Un flusso migratorio che non si ferma più, quantificabile in migliaia quasi ogni giorno. L’Italia è allo stremo, mentre si registrano sempre più disastri, l’ultimo ancora ieri con il naufragio di un barcone al largo delle coste libiche diretto a Lampedusa. La Guardia costiera avrebbe recuperato 14 morti. Proprio da una Libia in stato di caos dopo la caduta di Gheddafi sembra oggi partire il numero più consistente di imbarcazioni. E oltre ai soliti migranti provenienti da varie zone africane, negli ultimi mesi si sono aggiunti anche i disperati della Siria, sfuggiti alla guerra per trovare morte nel Mediterraneo. Per Gian Carlo Blangiardo, intervistato da ilsussidiario.net, è evidente che di fronte a una nuova emergenza che potrà diventare incontenibile in breve tempo, si devono cambiare le strategie in atto fino a oggi: “Premettendo che ogni iniziativa che salvi vite umane è benvenuta, operazioni come Mare Nostrum hanno portato più spese che benefici. L’Europa deve accettare il fatto che i nuovi migranti usano l’Italia solo come punto di arrivo per andare altrove, la Convenzione di Dublino ha dunque fallito nel suo scopo”.



Siamo davanti a una nuova emergenza migratoria, con numeri superiori al passato e con nuove stragi di migranti. La Libia sembra giocare un ruolo preponderante. 

Non ne sono sorpreso. Già ai tempi di Gheddafi era chiaro che dietro queste persone c’erano dei flussi consistenti provenienti da altre parti che allora erano l’Africa subsahariana. Oggi sono coinvolte nuove aree ad est, persone che fuggono dalla Siria o anche dalla Palestina, da realtà insomma fortemente problematiche.



Un flusso che diventa sempre più consistente…

Il punto delicato di cui noi dobbiamo renderci conto è che il serbatoio che alimenta questi flussi è costituito da milioni di persone. Il problema dell’accoglienza o della gestione di queste persone è dunque molto complesso e richiede molte energie e risorse. 

Parlando di risorse, la Lega Nord critica l’operazione Mare Nostrum chiedendo che venga sospesa. Lei che idea ha di questa operazione?

Innanzitutto qualunque iniziativa che vada incontro a persone in difficoltà è chiaro che è encomiabile. Il problema è quando si analizzano costi e benefici di queste operazioni.



Ad esempio, nel caso di Mare Nostrum?

Al di là del fatto che salvare una vita umana è fondamentale, bisogna però farsi anche un’altra domanda. Nel momento in cui una operazione che ha dei costi elevati sottrae allo stesso tempo risorse usabili in maniera diversa, che cosa ne facciamo? E’ giusto andare avanti?

Ci spieghi meglio perché ritiene che Mare Nostrum non funziona come dovrebbe.

La mia impressione è che al di là di tanta buona volontà e di nobili tentativi, questo tipo di operazioni non abbiano ottenuto ciò che ci sarebbe piaciuto ottenere. Dunque qualche ripensamento che cerchi di ottimizzare le risorse e migliorare i risultati a mio parere è necessario. Non vuol dire che bisogna abbandonare chi è nel bisogno, ma chiediamoci se si possa fare di meglio o di più con la consapevolezza che non possiamo certo fare tutto quello che vogliamo fare.

 

L’Italia anche nell’era Renzi sembra sempre abbandonata dall’Europa di fronte a questa emergenza, è così?

Renzi ci ha abituati a tante proposte alcune delle quali assolutamente interessanti. Ma il punto è, al di là dei buoni propositi, cosa si può ottenere. L’Italia è e resterà al centro del problema. Se guardiamo ai grandi conti fatti dal ministero dell’Interno in questi anni, vedremo che abbiamo speso molto e ottenuto poco.

 

Che cosa suggerisce?

Ripeto, le risorse messe in campo da Alfano non sono certo poche, l’Europa poi ci ha dato anche una mano, ma chiunque si chiami Renzi o si chiami in altro modo deve essere in grado di ottenere maggior contributo dall’Europa. Vediamo di portare a casa qualcosa, il problema è serio ed è un problema che continua a crescere, lo vediamo dai dati statistici di questi mesi.

 

E’ interessante anche notare come ultimamente, lo abbiamo visto nelle numerose fughe dai campi di accoglienza, i migranti non vogliano restare in Italia ma andare altrove. Che cosa suggerisce questo fenomeno?

Recentemente come università (di Milano-Bicocca, ndr) abbiamo fatto uno studio per conto del comune di Milano sul caso dei siriani giunti nel capoluogo lombardo. Milano ha dato un’ottima dimostrazione di saper andare loro incontro, però abbiamo a che fare in gran parte dei casi con persone che sono a Milano ma vorrebbero essere a Stoccolma. Sognano la Germania, la Norvegia, la Danimarca.

 

L’Italia come punto di passaggio, l’Europa come punto di arrivo, ma l’Europa ci chiude spesso e volentieri le porte in faccia.

Il progetto di queste persone nel loro percorso migratorio per cui hanno fatto un sacco di sacrifici e patito sforzi enormi non è di finire in Italia ma di andare in un altro Paese. Allora l’Europa deve capire che siamo solo il punto di passaggio di gente che vuole andare altrove. Decidiamo prima dei punti di partenza, stabiliamo il concetto di accoglienza e poi parliamo della distribuzione sul territorio europeo. La norma della Convenzione di Dublino che si è occupata di questo non funziona più e ne abbiamo la dimostrazione evidente.