In concomitanza con l’ormai prossima canonizzazione di Giovanni Paolo II, rispunta l’uomo che il 13 maggio 1981 cercò di ucciderlo, il turco Ali Agca. In una lunga intervista concessa all’agenzia Ansa, Agca dice di non essere per nulla pentito per aver sparato al papa, ma per un motivo importante: ritiene infatti che quel gesto faceva parte di un piano divino, quel giorno Dio ha operato un miracolo in piazza San Pietro, ha detto. Per capirlo però ci ha messo diversi anni perché quel 13 maggio lui desiderava realmente uccidere Wojtyla: tutto quello che è accaduto quel giorno, aggiunge, era stato pianificato e attuato dal sistema divino. Aggiunge anche un riferimento a Fatima: “La Madonna di Fatima era stata una semplice messaggera che non sapeva il senso ultimo del miracolo e messaggio di Fatima” anche se, aggiunge, “il vero senso religioso del mio attentato al Papa ed il mistero della Madonna di Fatima necessitano ulteriori spiegazioni”. Fu Dio a portarlo in piazza San Pietro, spiega e non satana e i suoi demoni come molti, dice, credono in Vaticano. Agca parla anche del caso Emanuela Orlandi, in qualche modo legato al suo tentativo di omicidio, dicendo che i servizi segreti di alcuni paesi occidentali sanno benissimo che la donna si trova ancora oggi “nelle mani del governo vaticano”, ospite, dice, di un convento di clausura e papa Francesco se vuole può farla liberare. Tornando a Giovanni Paolo II dice che l’incontro con lui in carcere è stato il momento più bello della sua vita: “Come ha detto il Papa stesso quel incontro storico era un miracolo deciso da Dio. Mi ha colpito la sincerità ed onestà del Papa polacco. Era un uomo che aveva un amore sincero e disinteressato”. Il papa polacco, conclude, è un modello di bontà, onestà e sincerità che tutti dobbiamo imitare.



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