Nella giornata del 21 aprile 2014, oltre alla ricorrenza, quest’anno, del Lunedì dell’Angelo, la Chiesa Cattolica celebra la memoria di Sant’Anselmo d’Aosta. Anselmo nacque intorno al 1033 ad Aosta, appunto, in una nobile e ricca famiglia piemontese. Fin da bambino ebbe una certa predilezione per la religione e ricercò sempre il contatto con Dio. La sua educazione fu ben presto affidata a un parente che, non comprendendo la nobiltà d’animo del ragazzino, gli riservò un comportamento molto freddo e distaccato, tanto da provocare in lui una grave ipocondria. La madre, a questo punto lo affidò, dopo una lenta e delicata guarigione, ai benedettini di Aosta. A soli quindici anni Anselmo sentiva già il forte desiderio di diventare monaco, ma suo padre glielo impedì. Dopo la morte della madre e attratto dagli averi del padre, Anselmo si allontanò dalla sua vocazione e si dedicò alla vita mondana, fino ad abbandonare la famiglia insieme ad un servo. Il giovane intraprese un lungo viaggio che lo portò tra la Borgogna e la Francia centrale. Giunto in Normandia, volle visitare l’abbazia del Bec e il priore Lanfranco di Pavia, famosissimo per la sua vasta cultura. Anselmo rimase al fianco dell’abate inizialmente come semplice allievo e, successivamente, quando Lanfranco si rese conto delle sue immense doti, come assistente all’insegnamento. In questo periodo in Anselmo rinacque il desiderio di indossare l’abito monacale. Nel 1060, infatti, entrò in seminario e dopo tre anni di osservanza divenne addirittura il successore di Lanfranco stesso. Gli impegni che derivavano dalla sua carica non lo allontanarono da Dio e dalle Sacre Scritture, che cercò di approfondire sempre di più studiando notte e giorno, senza sosta. Il suo monastero, in breve tempo, divenne un vero e proprio centro di diffusione culturale e un polo attrattivo di studiosi e scienziati.Quando, il 26 agosto 1078, morì l’abate Herluin, i confratelli riconobbero proprio in Anselmo la figura del suo successore. Riprese anche i suoi rapporti con l’abate Lanfranco, che nel frattempo, era stato nominato arcivescovo di Canterbury. Grazie a questo legame, Anselmo ebbe la possibilità di curare alcuni monasteri inglesi e di farsi conoscere anche nell’ambiente nobile di Londra. Nel 1076 avvenne la pubblicazione del “Monologion”, uno scritto che il santo si impegnò a redigere per soddisfare il bisogno dei monaci di conoscere la vera essenza di Dio. Grazie a questa opera Anselmo poté godere di una fama ancora maggiore in Italia e nel resto dell’Europa. In Inghilterra, in particolare, era così amato che il 6 marzo 1093 fu eletto egli stesso arcivescovo di Canterbury, al posto del defunto Lanfranco, dal re Guglielmo II il Rosso. Sotto questa veste Anselmo iniziò un vero e proprio tentativo di riforma da applicare a una chiesa, quella inglese, che non versava in buone acque. In quel periodo, infatti, la simonia, la decadenza e la limitazione della libertà di pensiero religioso da parte del sovrano costituirono non pochi problemi per l’autorità religiosa. Anselmo si impegnò a proseguire la riforma iniziata da Gregorio VII ma, nel 1095, questo tentativo sfociò in un conflitto a proposito del riconoscimento del papa Urbano II. Fermo nelle sue idee, Anselmo ebbe un incontro personale con il Papa, il quale lo accolse con estrema cordialità, invitandolo anche al Concilio di Bari. In quell’occasione il Santo si dimostrò un abile oratore nel sostenere le tesi dei latini, tanto che, nel 1099, venne convocato nuovamente a Roma e prese parte al sinodo durante il quale si discusse delle simonie, del concubinato dei chierici e della rivestitura laica. Si spostò poi a Lione, dove scontò una sorta di esilio, non ricevendo dal re il permesso di rientrare in sede.



Nel 1100, come successore a Guglielmo, salì al trono il fratello Enrico che gli accordò il permesso di tornare con l’intenzione di averlo tra i suoi sostenitori. Il re, tuttavia, non era disposto a rinunciare al suo potere sulla Chiesa. Anselmo, perciò, nel 1103 venne esiliato di nuovo a Roma. Dopo lunghe discussioni tra Enrico e il nuovo papa Pasquale II, il re rinunciò ai suoi poteri spirituali e, nel 1106, Sant’Anselmo poté tornare nuovamente in sede, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita. Morì nel 1109, il 21 aprile, giorno in cui viene ancora ricordato nella Chiesa Cattolica.

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