Due eventi hanno stimolato le mie giornate dal 22 aprile ad oggi. L’Earth Day e i vent’anni dalla morte di Ayrton Senna.
A questi poi si è aggiunto lo spettacolo indegno della finale di Coppa Italia che, ancora una volta, ha fatto emergere discussioni e riflessioni sullo sport nazionale, il calcio, che da tanti anni ormai si trova a dover coniugare spettacolo sportivo e violenza, senza che questo binomio venga mai scisso. Alla fine, tuttavia, mi sembra di poter dire che ci sia un sottile filo rosso che lega questi accadimenti.
La necessità di riportare cultura ed educazione all’interno della nostra società. E, ancora una volta, credo che sia importante partire dai giovani. Da coloro che saranno chiamati domani o dopodomani a prendere in mano le redini di questo Paese, auspicabilmente per migliorarlo. E allora, mi piace riportare il pensiero di due grandi uomini, entrambi scomparsi rispettivamente da dieci e venti anni che, in modi completamente diversi e con caratteri differenti hanno lasciato un segno profondo nel mondo dello sport, della cultura, della tavola.
Mi riferisco a Luigi Veronelli e al già menzionato Ayrton Senna. “Solo oggi – scrive Veronelli in Ex Vinis, n.43, ottobre/novembre 1998 – più che settantenne, vedo con chiarezza: il potere ha utilizzato, con un vero e proprio capovolgimento dei propositi, ciò che era nei nostri sogni. Anziché far l’uomo più libero con il progresso, la scienza, la macchina, la cultura ecc., renderne più rapido e sicuro l’asservimento. Ogni scoperta ed ogni invenzione – nate tutte (oso credere) dal proposito di essere vantaggiose all’uomo – sono state deviate ed utilizzate, contro l’uomo….
In modo più spettacolare e continuo, i mass-media, le pubbliche relazioni, le promozioni e la pubblicità. Ad ogni ora del giorno, persuasori tutt’altro che occulti, esaltano ciò che dovrebbe civilmente essere condannato. Fanno consumare le stesse cose in ogni angolo del mondo, costringono a consumi non necessari anche i più poveri, impongono alimenti geneticamente manipolati di cui si ignorano gli effetti a tempo lungo sull’organismo umano (…) ed annullano il mutare delle stagioni… Nei fatti si rischia che la terra non basti agli uomini, perché l’industria e l’agricoltura industrializzata stanno desertificando e avvelenando i terreni con la ricerca, senza limiti, del profitto.
La tragedia del genere umano sta per giungere al suo compimento, proprio con la desertificazione, il degrado, la reale morte della terra. E’ la terra la madre di ciascuno di noi, la terra singola, la terra da cui siamo nati, la terra che camminiamo, la terra su cui ci adagiamo, (…) la terra su cui facciamo l’amore”.
Credo di non sbagliare dicendo che queste parole potrebbero essere il manifesto perenne dell’Earth Day, nel loro esprimere il valore di cultura e coltura che, come ricorda Veronelli, hanno significativamente etimologia comune. E grande fiducia Veronelli nutre nei giovani. Coloro che possono essere i “catalizzatori della riscossa”, sovvertendo un sistema che evidenzia ogni giorno di più i suoi limiti. “Giovani – esclama con forza Veronelli – ponetevi in modo critico di fronte al progetto di globalizzazione (…) Progetto che implica il ritorno di ciascuno che non abbia capitale alla schiavitù”. E il collegamento con Senna, il leggendario campione di Formula Uno di cui tanto si è parlato in questi giorni, è proprio legato al tema della morale.
“A un ragazzo che comincia – afferma Ayrton in Senna Vero di Carlo Cavicchi – direi: sii sincero. Se lo fai per denaro o per metterti in mostra, abbandona. Se sarai bravo il denaro verrà in seguito, ma per prima cosa devi essere certo della tua passione. Impara dagli altri, ma cerca di essere tu il tuo migliore insegnante. Infine cerca di restare sempre onesto”. Ecco allora le parole chiave: sincerità, onestà, fiducia. Ripartendo dai valori e dall’uomo, probabilmente non avremmo bisogno di celebrare una giornata della Terra una volta all’anno, ma tramuteremmo questa consapevolezza nei nostri comportamenti quotidiani in tema di uso intelligente delle risorse, di valorizzazione del territorio ma anche, e soprattutto, di rispetto dell’altro. E in questo caso mi riferisco, ovviamente, alla violenza di cui siamo stati spettatori recentemente e per l’ennesima volta in una serata che doveva essere festa dello sport e dei principi che lo ispirano e che diventano leggendari, quando non epici, quando sono interpretati da un campione che li spinge al limite, pagando il prezzo più alto, quello della sua vita come accaduto a Senna.
“Ho lavorato, mi sono impegnato, ho stretto i denti perché volevo comunque farcela” ricorda Senna. “Assunzione di responsabilità – fa da contraltare Veronelli – , rifiuto della violenza, rispetto dell’altro, disobbedienza (alle leggi inique, ndr), massima espressione dell’ordine, sono i principi cui ho cercato di attenermi in ogni mia azione e iniziativa, ben conscio che la libertà altrui è l’unica, possibile garanzia della propria”. Sono passati pochi anni da quando questi due grandi uomini se ne sono andati. E la loro grandezza risuona ancora nella modernità ed estrema attualità delle loro parole e del loro modo di viverle.
La parola ai giovani, adesso.