Parlando davanti ai nuovi ambasciatori accreditati oggi in Vaticano, Papa Francesco nel suo saluto ha voluto ricordare il dramma dell’immigrazione. Persone, ha detto, che lasciano le loro terre per fuggire dalla fame e dalle violenze, storie che ci fanno piangere e vergognare: “esseri umani, nostri fratelli e sorelle, figli di Dio che, spinti anch’essi dalla volontà di vivere e lavorare in pace, affrontano viaggi massacranti e subiscono ricatti, torture, soprusi di ogni genere, per finire a volte a morire nel deserto o in fondo al mare” ha detto. Non basta limitarsi a rincorrere le emergenze, ha detto ancora, siamo davanti a un fenomeno epocale per ampiezza e carattere: bisogna “affrontarlo con uno sguardo politico serio e responsabile, che coinvolga tutti i livelli: globale, continentale, di macro-regioni, di rapporti tra nazioni, fino al livello nazionale e locale”. Un fenomeno, ha detto infine, che si osserva da due angolature opposte, quello dell’immane sofferenza e quello delle storie di accoglienza, famiglie che sono uscite da realtà disumane e che hanno ritrovato dignità, libertà e sicurezza.



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