Il santo del giorno festeggiato dalla Chiesa Cattolica il 5 aprile è Vincenzo Ferrer, sacerdote valenziano vissuto a cavallo tra XIV e XV secolo. Nato nel 1350 in una famiglia di nobile lignaggio, fu iniziato agli studi nell’Ordine Domenicano, arrivando a insegnare teologia a Valencia a meno di trent’anni.  Vincenzo, caro amico del legato pontificio aragonese De Luna, destinato a diventare papa Benedetto XIII, si ritrovò allo Scisma d’ Occidente, all’investitura di De Luna come papa avignonese dopo Clemente VII, a diventare confessore papale e penitenziere apostolico. Quando Carlo VI di Francia iniziò l’assedio di Avignone, Vincenzo venne colpito da una grave malattia: la repentina guarigione lo convinse che il rapido risanamento del suo organismo fosse dovuto all’intervento divino e che il suo destino fosse quello di battersi contro l’Anticristo, ragion per cui i suoi sermoni divennero sempre più potenti e veementi, e lui stesso cominciò nelle pubbliche orazioni a presentarsi come l’angelo dell’Apocalisse. Quello che negli anni lo rese famosissimo in patria (e non) fu che, pur svolgendo le proprie orazioni in valenziano, Ferrer riusciva a farsi comprendere da tutti, particolarità che all’epoca fu attribuita all’intervento dello Spirito Santo. Pur dedicandosi ai viaggi e alle orazioni, in particolare nella penisola Iberica, Vincenzo Ferrer fu uno dei veri protagonisti della ricucitura dello Scisma, Si adoperò, infatti, con tutte le sue forze per ricucire lo strappo tra Roma e Avignone. Dopo aver cercato di fa rinunciare i due papi insigniti della carica a vantaggio di una nuova elezione a Roma, senza però riuscirci, decise di appoggiare la sottrazione dell’obbedienza al papa di Avignone da parte dei regnanti di Aragona, e fui lui stesso incaricato di diffonderne la decisione. Ma questo abbandono dell’amico Benedetto XIII, sebbene dettato da grande riflessione, ne minò i rapporti con la casata regnante, tanto che rifiutò più di un invito da parte dei reali e preferì riprendere i suoi viaggi come predicatore, ai quali si dedicò poi per tutta la vita. Negli ultimi anni prima di spegnersi, nei suoi lunghi viaggi, Vincenzo Ferrer fu però sempre più ossessionato dalla figura dell’ Anticristo, del quale continuò fino alla fine a ritenersi il nemico eletto, e della sua esistenza cercò di continuo testimonianze e prove. Negli ultimi anni credette di averne trovate a sufficienza da poter dichiarare senza dubbio alcuno che l’Anticristo sarebbe nato nel 1402, e per questa ragione si dedicò a tale ricerca con maggiore fervore. Si spense il 5 aprile 1419 a Vannes, in Bretagna. Ed è proprio nella sua cattedrale intitolata a San Pietro che sono tuttora custodite le sue spoglie, ancora meta di pellegrinaggi dei fedeli a lui devoti. Santificato già nell’alto medioevo, a poche decine di anni dalla morte, San Vincenzo Ferrer conta moltissimi devoti, soprattutto tra i domenicani.



La grande quantità di miracoli che gli si attribuiscono, dalla guarigione dei malati all’aver portato la pioggia necessaria ai raccolti in periodi di siccità, ha fatto sì che venga tuttora considerato il protettore di tante diverse situazioni. Ed è invece per la sua lotta alla figura dell’Anticristo che viene spesso raffigurato con le sembianze di un angelo dell’apocalisse, alato e con una tromba. Per tutto il XIX secolo, San Vincenzo Ferrer è stato omaggiato con una rappresentazione annuale nel paese di Gesualdo, in provincia di Avellino, in Campania: la cerimonia prevedeva un confronto tra un bambino vestito da angelo, che rappresentava proprio il santo, ed un adulo vestito da Diavolo, che, inevitabilmente, soccombeva. Storicamente non è ancora chiara questa devozione del piccolo paese campano per il santo valenziano: nella memoria popolare, questa ebbe inizio quando un gruppo di spagnoli passarono per Gesualdo portando con sé una statua di Ferrer. Sembra che la statua fosse talmente bella che l’intero paese se ne innamorò, adottando il Santo e dando così inizio al tanto longevo culto.

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