Un posto di rilievo tra coloro che vengono celebrati dalla Chiesa cattolica il 6 maggio, spetta a San Francesco de Montmorency-Laval. Nato in una famiglia tra le più importanti della Francia, Francesco de Montmorency-Laval vide la luce il 30 aprile 1623 a Montigny-sur-Avre, un centro della diocesi di Chartres, da Hugo de Laval e Michaela de Pericord. I suoi studi ebbero luogo nel collegio condotto dai Gesuiti a La Flèche, ove si iscrisse alla Congregazione Mariana nel 1631, spinto dall’esempio dei missionari che tornavano dopo i periodi svolti all’estero. Quattro anni dopo divenne canonico di Évreux, nomina disposto dallo zio, che ne era vescovo. Una decisione seguita dall’entrata nel Collegio parigino di Clermont, nel quale ebbe l’occasione di completare gli studi di teologia, prima di doversi dedicare agli affari di famiglia, a seguito della morte del padre e di due fratelli. Nominato sacerdote nel 1647, nel corso dell’anno successivo divenne quindi arcidiacono di Évreux, iniziando un impegnativo periodo durante il quale svolse una lunga serie di visite nella diocesi da lui diretta. Quando nel 1652 ritornò in patria padre Alessandro de Rhodes, al fine di trovare sacerdoti disposti a recarsi in Oriente, fu designato come Vicario Apostolico per la regione del Tonchino, in Indocina, senza però poter eseguire l’incarico a causa delle divergenze sorte tra le potenze che in quel lasso di tempo si disputavano colonie anche in quel settore. In conseguenza di ciò Francesco de Montmorency-Laval decise quindi di dare vita a un lungo periodo di ritiro in una scuola di spiritualità, l’Hermitage, diretta a Caen da un celebre mistico dell’epoca, Jean Bernières de Louvigny. Un periodo che fu interrotto dalla nomina in qualità di Vicario Apostolico per il Canada, da parte di Alessandro VII. Era il 1657 e il suo arrivo nella Nuova Francia avvenne due anni dopo, quando giunse a Québec. Il periodo del suo apostolato, durato ben tre decenni si rivelò pieno di energia e portò alla nascita di una organizzazione capillare sul territorio, sino a quel momento inesistente, di cui fecero parte parrocchie, scuole, missioni e comunità religiose dedite alla lotta contro lo sfruttamento degli indiani che era una consuetudine per i mercanti. Una lotta che si saldò con quella portata avanti contro il gallicanesimo, ovvero il movimento che tendeva alla rivendicazione della massima libertà e autonomia nei confronti di Roma, particolarmente attivo in seno alla Chiesa transalpina, soprattutto a partire dall’epoca di Filippo il Bello.



Dopo avere ottenuto dalla Santa Sede l’erezione a diocesi per il Québec, ed essere stato ordinato vescovo della stessa nel 1674, Francesco de Montmorency-Laval, portò avanti un operato improntato alla convivenza pacifica tra indigeni ed europei, combattendo in particolare il commercio di alcool che stava diventando una vera piaga per gli indiani. A partire dal 1676 favorì anche la nascita della Congregazione di Notre-Dame, una comunità la quale non si dedicò alla clausura, ma all’insegnamento, costituendo una novità del tutto rivoluzionaria per la Chiesa di quegli anni. Inoltre cercò di favorire in ogni modo le classi indigenti, cercando di alleviarne e migliorarne le condizioni di vita grazie a scuole professionali dedicate all’artigianato. Rimase sempre fedele alla Chiesa di Roma, senza mai cedere di fronte all’estensione del gallicanesimo, portando avanti una vita nella quale la preghiera e le mortificazioni avevano il segno di una vera e propria testimonianza di come intendesse il suo ufficio.



Una vita improntata alla povertà, tanto da destinare tutti i suoi beni al Seminario, prodigandosi allo stesso tempo per aiutare personalmente gli ammalati dell’Ospedale Hotel-Dieu di Québec e gli indiani all’interno delle loro capanne, senza fare distinzione alcuna. Un operato instancabile, nel corso del quale i risultati non mancarono, con un vistoso incremento di parrocchie, oltre che di sacerdoti e religiose. Dopo un decennio nel corso del quale non si era mai risparmiato, decise di dimettersi, senza però mai far mancare il suo appoggio al suo successore negli ultimi venti anni della sua esistenza, trascorsi nel Seminario di Québec. La sua morte avvenne il 6 maggio del 1708 e il suo corpo trovò alloggio nella cripta della cattedrale. Il processo per la sua beatificazione iniziò nel 1878 e nel 1960 gli venne riconosciuto il titolo di venerabile. Beatificato da Papa Giovanni Paolo II il 22 giugno 1980, i suoi resti sono stati infine traslati il 30 maggio 1993 nella cappella sita dentro la nuova basilica-cattedrale di Notre-Dame de Québec. Infine Papa Francesco ne ha decretato la canonizzazione equipollente il 3 aprile del 2014.

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