Surrexit Christus, spes mea!

Scimus Christum surrexisse a mortuis vere!

Cristo, mia speranza, è risorto!

Sì, ne siamo certi: Cristo davvero è risorto dai morti!

L’annuncio della Pasqua è l’annuncio di una pace possibile, di una riconciliazione attuata, l’annuncio di un bene più grande del male, non una utopia rimandata a in futuro ignoto, ma una speranza che già si attua nella realtà presente: “Pace a voi” (cfr. Gv 20,19.21) sono le prime parole di Gesù da risorto ai suoi. “Ricevete la mia pace, non come la dà il mondo” (cfr. Gv 14,27) aveva detto Gesù ai suoi alla fine prima di essere portato alla morte infamante della Croce, affermando così che questa pace in Cristo Risorto vince la paura.



Ora questa pace e questa bontà che vincono la paura sono possibili proprio perché Cristo è risorto ed è presente in mezzo a noi. Con questa coscienza durante tutta la Quaresima abbiamo pregato per la riconciliazione e la pace delle nostre comunità e dei nostri popoli e Paesi di Russia e Ucraina. Lo abbiamo chiesto coscienti che solo Cristo – Cristo Risorto! – può cambiare e di fatto cambia il cuore dell’uomo e i rapporti tra gli uomini, perché Cristo morto e risorto trasfigura il cuore del mondo.



Per noi la preghiera è memoria di Cristo presente, non una fuga dal mondo, una fuga dai problemi, dal reale. Non è una mera consolazione, come se ci aspettassimo che magicamente il problemi non ci toccheranno più, ma proprio l’opportunità di mettersi di fronte ai problemi con la prospettiva – unica! – di risolverli, cioè di portali alla loro realizzazione approssimativamente più consona al loro destino.

Senza questa prospettiva, che ci dà la preghiera, la nostra visione resta ultimamente frammentaria, noi non riusciamo a costruire nuovi e stabili rapporti tra noi: noi non saremo in grado di costruire una nuova civiltà basata sulla verità e sull’amore. Per questo la nostra preghiera si è fatta invocazione “di essere liberati dall’egoismo, di essere difesi dal fatto che non prevalga l’odio nei nostri rapporti, di non essere attaccati a un pregiudizio più che alla verità, di vincere il male, senza necessariamente vedere nell’altro che ha uno sguardo diverso dal nostro un nemico, di non impedire all’altro diverso da noi che possa fare il suo cammino di conversione a Dio, di essere conservati dalla menzogna che affonda la pace, e di donarci l’audacia di vivere nella verità”.



La Pasqua di Resurrezione ci spinge ad essere annunciatori di questa possibile pace e riconciliazione al pensiero che uno è morto ed è Risorto per tutti affinché tutti vivano per Lui. 

L’accadimento della Pasqua ci renda “cristofori”, umili e certi portatori dell’annuncio che Cristo è risorto, attraverso la testimonianza dell’essere noi toccati e stupiti dal Suo tenero e misericordioso sguardo su di noi.

Così quando saluteremo il nostro fratello con il consueto saluto pasquale “Cristo è risorto!” noi porteremo in quello spazio di rapporto redento da Cristo il segno tangibile di una pace e di una bontà che si incontrano in Cristo risorto. E ugualmente rispondendo al saluto pasquale con le parole “Cristo è veramente risorto!” noi offriremo al nostro fratello la condivisione di quella pace e di quella bontà nei rapporti che sperimentiamo in Cristo risorto e presente tra noi.