Il 19 maggio, la Chiesa cattolica ricorda e celebra la memoria di San Crispino da Viterbo, religioso dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini. Il Santo, al secolo Pietro Fioretti, nacque il 13 novembre 1668 in una contrada del viterbese, chiamata Bottarone. Il padre, Ubaldo, era un artigiano e la madre, Marzia, aveva già una bambina quando lo sposò. Ubaldo morì quando il figlio era molto piccolo e la moglie, rimasta vedova, convolò a nozze con suo fratello Francesco, anch’egli artigiano, per la precisione ciabattino. Giovanissimo, Pietro andò a lavorare nella bottega dello zio e frequentò le scuole dei gesuiti. Dopo un periodo di noviziato, il 22 luglio 1693, all’età di 25 anni, indossò l’abito dei cappuccini assumendo il nome di fra Crispino. Operò inizialmente a Viterbo, nel convento della Palanzana, per poi essere trasferito a Tolfa dove visse tre anni. Dopo un breve periodo passato a Roma, durante il quale si ammalò di tisi, giunse ad Albano dove rimase fino al 1703, venendo visitato spesso dal pontefice Clemente XI. Successivamente fu trasferito a Monterotondo e vi dimorò per sei anni. Dal 1709, per circa quarant’anni, operò nel convento di Orvieto e nelle campagne vicine. Ammalatosi gravemente, nel 1748 venne condotto a Roma, dove si spense a causa della polmonite il 19 maggio 1750. Molti prodigi ed eventi miracolosi sono stati attribuiti al frate cappuccino, durante la sua esistenza. Già quando viveva a Tolfa, il frate mostrò straordinarie capacità taumaturgiche guarendo una donna in fin di vita e affetta da una terribile influenza. Anche a Orvieto, dove si dedicò soprattutto all’assistenza degli infermi e dei malati, compì diverse guarigioni prodigiose. La sua fama di guaritore e di santo si sparse subito, nonostante le preoccupazioni delle autorità ecclesiastiche. Il frate, oggetto di venerazione già in vita, cercò in ogni modo di sminuire la sua figura, mostrando grande umiltà. Infatti, a chi lo lodava per i suoi prodigi, fra Crispino rispondeva: “Eh via, di che vi meravigliate? Non è già cosa nuova che Dio faccia miracoli”; “E non sai, amico, che san Francesco li sa fare i miracoli?”. A Roma, all’infermeria del convento della Santissima Concezione, dove si trovava da due anni per le gravi condizioni, il frate compì il suo ultimo miracolo. All’infermiere, che il 18 maggio 1750 gli annunciò la morte imminente, il santo rispose che sarebbe morto il giorno dopo per rovinare la festa di san Felice, e così avvenne. Il 7 settembre 1806 venne beatificato dal pontefice Pio VII e il 20 giugno 1982 fu canonizzato da Giovanni Paolo II, in occasione dell’ottavo centenario della nascita di san Francesco. Le spoglie del santo, sepolte a Roma, nella chiesa di S. Maria della Concezione, furono traslate nel 1983 a Viterbo nella chiesa di San Paolo ai cappuccini.