Adoro Adriano Celentano. Ieri ha mandato al Fatto Quotidiano un articolone dei suoi. E’ il solito stile del molleggiato, sincero, arruffone, ingenuo, retorico, profondo. C’è dentro di tutto: Fabrizio Corona, l’essenza di Dio, il nucleare giapponese, i magistrati ingiusti, la santità del Papa, i mixer audio da installare a San Pietro, la botanica del Paradiso, la resurrezione di Lazzaro (a proposito, Betania è in Giudea, non in Galilea). Ma che gli vuoi dire a uno cosi? Che vuoi dire a uno un po’ genio (o, che è lo stesso, un po’ matto, di quella pazzia da elogiare)? Sentite “Azzurro” cantata da Paolo Conte, che pure è un gigante e per di più l’ha scritta, e sentitela cantata da Adriano e capite perché il nostro ha una marcia in più di tutti i professionisti, di tutti gli esperti, di tutti noi.



Non so se ne sia consapevole, ma tra parole da lui scritte ci sono spunti vertiginosi. Così – tra cose che non ho titolo per commentare e a parte qualche maiuscoletto strano – eccolo buttare lì la questione del rapporto tra giustizia e bontà divina. “Dio prima di essere infinitamente giusto è infinitamente buono”. Il cuore della Teodicea cattolica! Più in là immagina che Padre Pio si possa lamentare con l’onnipotente, nel caso in cui gli venisse in mente di mettergli Hitler come vicino di Paradiso (sic!). Di seguito, senza scomporsi, lancia il tema del rapporto tra essenza e potenza divina. La questione in sintesi sarebbe: può l’onnipotenza di Dio consentirgli di trasgredire le leggi da Lui stesso fondate? “Neppure Dio – dice il cantante – può tradire l’essenza della sua natura”.



Siamo sul terreno delle grandi dispute teologiche: San Tommaso (“Dio non può fare le cose che non può volere”, Contra Gentiles, II, XXV, 4) il volontarismo di Ockham, le Meditationes di Cartesio e il problema delle verità necessarie eccetera. Andiamo avanti e incontriamo due frasi folgoranti, riferite a Gesù: “Come può essere bugiardo colui che guarisce gli infermi, ridà la vista ai ciechi, resuscita i morti?”. E poi: “Gesù ha detto di essere Figlio di Dio. Ma se non fosse vero (ndr Lui lo avrebbe saputo e allora…) perché morire per una bugia così grande?”. Ecco detta con disarmante naturalezza un’evidenza cristallina. La prova esperienziale della verità. Viene in mente Pascal: “Io credo solo alle storie i cui testimoni sono pronti a farsi sgozzare” (Pensées, n. 397).



Il re degli ignoranti è qui al livello del filosofo, principe degli apologeti. Bello. Ma infine voglio citare la frase più interessante: “Quando l’umile Bergoglio parla di Gesù lo fa con una tale passione che ce lo fa sentire vicino, semplice, amichevole”. Qui Adrianone dimostra di aver capito davvero il Papa, il perché la gente lo segue, il perché dei grandi gesti di questa Settimana Santa: la chiave di lettura di questo pontificato non è il pauperismo, né l’anticurialismo, né la continuità o discontinuità con Ratzinger. E’ indicare Gesù come sola chiave di volta della vita. La “pancia” di Adriano sente bene, sta nel giusto. Oltre al coeur un po’ di ratio in più non si disprezzerebbe, per garantire stabilità nel tempo. Ma dati i tempi, come inizio, va già bene così.