Nella giornata del 18 aprile, si ricordaSant’Antusa di Costantinopoli. La santa, nata a Costantinopoli intorno al 750, era figlia dell’imperatore Costantino V Copronimo e di Irene, la sua terza moglie. I genitori vollero chiamarla Antusa per rendere omaggio alla santa originaria della provincia romana dell’Onoriade, che portava lo stesso nome: quest’ultima, che aveva subito l’oppressione dettata dalla furia iconoclasta dell’epoca, a causa della fondazione di numerosi conventi, aveva predetto che l’imperatrice Irene avrebbe dato alla luce due gemelli. Così fu: Antusa ebbe infatti un fratello gemello di nome Leone. Ben presto, però, l’imperatrice Irene morì, e i due gemelli rimasero soli col padre. Negli anni in cui Antusa era un’adolescente, a Costantinopoli, così come in tutto l’Impero, cominciò a diffondersi una violento sentimento iconoclasta, anche in seguito all’esito del Concilio di Costantinopoli V che, considerando eretica l’adorazione delle immagini, l’aveva espressamente vietata. Inoltre, anche un grande numero di monaci dovettero scontrarsi con le idee del padre della giovanetta: le persecuzioni che l’imperatore mise in atto nei confronti dei religiosi sono all’origine del soprannome Copronimo, che deriva dalla parola greca “kópros”, sterco, e che gli venne affibbiato dai suoi nemici. Antusa non fu assolutamente d’accordo con le idee perseguite da Costantino V, e per tale ragione prese la decisione di non sposarsi per poter consacrare la sua esistenza interamente a Dio: la santa si spogliò dei suoi averi per farne dono agli indigenti, e cominciò a costruire luoghi di culto e a dedicarsi all’attività di riscatto degli schiavi. Alla morte di Costantino V Copronimo, gli successe il figlio, Leone IV, fratello di Antusa. Quando questi morì, nel 780, la santa rifiutò anche la proposta che le era stata fatta dalla moglie del fratello, che riguardava l’eventualità di collaborare con lei nella gestione del regno, una volta che questa, alla morte del marito, si ritrovò a divenire reggente del figlio, Costantino VI, troppo piccolo per regnare. Antusa preferì continuare a percorrere la strada che aveva intrapreso, fatta non solo di preghiera e di assistenza ai poveri e alle vedove, ma anche di educazione degli orfani, che faceva studiare utilizzando il denaro al quale aveva scelto di rinunciare. Antusa prese i voti nel 784, e venne consacrata da Tarasio, il patriarca di Costantinopoli, nel monastero della Concordia della stessa città. Qui trascorse, tra umili occupazioni, meditazione e preghiera, gli ultimi anni della sua esistenza terrena, che terminò il 18 aprile dell’anno 801. Una particolarità riguardante il culto di Sant’Antusa di Costantinopoli, è il fatto che, mentre la chiesa orientale la venera come una martire, non avviene così nella tradizione religiosa occidentale: infatti, il suo nome non figura nel martirologio latino. Anche i cristiani delle chiese orientali sono soliti ricordarla nella giornata del 18 aprile.