Cinque gravidanze su cento portano alla luce bambini ammalati, di cui tre gravemente colpiti da patologie anche genetiche. Il male, il dolore, soprattutto quello di piccoli bimbi così innocenti, colpisce sempre quando ci si mette a riflettere sui gravi problemi dell’umanità.

Le malattie dei bimbi, magari neonati, non si capiscono con la razionalità. Restano il grande mistero a cui tutti andiamo soggetti. Anche nel testo sacro, la Bibbia, il dolore innocente ha sempre procurato tante domande. “Chi ha peccato? Lui o i suoi genitori?” 



E’ il tentativo di trovare un senso. Potremmo fare discorsi filosofici sulla libertà dell’uomo, ma l’origine del dolore resterà incomprensibile.

Sono state diffuse dagli organi di stampa notizie sulle patologie infantili che portano i genitori in Cina ad abbandonare questi loro figli nella speranza che possano essere curati da strutture statali. Esiste presso gli orfanatrofi una “botola” dove i genitori poveri possono abbandonare in modo anonimo i figli malati che non riescono a curare. Uno strazio. Ciò che scandalizza noi benpensanti è che in uno stato di povertà non si debba concepire. Proprio questa mattina parlando con una signora appartenente al ceto medio, signora che peraltro ha interrotto volontariamente qualche tempo fa una gravidanza, mi sono sentita dire “Se non si può mantenere un figlio non si può e basta”. Alla mia replica che forse c’era stato un errore nel controllo della fertilità è seguito immediatamente il giudizio: “Se si è sbagliato prima ci sono modi per riparare all’errore”.



Naturalmente la signora pensava all’interruzione volontaria di una gravidanza non programmata e non desiderata. Quella della Cina è una situazione ancora diversa; i figli nascono e poi se ne scopre la patologia. La povertà, la povertà che diventa miseria, non dà spazio all’amore di una madre e di un padre che vorrebbero tanto occuparsi del loro bambino ammalato. Interviste a questi genitori raccontano che si sono recati con la morte nel cuore alla botola; in qualche caso non hanno potuto abbandonare il figlio, visto che i bambini malati ed abbandonati erano già troppi.

Per arrivare alla sede del Centro di Aiuto alla Vita Mangiagalli si deve percorrere un tratto di corridoio dove stazionano genitori di neonati che vengono sottoposti ad esami di routine per essere rassicurati che non ci siano patologie, in particolare di tipo cardiaco. Li incontro ogni giorno, e ogni giorno penso che per fortuna, o per grazia, questi sono bimbi sani a cui serve solo un controllo. Credo che d’ora in avanti penserò anche a questi genitori della Cina, genitori con il cuore straziato per l’impossibilità di affrontare terapie molto costose. 



Spesso mi interrogo sul nostro modo di vivere e scopro che la nostra è una condizione fortunata, di benessere, anche se continuiamo a sottolineare tutto ciò che ci manca. Forse ci farebbe bene tenere conto di tutto quello che abbiamo, a cominciare dall’assistenza sanitaria.

I genitori italiani hanno la possibilità di lenire il proprio dolore con una speranza di possibile guarigione del figlio portatore di patologie che necessitano di assistenza professionale e di cure anche molto costose. Nella nostra società esiste un tipo di malattia che è quella culturale: il figlio deve essere perfetto, magari biondo con gli occhi azzurri. E quando perfetto non è, di solito non nasce. La sua vita viene interrotta prima.