E il 2 maggio tutti a parlare di Piero Pelù. Uno con la maschera che incrocia Dracula e Arsenio Lupin, con le braccia tatuate coi romanzi che voleva scrivere, e invece ha scritto solo un libro per cantarci in parole la sua vita e le sue idee sulla vita. E poi dicono che la gente non legge. 

Pelù appannatello, perché a 50 anni devi essere Springsteen per reggere, sale sul palco del concertone e svetta. In regno caecorum monocolus rex, dicevano i saggi, e la ricchissima messe di ospiti non offriva tutte queste star. Ovvio che dopo Maggiani e Cazzullo e la Sciarelli un po’ di rock eccita gli animi. E Pelù gioca facile con la piazza: vogliamo il lavoro, basta corruzione, il nemico è dentro di noi, “il nemico ti ascolta”, diceva qualcuno tempo fa. Droghe libere, sesso libero, abbasso Berlusconi e abbasso Renzi, che adesso conta ben di più, “boy scout di Licio Gelli”,  e così al complotto plutocratico si associa la P2, meno male che ha lasciato stare Israele.  



Pelù Renzi lo conosce bene, aveva accettato di dirigere la sua Estate fiorentina, anni fa, prendendosi un sacco di quattrini, mica gli 80 euro che forse arriveranno in busta paga agli indigenti. Arriva Renzi sindaco e lo rimuove, affidando l’incarico a uno che lo svolge gratis. Andrebbe premiato solo per questo. E invece il livore scatena la vendetta, e appena gli hanno dato una platea, ecco lo sgambetto, l’accusa infingarda e vigliacca, perché o spieghi per bene, accetti il confronto, e pure le conseguenze delle tue parole, o le tue sono urla isteriche, sono buone per accalappiare una piazza stordita e vogliosa solo di perdersi.  



E poi quell’epiteto, boy scout, che da sberleffo da parrocchia è diventato un insulto: ma come, Pelù, proprio lei che si coccola la suor Cristina del suo reality? Perché suor Cristina tira, alza l’audience, e si può pure sopportare che porti il velo, fa colore, al prossimo giro ci sarà in torneo una drag queen, e per Pelù sarà la stessa cosa, un travestimento come un altro. Qualcuno avvisi la suora, che i media sono strumenti del potere, e ottundono la massa, travisano, deformano, anche se ti invitano a ingurgitare in diretta una banana. Lo spiegava già Benjamin, 70 anni fa. 

Pelù si dice “voce fuori dal coro”: su quel palco di san Giovanni sarebbe stato fuori dal coro un missionario, un poliziotto, uno studente con camicia e giacca, un esule ucraino, un cristiano siriano, un deputato di destra, un esponente della Manif pour tous. Pelù guidava il coro, il solito coro dell’ideologia, che ogni anno ci sorbiamo in diretta tv, la stessa tv che paghiamo tutti col canone. Pelù guida il coro anche quando fa il giudice del talent, quando provoca dicendo che voleva far cantare alla suora un inno al diavolo. Le proponga un Alleluja, se proprio vuol essere controcorrente.  

Però, se stiamo qui a parlare di Pelù, a scatenare difese e contrattacchi di mezzo arco parlamentare, significa proprio che la stampa e la politica hanno ben poco di serio cui pensare. Anche perché la gente non è del tutto manipolabile, e basta scorrere la maggior parte dei commenti in rete, e sulle bacheche dei siti più gettonati dei quotidiani. 

– Pelù controfigura di Casaleggio!

– I cantanti non sono né di destra né di sinistra ma seguono la voce del cuore che però è situato molto ma molto vicino al portafoglio.

– Non c’è niente di più facile che essere all’opposizione, non avere neanche lontanamente responsabilità di governo: il Pci l’ha fatto per una vita!

– Toccante Pelù che ritrova citazioni parlando di Renzi. Ovviamente nessuno ricorda la sua musica.

– Poi ti ricordi che Pelù faceva il consulente culturale a Firenze, e capisci tutto

– Pelù ha attaccato Renzi. Cos’ha detto? Non lo sappiamo mica, ma applaudiamo comunque

– Lavoro per tutti: magari tornando alle fabbriche di stato come in Russia? Non le hanno più manco loro!

– E Pelù ha rinunciato al compenso per il concerto del 1 maggio?

Eccetera. Naturalmente ci sono anche i tweet e i post a favore, e chi ricorda ai compagni del Pd che reggono sempre la scena delle manifestazioni sindacali, che i cantanti e gli artisti sono stati tutti schierati con la sinistra di governo… e proprio quando ne trovi uno che esce dal campo non ti garba più? Allora dovevate invitare De Gregori o Jovanotti o riproporre la Canzone Popolare di Fossati, anche se porta sfiga.

E così, anche quest’anno, un evento  abituale e mediaticamente trascurabile (Juve-Benfica era molto più elettrizzante) è riuscito a far parlare di sé. Pelù si è conquistato l’onore di qualche articolo, e un briciolo di attenzione in più alla prossima puntata di The Voice. Gli organizzatori del Concertone, scarsino, diranno che è andato benissimo e che i soldi spesi sono giustificati, la Rai di nuovo spostata sinistra farà sapere che ha toccato i nervi scoperti del paese.

Renzi, fa il piacere almeno tu, non rispondere, e fa tacere i tuoi, un po’ di stile. #Pierochi?