Il 12 maggio la Chiesa cattolica celebra San Germano, patriarca di Costantinopoli, una figura a cui papa Benedetto XVI ha dedicato ampio spazio nella sua catechesi edita nel 2009. Germano è celebre per i suoi scritti dottrinali e per la sua difesa della pura fede nel momento in cui nell’Impero Romano d’Oriente imperversavano le eresie monotelite ed iconoclaste. Il santo nacque a Costantinopoli nel 633 o 634 in una nobile famiglia, in cui il padre, Eraclito, ricopriva la carica di senatore. In seguito, nel 641, l’uomo cadde in disgrazia e venne decapitato perché sospettato di aver fatto parte di una congiura contro l’imperatore Costantino III, mentre il piccolo Germano venne evirato. Avviato alla religione con l’attività di chierico, ricevette poi l’ordinazione e divenne uno dei sacerdoti della basilica di Santa Sofia. Non si conosce nulla di più della sua vita, fino al periodo del Concilio di Costantinopoli (680-681), quando il religioso si schierò apertamente contro l’eresia monotelita di Sergio. Anni dopo, nel 692, Germano fu uno dei promotori del Sinodo, quello detto Trullano, in cui venivano ribadite ancor più con forza le teorie espresse nel concilio. Probabilmente, proprio in seguito a questa sua presa di posizione ferma contro le eresie, fu motivo della sua nomina a vescovo di Cizico, città turca il cui nome odierno è Kapidagi. Nel 715 venne poi scelto per ricoprire la carica di Patriarca di Costantinopoli e il suo primo atto fu quello di convocare nuovamente un sinodo per rigettare in toto le teorie monotelite, che intanto avevano preso piede in diverse aree del’impero e avevano anche ricevuto l’approvazione del’imperatore. Dieci anni dopo Germano si ritrovò nuovamente a combattere un’eresia e questa volta si trovò a doversi scontrare proprio con l’imperatore, Leone III Isaurico che aveva emanato l’ordine di distruggere tutte le immagini sacre, poiché aveva aderito alla teoria iconoclasta. Germano si oppose fermamente e per cinque anni, nonostante l’età ormai molto avanzata, si batté contro gli iconoclasti, chiedendo anche l’aiuto del papa. La lotta tra i cattolici ortodossi e i sostenitori dell’iconoclastia tormentò l’Impero d’Oriente per oltre un secolo, ma Germano nel 730 fu costretto dal’imperatore a lasciare la sua carica di patriarca e ritirarsi a vita privata a Platanion, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita, prima di spegnersi, quasi centenario, nel 732. Durante tutta la sua vita Germano scrisse, dedicandosi a opere di carattere teologico e dottrinale, tra cui trattati, omelie e lettere, ma gran parte di esse furono distrutte per ordine dell’imperatore. Tra ciò che è giunto fino a noi, meritano una citazione quattro lettere che si riferiscono alla sua lotta contro l’iconoclastia e che sono dette Dogmatiche e le sue omelie mariane. Germano fu un grande stimatore della figura di Maria, forse uno dei più grandi in assoluto e, anche in tempi recenti, i papi hanno fatto spesso riferimento ai suoi scritti dedicati alla madre di Gesù.