Raccontano una saggezza antica, le innumerevoli specialità con cui nel nostro paese si è soliti festeggiare la Pasqua.
Dal sud, dove la Campania mette in campo la squisita pastiera e il casatiello, la Puglia il formidabile agnello di marzapane e la Sicilia l’irresistibile cassata. Al centro dove in Abruzzo sulle tavole fa bella mostra di sé il fiadone e in Lazio la pigna dolce. Al nord, con il nord est che cala la pinza triestina e il nord ovest la ligure torta Pasqualina.
Non c’è regione, comune, perfino borgo, che per questo giorno non abbia inventato un piatto. Detto che tra le ghiottonerie che più vanno per la maggiore, e che hanno maggiore diffusione, c’è certo l’uovo di cioccolato, che però riscuote successo soprattutto tra i più piccoli. Non v’è dubbio che ci sia solo un dolce che non teme la concorrenza. Perché capace di unire tutta l’Italia. È la colomba pasquale, la golosità simbolo della pace per eccellenza. Detto che sul mercato se ne trovano tipologie di produzione industriale più che valide.
Il fascino di quelle artigianali, era ed è sempre immutato. Da chi acquistarla? Non si sbaglia a scegliere quella della Pasticceria Martesana (tel. 0266986634) di Milano, della famiglia Santoro, dove opera quel Davide Comaschi che ha conquistato poco tempo fa il prestigioso titolo di campione del mondo di pasticceria. Si va sul sicuro, sempre in Lombardia, rivolgendosi al trio di pasticceri che hanno fatto la storia della pasta lievitata del nostro paese, ovvero Achille Zoia che è titolare della Boutique del dolce (tel. 0396049251) di Concorezzo, Comi (tel. 0399241274) di Missaglia e Iginio Massari (tel. 030392586) di Brescia, titolare della Pasticceria Veneto e da tutti considerato il “re” dei pasticceri d’Italia. Tra gli altri, in Veneto, di grande qualità quella di Perbellini (0457135899) a Isola Rizza e di Loison (tel. 0444557844) di Costabissara (Vi).E che dire della colomba al mandarino di Fiasconaro (0921 – 671231) a Castelbuono, in Sicilia? Cosa bere con la colomba pasquale? Il vino forse più adatto è il Moscato d’Asti, che, di bassa gradazione alcolica e profumato, regala un sorso finale leggero e rinfrescante.
Tra i top, “La Caudrina” di Romani Dogliotti di Castiglione Tinella, il “Canè” di Marco Bianco di Santo Stefano Belbo ed il “Vigna Vecchia” di Cà d’Gal di Santo Stefano Belbo. Una chicca? È abbinamento pieno di fascino con il Vino Santo trentino. Figlio del vitigno autoctono Nosiola, che ha zona di elezione nella Valle dei Laghi, questo autentico gioiello enoico nasce da uve appassite per oltre cinque o sei mesi fino alla Settimana Santa (da cui il nome). Di colore giallo ambrato, con profumo intenso di datteri, uvetta e fichi secchi, al palato ha gusto dolce, fresco, di sorprendente armonia e lunga persistenza. Tra i migliori assaggiati in questi giorni, affascinanti il Trentino Vino Santo di Francesco Poli di Vezzano (Tn), il Trentino Vino Santo Arele di Pravis di Lasino (Tn) ed il Trentino Vino Santo di Gino Pedrotti di Cavedine (Tn)