Il successo del cubo di Rubrik ha dato vita a competizioni internazionali per vedere chi riesce a risolvere il rompicapo nel minor tempo possibile. E’ nato così lo “speedcubing”, intraducibile in italiano, più o meno “velocità di cubicizzare”, velocità nel risolvere il rompicapo del cubo. Scopo è infatti risolvere il rompicapo del minor tempo possibile. E’ nata anche una federazione sportiva mondiale che ne regola lo svolgimento, la World Cube Association. Ecco come si svolgono le gare. Appositi giudici utilizzano algoritmi di scrambler generati al computer per scomporre il cubo; si utilizza un time ufficiale, lo StackMat Timer con pad sensibili al tatto che misurano il tempo intercorso tra il rilascio e la pressione sugli stessi. Ci sono diverse discipline di gara. Lo Speedsolving; la risoluzione con una mano; la risoluzione bendato; la risoluzione con i piedi; la risoluzione con il minor numero di mosse ;la risoluzione di altri rompicapi. Ecco tutti i record. Christian Kaserer italiano nel 2011 ha ottenuto lo 00’00″69 nel 2x2x2; l’olandese Mats Valk h ottenuto lo 00’05″55 nel 3X3X3 il tedesco Sebastian Weyer ha ottenuto lo 00’26″44 nel 4X4X4; l’australiano Feliks Zemdges ha ottenuto lo 00’51″09 nel 5X5X5; l’americano Kevin Hays ha ottenuto lo 01’49″46 nel 6x6x6; il cinese Lin Chen ha ottenuto lo 01’49″46 nel 7x7x7; Bàlint Bodor ungherese ha ottenuto lo 00’47″82 nel Megaminx; Oscar Roth Andersen danese h ottenuto lo 00’01″36 nel Pyraminx; l’italiano Andrea Santambrogio ha ottenuto lo 00’07″41 nello Sqaure-1; il cinese Sam Zhixiao Wang ha ottenuto lo 00’05″27 nel Eubik’s Clock; Felix Zemdges ha ottenuto lo 00’09″03 nel 3x3xe3 con una mano; Fakhri Raihaan ha ottenuto lo 00’27″93 nel 3x3x3 con i piedi; Marcel Endry ha ottenuto lo 00’26″36 nel 3x3x3 bendato; sempre lui ha ottenuto lo 02’30″62 nel 4x4x4 bendato e lo 06’44″77 nel 5x5x5 bendato: Marcin Kowalczyk ha ottenuto il 33/37 in 54’21 nel 3x3x3 multiplo bendato; Tomoaki Okayama ha risolto in 2 mosse il 3x3x3 nel minor numero di mosse.



Esistono diversi metodi per risolvere il Cubo di Rubik. Il più intuitivo è quello definito “a strati” che, come suggerisce il nome, consiste nella risoluzione strato per strato. E’ senza dubbio uno dei modi più semplici per riportare tutti i cubetti alla loro posizione originale, ma è anche uno dei più lenti e per questo non molto adatto allo “speedcubing”, cioè in quelle competizioni in cui il tempo sul cronometro è tutto. Il punto di partenza di questo metodo è la cosiddetta “croce” che dovrà essere formata dalla parte centrale di una faccia e gli spigoli adiacenti ad essa, tenendo conto che lo spigolo deve essere allineato sopra la corrispettiva faccia. Dopo aver fatto la croce, bisogna portare gli angoli sulla faccia dove è stata fatta la croce per completarla: dopo aver completato tutti e quattro gli angoli si avrà la prima faccia completata e anche il primo strato. Il passaggio successivo riguarda il secondo strato che coinvolge le quattro facce laterali e che per la prima volta ci pone di fronte a un algoritmo, cioè un movimento determinato che serve a posizionare un determinato spigolo nella sua posizione (nei passaggi precedenti si andava invece a intuito). Il secondo strato comprende il quadratino centrale di una faccia e per completarlo bisogna posizionare gli spigoli in quello stato. Infine bisogna completare il cubo, ma è il passaggio più difficile perché in alcuni casi possono esserci anche quattro algoritmi e anche perché è il passaggio più lungo (clicca qui per vedere tutte le soluzioni del Cubo di Rubik). Ci sono poi altri metodi per risolvere il Cubo di Rubik: c’è il cosiddetto metodo Petrus che consta di 7 fasi, oppure il metodo Fridrich che è il più veloce e quindi il più utilizzato dagli speedcuber professionisti (ma comporta la memorizzazione di 78 algoritmi solo per l’ultimo strato).



Lo straordinario film La ricerca della felicità ha reso famoso anche a Hollywood il regista italiano Gabriele Muccino anche grazie alla incredibile performance come protagonista dell’attore Will Smith. Un film drammatico e da lacrime che ha reso il cinema italiano di nuovo famoso in tutto il mondo. Nel film c’è anche una scena dove il protagonista Chris Gardner (interpretato proprio da Will Smith) umilia il suo capo che in macchina sta cercando di impressionarlo risolvendo il cubo di Rubik ma senza riuscirci. Will Smith lo prende in mano e in circa un minuto lo lascia a bocca aperta, restituendogli il cubo di Rubik perfettamente risolto.



Il cubo di Rubik compie oggi 40 anni. Il celebre rompicapo è stato ideato nel 1974 dal professore di architettura e scultore ungherese Erno Rubik, il quale lo chiamò inizialmente Magic Cube (Cubo magico). Il nome che utilizziamo ancora oggi venne invece ideato dalla Ideal Toys, un’azienda di giocattoli che lo commercializzò nel 1980. Era la primavera del 1974 quando Rubik mise a punto il suo primo cubo che non era stato creato a scopi ludici ma puramente matematici. L’iniziale prototipo del cubo di Rubik non era neanche come quello moderno, ma era di un solo colore e aveva tutti gli angoli smussati. Solo negli anni successivi il cubo assunse le forme e i colori di quello odierno, fino alla prima vendita al grande pubblico avvenuta nel 1977. Nel 1980, come detto, fu la Ideal Toys Company ad acquistarne i diritti per l’esportazione e decise di chiamarlo Rubik’s Cube (cubo di Rubik). Il rompicapo divenne presto famosissimo in tutto il mondo, tanto che iniziarono anche le competizioni ufficiali. Nel1990 Erno Rubik diventò il presidente della Hungarian Engineering Company e fondò anche la Rubik International per sostenere i giovani designer. Ad oggi il cubo di Rubik è il giocattolo più venduto della storia, con circa 300 milioni di pezzi (comprese le imitazioni) venduti nel mondo.

Il cubo di Rubk compie 40 anni ma il suo tramonto è ancora lontano. Da quei mitici anni a cavallo tra gli anni 70 e gli anni 80, gli anni degli ideali, delle “famiglie”, dei punti di riferimento, sono passate generazioni e tutto è cambiato. Nonostante la tecnologia e l’innovazione oggi la facciano da padrone, la voglia di passare del tempo a cercare di risolvere il famoso Cubo non passa mai di moda. Il rompicapo ha ispirato anche un cartone animato del sabato mattina americano che andò in onda proprio tra l’83 e l’84  negli Stati Uniti  e portava la firma della Ruby-Spears Productions. Il programma era caratterizzato proprio dalla presenza di un magico cubo chiamato Rubik che sapeva volare e aveva altri poteri speciali e che poteva apparire solo quando i quadrati colorati sui fianchi erano stati abbinati correttamente. Dodici episodi per il piccolo Rubik che nel pilot cadde fuori della diligenza di un mago malvagio (poi il cattivo della serie)  e finì al fianco di tre fratelli proprio per combattere i tentativi del mago di recuperarlo. Ecco qui il video di una scena tratta dall’episodio “Super power Lisa”.

Il Cubo di Rubik ha fatto scervellare diverse generazioni, tutte impegnate a tentare di risolvere il celebre rompicapo inventato 40 anni fa dal professore di architettura e scultore ungherese Erno Rubik. Eppure esistono persone che riescono a risalire alla posizione originale di quei cubetti in appena pochi secondi: tra queste c’è il detentore di ben quattro record mondiali, il giovane “speedcuber” australiano Feliks Zemdegs, classe 1995. Nel 2009 ha vinto la prima competizione a cui partecipò, il New Zealand Championship, con una media di 13,74 secondi nel turno finale. L’anno successivo, nel Melbourne Summer Open, fece registrare il suo primo record mondiale per le medie ottenute con il cubo 3×3×3 (9,21 secondi) e il 4×4×4 (42,01 secondi). Nel 2011, grazie a un’altra incredibile prestazione, riuscì ad abbassare ulteriormente quel tempo portandolo a 5,66 secondi.

Il cubo di Rubik a volte viene chiamato “cubo magico”, o meglio, il suo inventore gli diede questo nome. Ma in matematica per cubo magico si intende l’equivalente tridimensionale di un quadrato magico (schieramento di numeri interi distinti in una tabella quadrata tale che la somma dei numeri presenti in ogni riga, in ogni colonna e in entrambe le diagonali dà sempre lo stesso numero). Il cubo magico è lo schieramento di un numero di interi all’interno di un modello nxnxn tale che la somma dei numeri di ogni riga, di ogni colonna e delle quattro diagonali maggiori sia un numero costante, detto costante magica del cubo, indicata con M3(n). Se anche la somma dei numeri di ogni diagonale interna corrisponde alla costante magica del cubo, viene chiamato cubo magico perfetto. Invece se la somma dei numeri delle diagonali interne del cubo non corrisponde alla costante magica, si parla di cubo magico semi-perfetto e cubo di Andrews

Quarant’anni fa il professore di architettura e scultore ungherese Erno Rubik inventò il celebre rompicapo, che prende il suo nome: il cubo di Rubik (“Rubik-kocka” in ungherese). Originar Rubik chiamò il rompicapo “Magic Cube” (Cubo magico) e fu rinominato in “Rubik’s Cube” (Cubo di Rubik) dalla Ideal Toys nel 1980. Nello stesso anno vinse un premio speciale dalla giuria dello Spiel des Jahres in Germania. Il Cubo di Rubik presenta 9 quadrati su ognuna delle 6 facce, per un totale di 54 quadrati. I quadrati differiscono tra loro per il colore, per un totale di 6 colori differenti. Per risolvere il rompicapo bisogna posizionare i quadrati in modo che ogni faccia abbia tutti i nove quadrati dello stesso colore. Esistono quattro versioni del cubo di Rubik: 2×2×2 (Pocket Cube), 3×3×3 (Rubik’s Cube), 4×4×4 (Rubik’s Revenge), 5×5×5 (Professor’s Cube). Nella versione 3×3×3, si possono trovare 43.252.003.274.489 856.000 ((ovvero 43 per 1018) combinazioni possibili, ma solo una è quella corretta. Nella versione Pocket Cube 2×2×2, il cubo può assumere 3.674.160 combinazioni possibili, di cui solo una è quella

Ma come si risolve il Cubo di Rubik? Semplicissimo, ci sono diversi algoritmi matematici che permettono di farlo, anche se poi scopri che dei bambini di circa dieci anni o meno sono in grado di rimettere tutte le facce del Cubo di Rubik al posto loro in meno di sei secondi. Fantastico, come il logo di Google di oggi, lunedì 19 maggio 2014, dedicato proprio al 40mo anniversario del Cubo di Rubik. E poco importa se 40 anni fa fosse la data in cui Erno Rubik lo concepì o se fu l’anno in cui lo brevettò, perchè di fronte al rompicapo più venduto del pianete, e questo lo è il tempo assume un concetto relativo. E allora perchè troviamo un po’ inquietante, per quanto simpatica e ottimamente realizzata, la sorpresa del Doodle di Google dedicato al Cubo di Rubik? Semplice, perchè lo stupendo logo interattivo, dalle linee morbide e colorate, invitante nella sua dinamicità così familiare è destinato davvero a farci rivivere il fascino ipnotico del Cubo di Rubik che (più o meno tutti noi comuni mortali) siamo riusciti con fatica a seppellire nello scatolone più remoto nell’armadio che non apriamo più. Insieme ai nostri ricordi. Google oggi ci permette di rivivere molte emozioni, anzi, ci rimette davanti a un vero fantasma del passato arrivando addirittura a spostare la sua mitica barra di ricerca. E allora il Cubo di Rubik prende vita e la solita colorazione, e si ingrandirà con fare di sfida pronto ad essere risolto a colpi di mouse o trackpad. Discretissimo sulla sinistra apparirà un counter, perchè l’impossibile è risolvere l’enigma, e anche in poche mosse. Per poi condividere magari via gMail il risultato della nostra fatica con un bel Cubo di Rubik dalle facce così monocolore da non aspettare altro che essere rimescolate. E qui però “casca l’asino”. Questi anniversari “pericolosi” avevano già suscitato una certa preoccupazione quando il logo di Google ci regalò una versione giocabile di Pac-Man. Monitorando i social network, da Twitter a Facebook ci si avvide che il successo fu talmente clamoroso che un blog si prese la briga di calcolare quanto fosse l’equivalente in denaro del tempo speso da tutti gli impiegati e dirigenti del mondo che invece di lavorare si erano messi a giocare a Pac-Man. Un disastro, soprattutto in tempo di crisi. Un utente medio spese 36 secondi più della media sulla homepage del motore di ricerca, divorando puntini e mettendo in fuga i fantasmini. Insomma, 36 secondi per oltre mezzo miliardo di utenti unici (la stima era di allora), contando anche le forze spese per concepire e realizzare il diabolico logo causarono un “mancato introioto da produttività” pari a 120,483,800 dollari. Ok, questa è solo una boutade, ma pensare che il Cubo di Rubik la maggior parte delle persone (compreso chi scrive) non lo ha mai risolto nemmeno dopo giorni di tentativi strappa un sorriso amaro. In ogni caso, nella giornata di oggi scopriremo come si fa, e scopriremo (forse) che schermata misterosa ci riserva Google se riusciremo a risolvere il rompicapo del Cubo di Rubik. Ovviamente, nel caso, ve lo racconteremo…