Secondo tentativo di interrogatorio, secondo tentativo andar a vuoto. Come annunciato, il pm Letizia Ruggeri stamane in tarda mattinata si è recata al carcere di Bergamo per interrogare Massimo Giuseppe Bossetti, il presunto killer di Yara Gambirasio. Ma come già accaduto al momento dell’arresto, l’uomo si è avvalso di nuovo della facoltà di non rispondere. L’interrogatorio era stato chiesto dal pm sui contenuti del provvedimento di fermo. Domani ci sarà invece l’udienza di convalida del fermo di Bossetti. Intanto si continua a indagare. I carabinieri oggi si sono recati a Brembate dove hanno visitato alcuni locali nei ditoni dell’abitazione della famiglia Gambirasio e della palestra. I gestori hanno confermato che l’uomo era un volto conosciuto che si recava spesso in tali posti.
Lunedì, una volta fermato dalle forze dell’ordine, Massimo Bossetti si era rifiutato di rispondere, avvalendosi della possibilità offerta dalla legge. Oggi il presunto killer di Yara Gambirasio verrà sentito dal pubblico ministero Letizia Ruggeri nel carcere di Bergamo dove si trova in totale isolamento per paura di gesti di vendetta da arte di carcerati. L’interrogatorio di oggi fa slittare quello previsto per la convalida del fermo che slitterà quindi a domani.
Massimo Bossetti seguiva Yara Gambirasio. La ragazzina si sarebbe confidata con il fratellino e anche con i genitori, che forse per non agitarla troppo hanno cercato di non insistere con lei su quel personaggio che le girava attorno. Sono le prime inquietanti ricostruzioni che cominciano a emergere dopo l’arresto di quello che è il presunto killer di Yara, ma su cui sembra non ci siano dubbi. Troppe le prove, oltre al dina, che stanno emergendo, ad esempio il suo cellulare registrato nella zona dove poi il corpo di Yara venne abbandonato quella stessa sera. Bossetti vene notato da residenti e commercianti, l’ipotesi è che avesse scelto Yara da tempo. Intanto per quella sera del rapimento l’uomo non ha un alibi. La stessa moglie, interrogata, ha detto di non ricordare nulla: se il marito fosse venuto a cena, cosa avesse fatto quella sera: non ricorda nulla. Secondo i carabinieri che non nutrono dubbi sulla sua consapevolezza, Bossetti si era ormai convinto di averla fatta franca ed era tornato a vivere la sua vita normale di marito e padre di famiglia. Magari in attesa di colpire ancora in futur
Bossetti potrebbe non essere stato solo. Secondo il questore di Bergamo infatti adesso bisogna indagare per accertare che quello che al momento è nonostante le pesantissime accuse ancora il presunto killer, fosse da solo o no. Per Fortunato Finolli infatti il caso dal punto di vista giudiziario non è chiuso: ci sono accertamenti da svolgere, bisogna attualizzare la presenza del Bossetti a quattro anni fa. Il che significa sostanzialmente ricostruire tutto quello che accade quella maledetta notte. Di fatto, si era parlato di azione di gruppo sin dai primi momenti dell’indagine, si era addirittura ipotizzato che il crimine fosse stato eseguito da un uomo e da una donna. Qualcuno poi che attendeva in auto o sul famoso furgoncino bianco segnalato diverse volte nella zona. La speranza ovviamente è che Bossetti cominci a collaborare.
Il caso è chiuso, ha dichiarato la Procura di Bergamo. Una dichiarazione che non lascia più spazio ad altre ipotesi: per gli inquirenti, l’assassino di Yara Gambirasio è lui, Massimo Bossetti. Adesso ovviamente la giustizia farà il suo corso, ci sarà processo, ricorsi e quant’altro. Intanto il questore di Bergamo, riferendosi alla madre del Bossetti, ha voluto precisare come per la legge italiana fra congiunti non esista reato di favoreggiamento. Questo perché ovviamente il caso è particolarissimo e proprio dalle parentele che si è sviluppato tutto l’impianto accusatorio. La madre del Bossetti ad esempio ha già dichiarato che Massimo non è il figlio illegittimo di un altro uomo, ma suo e del suo attuale marito. Il caso è chiuso, ma c’è ancora molto da esplorare.
La traccia di Dna rinvenuta sui leggins di Yara Gambirasio ha finalmente un nome. Ignoto 1 è Massimo Giuseppe Bossetti, incastrato dopo oltre 3 anni di indagini sull’omicidio della piccola. A rendere possibile il suo arresto anche il lavoro di Cristina Cattaneo. L’anatomopatologa forense (che lavora al Labanof di Milano, il laboratorio di Antropologia Odontologia Forense), come riporta gravitàzero, parlava così ai giornalisti in occasione della presentazione della banca dati delle persone non identificate, a palazzo Marino: “C’è un magistrato competente, chiedete a lei. È l’unica persona che può dirvi qualcosa. Io assolutamente non posso dirvi nulla”. Questo invece uno stralcio dell’intervista rilasciata sempre a gravitàzero: “Il popolo dei salotti televisivi non ha idea del tipo di lavoro e dei suoi tempi. È necessario incrociare un insieme di informazioni cliniche, anatomopatologiche, ossee, balistiche. Le indagini richiedono mesi, a volte non si arriva a niente e bisogna ricominciare, ammette la professoressa Cattaneo con un velo di amarezza”.
Da ieri sera, quando si è diffusa la notizia dell’arresto del presunto killer, una gran folla di giornalisti si è radunata attorno alla casa della famiglia Gambirasio a Brembate, proprio come nei giorni terribili del rapimento e poi del ritrovamento del corpo di Yara. Ieri sera l’accesso alla via era stato chiuso dalle forze dell’ordine, oggi cameramen e giornalisti possono sostare a qualche centinaio di metri dall’abitazione, dove comunque si sono avvicinati in molti sperando di ottenere dichiarazioni da parte dei genitori. Ma i due non sarebbero in casa. Hanno infatti risposto più volte al citofono i figli della coppia, dicendo che mamma e papà non sono in casa e che a loro non è permesso aprire o parlare con nessuno.
Ancora nessuna convalida di arresto per il sospetto killer di Yara Gambirasio. Il gip infatti dicono le agenzie non ha ancora ricevuto l’apposita richiesta e si pensa che il tutto slitterà a domani. Sempre secondo le agenzie il gip che dovrà seguire il caso dovrebbe essere Ezia Maccora che già si occupò dell’arresto e poi del rilascio del marocchino Mohammed Fikri, primo e unico sospettato nel caso, poi completamente scagionato. Intanto il ministro Alfano oggi al centro delle polemiche per le sue dichiarazioni di ieri sull’arresto di Bossetti cerca di smorzare ogni tono, dicendo che non pensa che il procuratore di Bergamo ce l’avesse avuta con lui nel chiedere il silenzio. Dice che invece bisognerebbe domandarsi chi ha inondato i media di notizie sull’arresto.
Non si placa la polemica tra procura di Bergamo e ministro Alfano, colpevole, secondo gli inquirenti, di aver detto troppo presto che era stato arrestato l’assassino di Yara Gambirasio. La Procura infatti si lamenta, avrebbero preferito fosse mantenuto il riserbo, anche per presunta innocenza del Massimo Giuseppe Bossetti, l’uomo arrestato. Tornando sul fatto, Alfano oggi ha detto come l’opinione pubblica abbia diritto di essere informata e che così è stato. “L’opinione pubblica una volta di più ha chiaro come lo Stato vinca, e chi invece delinque o uccide, perde” ha detto. Roberto Maroni, fermato dai cronisti oggi a margine di un convegno, invece ha detto di non volere al momento commentare i fatti. Ha invece rilasciato un commento l’avvocato Pelillo, legale della famiglia Gambirasio. Nessuno ha esultato quando è stata diffusa la notizia dell’arresto, ha detto: “sono persone molto pacate e misurate che hanno avuto fiducia nelle indagini” ha detto. La famiglia, ha aggiunto, è fiduciosa negli sviluppi.
In attesa di ulteriori aggiornamenti riguardo l’arresto di Massimo Giuseppe Bossetti, il presunto assassino di Yara Gambirasio, l’Eco di Bergamo ha ricostruito dettagliatamente i fatti e la lunga indagine che ne è seguita. Tutto ha inizio il 26 novembre 2010, quando la tredicenne non torna a casa dopo essere uscita dalla palestra di Brembate Sopra, in provincia di Bergamo. Il 5 dicembre viene fermato Mohamed Fikri, piastrellista marocchino inizialmente sospettato di essere coinvolto nell’omicidio ma successivamente scagionato da ogni responsabilità. L’8 gennaio 2011 una nuova svolta, quando una lettera anonima fa sapere che il corpo di Yara si trova nel cantiere di Mapello: quel luogo è stato però ispezionato già mote volte e la lettera non viene presa in considerazione. Poi, a tre mesi esatti dalla scomparsa, il 26 febbraio 2011 il corpo della ragazzina viene ritrovato in una campo a Chignolo d’Isola, a una decina di chilometri da Brembate. Yara è stata colpita da alcune coltellate, ma anche il freddo ha contribuito ad ucciderla. I funerali si sono svolti il 28 maggio 2011. Due settimane dopo viene trovata una traccia di dna maschile sugli slip della ragazza che, secondo gli investigatori, appartiene all’assassino. Nel settembre 2012 prende il via dunque la “pista di Gorno” e spunta il nome di Giuseppe Guerinoni, l’autista morto a 61 anni nel 1999, il cui Dna è simile a quello trovato sul corpo di Yara. Non c’è però coincidenza con tutti i membri della famiglia dell’uomo, così gli investigatori pensano che possa esistere un suo figlio illegittimo. Nell’aprile di quest’anno arriva la conferma che il Dna dell’assassino corrisponde a quello trovato sugli indumenti di Yara: una compatibilità pari al 99,99999987%, un risultato “altissimo, al punto da non lasciare dubbi”.
Si chiama Massimo Giuseppe Bossetti il presunto assassino di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate di Sopra (Bergamo) uccisa nel novembre del 2010. Sembra che l’uomo, muratore di 45 anni residente a Mapello, fosse già tenuto sotto controllo e pedinato, ma solo domenica è stato fatto scattare il controllo casuale: le forze dell’ordine lo hanno sottoposto all’alcoltest sulla strada verso Seriate, ma in realtà l’obiettivo era prelevare un campione del Dna. Poco dopo ecco arrivare a sorpresa la conferma: è lui “Ignoto 1”, il figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni, l’autista di Gorno morto a 61 anni nel 1999. Due mesi fa era stata appurata una compatibilità del 99,99999987% tra il profilo genetico del 45enne e una macchia di sangue trovata sul corpo della giovane vittima. Davanti al pm Letizia Ruggeri, che l’ha interrogato questa notte, Bossetti si è avvalso della facoltà di non rispondere. “Poteva succedere a un nostro conoscente, invece è successo a noi. Se è stato lui deve pagare”, avrebbe detto a una vicina Ester Arzuffi, la mamma del presunto colpevole. In attesa di ulteriori aggiornamenti, non si placano le polemiche nei confronti del ministro dell’Interno Angelino Alfano che, secondo la Procura, avrebbe annunciato troppo presto la notizia dell’arresto di Bossetti: “Era intenzione della Procura mantenere il massimo riserbo – ha detto all’Ansa il procuratore di Bergamo Francesco Dettori – Questo anche a tutela dell’indagato in relazione al quale, secondo la Costituzione, esiste la presunzione di innocenza”. Queste invece le parole di Alfano: “Le Forze dell’Ordine, d’intesa con la Magistratura, hanno individuato l’assassino di Yara Gambirasio. Secondo quanto rilevato dal profilo generico in possesso degli inquirenti, l’assassino della piccola Yara è una persona del luogo, dunque della Provincia di Bergamo. Nelle prossime ore, saranno forniti maggiori dettagli. Ringraziamo tutti, ognuno nel proprio ruolo, per l’impegno massimo, l’alta professionalità e la passione investiti nella difficile ricerca di questo efferato assassino che, finalmente, non è più senza volto”.