Sabato 14 giugno si replica, in un certo senso, “l’ultimo sabato di novembre”, vale a dire la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare. Un aiuto concreto, un dono a chi non ha da mangiare, un grande atto di carità cristiana. Davanti ai supermercati ci saranno, come al solito, decine di migliaia di volontari per organizzare questa raccolta che la Fondazione del Banco Alimentare promuove da 17 anni. L’unica cosa è che questa volta, alla vigilia dell’estate, questo “sabato 14 giugno” ha il carattere di una “giornata straordinaria” della Colletta. 



Non si era mai fatta una “Colletta straordinaria” e le aspettative sulla stima complessiva della raccolta non possono essere paragonabili a quelle della giornata normale della Colletta Alimentare. Ma il gesto è identico. E in più è determinato da un’emergenza, che è figlia diretta della grande crisi economica che sta sconvolgendo tutta l’Europa.Tanto per dare un’idea di quello che sta accadendo, vale la pena ricordare questo dato e suggerirlo alla “maestà” della Stato italiano, alla “maestà” degli Stati europei e di tanti altri organi tecnici e competenti a vari livelli: solo in Italia ci sono 4 milioni e 814mila persone che non hanno da mangiare. Il calcolo in percentuale, quello che tanto piace ai tecnici, è che l’8 percento della popolazione italiana è in uno stato di povertà assoluta. 



Come si può notare la crisi “colpisce” in modo durissimo e si riflette non solo nella chiusura di aziende, sulla disoccupazione, sul calo dei consumi, ma su un inevitabile aumento della povertà. In questo modo, crescendo il fabbisogno, i magazzini degli enti assistenziali che distribuiscono il cibo ai poveri sono in difficoltà. In sostanza brutale, i magazzini si stanno svuotando e 4 milioni di poveri rischiano di non ricevere più aiuti alimentari e pacchi famiglia nei prossimi mesi. La “Colletta straordinaria” si pone il problema di coprire almeno le necessità di uno o due mesi al massimo.



Nel frattempo che cosa sta succedendo nei grandi apparati di governo, europeo e nazionale? In Europa c’era fino a dicembre 2013 il Pead, un programma di distribuzione di derrate alimentari agli indigenti, diventato oggi Fead, un fondo finanziario, mirato a stanziare denaro per il corrispettivo del fabbisogno in cibo.

Questo nuovo programma è stato approvato all’inizio di quest’anno e occorreva solo definire un programma operativo, approvarlo e inviarlo a Bruxelles. Per l’Italia si è verificato un ritardo, che in altri Paesi (Francia, Spagna, Grecia e Polonia) non c’è stato, per cui i fondi del Fead, ben che vada, arriveranno da noi a settembre o a ottobre. Ma c’è un altro aiuto promesso e non ancora arrivato, quello del Fondo Nazionale, che ha una dotazione di 10 milioni di euro e che sarebbe una buona boccata di ossigeno.

Per le competenze, il programma Fead è del ministro del Lavoro e del Welfare, Giuliano Poletti, mentre il Fondo Nazionale dipende dal ministero dell’Agricoltura. La sostanza della vicenda è che anche quest’ultimo Fondo al momento, nonostante tante rassicurazioni, deve essere ancora sbloccato interamente. Di ufficiale si sa che giovedì 12 giugno ci sarà un “tavolo di lavoro”che dovrebbe sbloccare la situazione e dare una boccata di ossigeno a tante realtà caritative che adesso si trovano in seria difficoltà.

Ma anche in questo caso, mentre i magazzini degli enti assistenziali si stanno svuotando, ci vorranno almeno due o tre mesi perché tutto riprenda in modo consueto. Anche in questo caso, si potrebbe dire che l’attuale governo arriva quasi all’ultimo minuto, mentre in Francia, tanto per fare un esempio, i soldi per il Fondo nazionale sono stati sbloccati, anticipati prima. Probabilmente a Parigi sanno che le persone mangiano, in genere, due volte al giorno.

Che commento si può fare di fronte a una simile emergenza e a ritardi, che magari qualcuno ritiene comprensibili, per scadenze politiche e di governo di vario tipo? Andrea Giussani, presidente della Fondazione Banco Alimentare, commenta il tavolo del 12 giugno con un liberatorio “Era ora!”. Nella sostanza però, Giussani precisa e sottolinea “la lentezza burocratica attuativa italiana”, “70.000 volontari hanno dato la loro disponibilità sabato, segno che i cittadini sanno rispondere in modo più rapido e puntuale a questa grave situazione”. In attesa di buone notizie, Francesco Marsico di Caritas commenta in questo modo le questioni burocratiche che si devono affrontare: “Dispiace vedere che non si comprenda, non si percepisca la difficoltà della situazione. Questo è ancora un anno di crisi, di gravissima crisi”. Senza alzare i toni di una polemica che non porterebbe da nessuna parte, senza alzare “inutili barricate”, Bruno Izzi, della Comunità di S. Egidio, conferma le difficoltà e si augura: “Speriamo che si replichi quello che è stato fatto in questi anni. Aspettiamo solo questo e speriamo che tutto vada a finire bene”.

A questo punto, resta il senso d’emergenza della “Colletta Straordinaria” di sabato 14 giugno.

Tanto per non dimenticare. Don Luigi Giussani, il “padre”, insieme a Danilo Fossati (un tempo gran patron della Star), della nascita del Banco Alimentare in Italia, amava definire la Colletta “lo spettacolo della carità”. L’atto concreto del dono e dell’aiuto, per Luigi Giussani, diventava la “pietra fondante” di una nuova società, probabilmente un gesto che ha caratterizzato tutta la storia dell’Europa cristiana e della civiltà occidentale.

Forse, tra tutte le traversie giudiziarie e politiche di questi tempi, conviene che se lo ricordino anche coloro che devono predisporre e decidere una scelta politica di governo.