ermenegildo. Il padre, per evitare conflitti con il figlio, lo allontanò da Toledo, nominandolo governatore della Betica, la lontana e povera provincia di frontiera il cui capoluogo era Siviglia.



A Siviglia, Ermenegildo si trovò in un ambiente particolare: lontano dalla corte di Toledo, il giovane principe ebbe modo di conoscere approfonditamente i dettami della fede cattolica, rendendosi conto dei profondi errori dell’arianesimo. Ermenegildo, sotto l’influenza di San Leandro e della mogie Ingunda, si convertì al cattolicesimo, rendendosi protagonista di una forte opera di proselitismo in tutta la Betica.

La notizia della conversione al cattolicesimo di Ermenegildo fece sì che numerose città della Betica si sollevassero contro l’ariano Leovigildo e proclamassero re il loro governatore.
Nonostante la ferma condanna dell’alto clero di Ermenegildo – definito un usurpatore dalle più importanti cariche religiose dell’epoca – il giovane principe accettò la corona reale offertagli dai ribelli, contando anche sugli stretti rapporti intrattenuti con i bizantini situati nel sud della Spagna e con gli Svevi della Galizia. Leovigildo tentò di far tornare il figlio alla fede ariana, alternando lusinghe e minacce, ma senza ottenere nessun tipo di esito.



Sfruttando anche le campagne militari di Leovigildo contro i Baschi, nel 581 Ermenegildo ottenne il controllo anche di Merida e Caceres. Nel 582-583, Leovigildo decise di metter fine alla ribellione di Ermenegildo. Prima sottopose i cattolici nei suoi domini a violente persecuzioni, poi marciò verso Siviglia e, dopo aver corrotto i Bizantini alleati di Ermenegildo, gli inflisse una pesantissima sconfitta.

Ermenegildo, abbandonato anche dai suoi alleati Svevi, nel 584 si arrese. L’anno successivo il giovane principe venne trasferito, in catene, a Valencia e quindi a Tarragona. Nonostante la prigionia, le umiliazioni e le privazioni, la fede cattolica di Ermenegildo non vacillò mai. Al contrario, la sua convinzione si rinforzò.  Nel 585, in occasione della Pasqua, il duca Sigeberto, governatore di Tarragona, gli inviò un vescovo ariano affinché lo facesse abiurare e lo riportasse all’obbedienza ariana. Di fronte al rifiuto di Ermenegildo, Sigeberto andò su tutte le furie e lo fece decapitare. Era il 13 aprile del 585.

L’anno successivo, Recaredo, fratello di Ermenegildo, salì al trono e vendicò il fratello facendo giustiziare il suo assassino Sigeberto. Recaredo, profondamente legato al fratello maggiore nonostante la sua ribellione al padre, non appena salito al trono si convertì al cattolicesimo, divenendo il primo monarca spagnolo a essere cattolico. Nel 1586, nel millenario del suo martirio, il re Filippo II di Spagna proclamò il 13 aprile festa nazionale, con l’autorizzazione del pontefice.
Nel 1814, Ferdinando VII istituì l’ordine di San Ermenegildo, una prestigiosa decorazione militare con cui premiare i più valorosi soldati spagnoli.

Sant’Ermenegildo è il patrono di Siviglia, il capoluogo dell’Andalusia, uno dei centri più importanti dell’intera Penisola Iberica. L’opera di Sant’Ermenegildo è considerata unanimemente come determinante per far sì che la Spagna abbracciasse il cattolicesimo e per permettere agli iberici di mantenere intatta la loro fede nonostante i quasi sette secoli di presenza mussulmana (711-1492), convertendosi in una delle nazioni guida dell’Europa Moderna.