Ci fu un periodo storico in cui la mafia diventò un’organizzazione terroristica capace di sfidare lo Stato con stragi orribili. Un terrorismo che la mafia stessa cercò di depistare verso contenuti politici, in primis quello di destra che pure contribuì in qualche modo, ma che nella sostanza e nei contenuti era puro terrorismo mafioso. La conferma è venuta alcuni giorni fa dalla richiesta di rinvio a giudizio di Totò Riina con l’accusa di essere il mandante della strage del rapido 904 il 23 dicembre 1984, strage che causò la morte di 16 persone. Giuseppe Ayala, magistrato che ha lavorato in prima linea contro la mafia, contattato da ilsussidiario.net, riflette su questa nuova accusa: “Non mi sorprende che Totò Riina venga indicato come mandante di quella strage. Ci sono molti fatti ed eventi che confermano come la strategia stragista della mafia facesse capo proprio a lui, una strategia cui l’arresto di Riina ha messo fine”.



Che giudizio dà di Totò Riina come mandante della strage del rapido 904?

Come osservatore esterno, in quanto noi della procura di Palermo per ovvii motivi territoriali non ci siamo mai occupati di quel caso, la notizia che Totò Riina possa essere il mandante di quella strage non mi stupisce affatto. Ci penserà poi l’iter processuale a provare o meno l’accusa, però non sono sorpreso nel leggere una notizia come questa.



E che giudizio storico dà di Riina? Questa nuova accusa aggiunge altro orrore a una figura che appare tra le più efferate della storia criminale italiana. 

Sono d’accordo. Qualunque persona di buon senso, senza avere bisogno di essere un profondo conoscitore di certe dinamiche criminali, si rende conto che siamo di fronte a un personaggio che definire un criminale è anche riduttivo. Nel personaggio Totò Riina lo spessore sanguinario è davvero indescrivibile, c’è di tutto in questa persona per definirlo un assassino spietato.

Ai tempi, nelle prime indagini dopo la strage, si disse che la mafia cercava con questi attentati di lanciare l’immagine del terrorismo come unico nemico dello Stato per distogliere la sua attenzione dalla lotta alla mafia. E stato davvero così?



Quello che lei dice è certamente ragionevole. Va anche detto però che l’ipotesi di ricorrere alle stragi da parte della mafia aveva come scopo di mandare un fortissimo messaggio allo Stato. Il movente che lei suggerisce è verosimile, ma teniamo presente che una strage come quella del rapido 904 era comunque un messaggio intimidatorio di questi criminali sanguinari per intimorire lo Stato.

Quella mafia terrorista esiste ancora? E’ stata sconfitta?

Le rispondo con una banale constatazione: dal 1993 la mafia non ammazza più con le stragi. Ha abbandonato quella strategia stragista dopo aver colpito in modo ancora sanguinario con le stragi che hanno ucciso Falcone e poi Borsellino e con gli attentati di Firenze e di Milano di quel periodo. Da allora a oggi – a vent’anni di distanza, il che non è poco – non abbiamo più registrato stragi. Quella strategia è stata quanto meno abbandonata. 

Per quale motivo? L’arresto di Totò Riina può essere la ragione?

Teniamo presenti le date. Totò Riina viene finalmente arrestato dopo lunghissima latitanza nel gennaio del 1993. Certamente ci sono state le stragi successive ancora per un certo tempo, ma dopo il suo arresto questa strategia di attacco militare allo Stato sembra sia stata abbandonata. Questo mi fa pensare che il suo arresto c’entri con questo abbandono. Dopo di lui abbiamo avuto Provenzano, che è rimasto latitante per altri tredici anni, ma di stragi non ce ne sono più state. Dunque quella strategia faceva capo proprio a Riina. Tutto fa supporre quello.

 

E’ stato lei a ottenere l’ergastolo per Provenzano.

E’ una delle poche cose di cui mi compiaccio molto nella mia carriera, senza dimenticare che se l’ho potuto fare il merito e il grazie vanno sempre al lavoro svolto da Falcone, Borsellino e Caponnetto. 

 

Che cosa rimane di Totò Riina oggi?

Credo evidente che Riina non possa più continuare a gestire quel ruolo che ha avuto in passato. Anche per le difficoltà di comunicare con l’esterno.