Moltissimi anni fa, un amico mi regalò un libro di Thornton Wilder, Il ponte di San Luis Rey. Non glie ne sarò mai abbastanza grato. Il libro racconta di un ponte sospeso sulla strada maestra fra Lima e Cuzco, che improvvisamente cede, procurando la morte dei cinque passanti che lo stavano attraversando. «San Luigi di Francia in persona lo proteggeva, con la chiesetta di argilla posta sull’altra sponda»; e la tragedia avvenuta a dispetto di una così alta protezione non manca di suscitare inquietudine e sgomento. Così che nella mente di un timido francescano, Frate Ginepro, si insinua una domanda: «Perché è toccato a quei cinque?»; e avvia una sua personale indagine.
Scopre che Doña Maria, marchesa di Montemayor, ha scritto due giorni prima una lettera meravigliosa, in cui si riconcilia con la figlia dopo una vita di incomprensioni. Scopre che Esteban era stato sul punto di suicidarsi, e aveva intrapreso il viaggio per Lima per comperare un regalo per la suora che si era presa cura di lui. Scopre che lo zio Pio, dopo essersi preso cura per una vita di un’orfana che poi aveva avuto successo come attrice, poi era stata l’amante di personaggi importanti, poi era rimasta sfigurata, ora stava conducendo a Lima con sé il figlio di costei. Eccetera. Insomma, poco a poco scopre che, in un modo o nell’altro, la morte non ha colto quei cinque in un istante qualsiasi, come per un caso o un capriccio; ma in un momento in cui, ciascuno a suo modo, ciascuno era pronto per essere abbracciato dalla misericordia di Dio.
Ecco, questo libro mi è tornato alla mente – una volta di più – leggendo della morte di Marco Gusmini, 21 anni, schiacciato innocente nientemeno che dal crocifisso eretto in onore di Karol Wojtyla, santo dopodomani. Certo, è un romanzo. Certo, ci saranno anche, forse, le responsabilità dell’architetto, dell’ingegnere, di questo e di quell’altro. Ma la questione decisiva è comunque quella che pone Wilder nel libro: «Alcuni sostengono che per gli dèi noi siamo come le mosche uccise dai bambini nelle giornate estive. Altri dicono che perfino i passeri non perdono una penna senza che il dito di Dio si muova per farla cadere». Chi ci dice che Marco Gusmini, 21 anni, innocente, non fosse pronto per il grande abbraccio col Dio che lo ha creato, e che sta al termine della vita sua come di ciascuno di noi?