Confusione postelettorale: una sindrome nota, che porta a limitare le sconfitte, a cercare capri espiatori, a proiettarsi in certe future vittorie, più forti e determinati di prima, a correre sul carro del vincitore. Una schizofrenia post voto che colpisce a destra e a sinistra, dalle rodomontate di Alfano, arroccato sul suo 4 e rotti per cento, a un irriconoscibile Vendola, che si gloria del bel successo di Renzi, di cui il suo partito è anima  e sprone, pensa lui. Dai livori dei cespugli di centro alla spocchia di chi si consola del suo 17%. 



Ma il peggio sono i grillini. …Vabbè, so’ ragazzi, non sono abituati a vincere e poi a perdere, avevano alzato troppo il tiro. Ma esplorando il loro terreno, la libera e democratica rete, si scoprono altarini non proprio edificanti. C’è chi fa girare volantini con promemoria per scrutatori e presidenti di seggio: “annullate più schede che potete”, con tanto di indicazioni sul come e quando che nemmeno Peppone ai suoi, nei gloriosi tempi delle macchine da guerra che funzionavano. Mettiamo che siano foglietti tarocchi, scritti a bella posta per infangare. Ma il trattamento riservato ai “cittadini” di Mirandola proprio non è in linea, come dire, con un partito “della gente”, che non aspira a voti e poltrone, ma solo ad essere interprete dei voleri degli elettori. 



Mirandola, si sa, è uno dei comuni più colpiti dal terremoto dell’anno scorso in Emilia. E generosamente, pareva, senza secondi fini – si credeva -, i deputati grillini avevano deciso di devolvere parte dei tagli ai loro onorevoli stipendi proprio agli abitanti di Mirandola, per la ricostruzione della città. 425mila euro, consegna in diretta streaming, foto dell’evento postate orgogliosamente su ogni bacheca degli adepti M5S. Succede però che i liberi cittadini di Mirandola decidono di votare il Partito democratico, e fanno arrivare terzo il partito di Grillo. 

Apriti cielo, anzi, abisso. Twitter  e facebook e i vari blog si scatenano con commenti indignati e  violenti: il più gentile definisce i mirandolesi “pecore”, “ingrati”, ma ci sono epiteti più secchi, tipo schifosi e infami e mafiosi, ad esempio. Aridatece li sordi, insomma, non vi meritate nulla, anzi, la prossima volta li spendiamo in un casino, con la casa avete perso la dignità, e perfino, il terremoto ve lo siete meritato, la natura vi punisce. Una  catena di improperi, e qua e là qualche sano di mente, subito vituperato, che accenna timidamente al “voto di scambio”. Chi dissente è fuori, nel libero movimento, e occorre essere prudenti.



Onore agli audaci che hanno tirato fuori la storia, postato i commenti, chiesto agli aderenti M5S di dimostrare che sono un po’ meglio di così, che il loro rigido moralismo alla Robespierre ha infettato solo una parte. Che non tutti sono opportunisti arrampicatori, violenti custodi del bene e del giusto, inquisitori implacabili, fondamentalisti, fanatici, “cattivi”. Chissà se la giovane deputata Giuditta Pini, che osa chiedere in rete alla rete di far mettere la testa a posto ai simpatizzanti sarà condannata dai tribunali del popolo. È del Pd, quindi è una nemica, che sfrutta biecamente debolezze altrui. Eppure è giovane, ha una faccina fresca, ed esprime un sincero e sconsolato dispiacere per certo modo di fare politica.

Sono certa che sono tante anche nel M5S le faccine pulite, che coltivavano speranze, desiderio di cambiamento, di pulizia, di serietà, di partecipazione. I responsabili si affrettano a prendere le distanze, spiegando che la rete è libera, loro non hanno tessere, non è detto che certe intemperanze siano attribuibili proprio ai grillini. Si dicono pronti a denunciare uno per uno questi signori, a tutela del marchio, e del buon nome di Beppe Grillo (anche sul suo blog abbondano le gentili considerazioni sui mirandolesi). Peccato che chi parla, il capogruppo regionale del movimento, sia temporaneamente sospeso, loro dicono così quando ne fanno fuori un altro, quindi non sappiamo se le sue prese di posizione abbiano un seguito. 

Peccato che il capo da tutelare sia temporaneamente impegnato in un incontro a quattr’occhi nientemeno con Nigel Farage (Ukip), lo conoscete? C’è da riflettere, a proposito di opportunismi. E ragionare meglio, alle prossime consultazioni elettorali, a chi dove e quando distribuire panem et circenses, tutelarsi sui risultati, ma liberamente, mi raccomando. Come si fa? C’era quel metodo della scarpa destra e sinistra, pare che la politica in Italia, anche dei nuovi e incorrutibili, non sia poi tanto cambiata.