L’11 maggio la Chiesa cattolica ricorda e celebra la memoria di San Fabio. Di lui si sa che nacque a Nicomedia, ma non è noto l’anno. Fino ad oggi, tutto ciò che si conosce circa la sua esistenza lo si deve alla Passio Sancti Anithimi: il santo, infatti, era un devoto discepolo di Sant’Antimo, e le informazioni sulla sua vita sono arrivate a noi assieme a quelle di diversi altri santi, così come quelle riguardanti il suo martirio, che sarebbe avvenuto assieme a quello dei santi Fiorenzo, Sisinnio, Dioclezio, Basso e Massimo. Le informazioni bibliografiche desunte dalla suddetta Passio, che molti ritennero essere uno scritto dalle caratteristiche alquanto leggendarie, ci parlano di come Faltonio Piniano, proconsole dell’Asia Minore che svolse il suo ufficio sul finire del III secolo, avesse al suo fianco Cheremone, che svolgeva il ruolo di consigliere, e che sembrava avere una grande avversione per la gente di fede cristiana. Sant’Antimo e i suoi seguaci cominciarono ad essere perseguitati per causa sua, quando riferirono di alcune affermazioni fatte dal consigliere che, a detta loro, aveva minacciato di annientarli, e con loro anche il credo a cui questi si rifacevano. Cheremone morì mentre camminava col suo cocchio per una strada di Nicomedia, e Piniano cominciò a pensare che la sua morte potesse essere un castigo per aver perseguitato i cristiani. Questo pensiero cominciò a non dargli tregua, e ad angustiarlo al punto tale da indurlo a una malattia che neanche i dottori sembravano essere in grado di far scomparire. Attratta dalla nuova religione, la moglie Licinia parlò ad Antimo, e questi le promise di svelargli come risanare il proconsole, nel caso in cui avesse liberato lui e i suoi discepoli. Licinia, naturalmente, accettò, e si sentì dire che per Piniano, l’unica speranza sarebbe stata quella di convertirsi al cristianesimo. Il proconsole acconsentì, divenendo in seguito un fervente seguace della sua nuova religione, prendendo poi il battesimo assieme agli altri membri della sua famiglia. Faltonio Piniano dovette poi recarsi a Roma, più o meno nell’anno 303, e chiese a Sant’Antimo e ai suoi discepoli, tra cui Fabio, di seguirlo nella capitale. Quando però cominciò a diffondersi la notizia che il proconsole aveva fatto giungere a Roma dei cristiani, Piniano allontanò dalla città i suoi amici, cercando così di preservarli dai pericoli. Fabio arrivò dunque fino a Curi, una città sabina da cui intraprese una grande opera di diffusione della religione cristiana, affiancato dai suoi compagni. In seguito all’opera di evangelizzazione da lui svolta, Fabio morì per ordine del console, che lo fece torturare e poi decapitare sulla via Salaria, nell’anno 305. Mentre, in genere, la memoria del martire è fissata nella giornata dell’11 maggio, nella città di Vienna, dove sono custodite, dalle Carmelitane Scalze, quelle che dovrebbero essere le sue reliquie, il santo viene ricordato il 27 maggio.