A quasi sei mesi di distanza, si inizia a fare luce sulla morte del piccolo Mirò, il bimbo di due anni deceduto nell’ottobre del 2013 in un’abitazione a Bargagli, in provincia di Genova. Tramite l’inchiesta, portata avanti dai carabinieri in forza al nucleo investigativo e coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica di Genova Alberto Lari, è stato possibile appurare che il bambino è morto a causa di una “incongrua assunzione di sostanze stupefacenti”, probabilmente metadone che si utilizza per la disintossicazione di chi fa uso di droghe. Come riporta oggi il Secolo XIX, il farmaco era stato prescritto ai due genitori tossicodipendenti i quali lo avrebbero poi usato sul piccolo perché piangeva troppo e per farlo smettere di “fare i capricci”. Mirò è morto di overdose tra le braccia della madre che aveva tentato di rianimarlo dopo averlo trovato esanime nel letto. Adesso i due genitori risultano indagati e il fratellino minore di Mirò è stato affidato a una struttura protetta su ordine di un giudice del tribunale dei Minori.



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