Pregate per lui, ne ha più bisogno di noi. A dire così sono stati i genitori di Yara Gambirasio parlando con il vescovo di Bergamo, riferendosi a Massimo Giuseppe Bossetti, l’uomo sospettato di aver ucciso loro la figlia. L’agenzia Adkronos riporta che il vescovo ha fatto pervenire la richiesta al parroco di Brembate, don Corinno: ” I Gambirasio hanno detto al Vescovo di dire a me di pregare per quel papà, per quell’uomo, perché ne ha più bisogno lui di noi”.
C’era un signore con la barbettina come appena tagliata in macchina, che andava piano e guardava male mia sorella. Parla anche il fratellino di Yara Gambirsio, che già in passato aveva detto come la sorella gli avesse confidato di avere paura di un uomo che sembrava seguirla per la strada. Il ragazzino descrive anche la macchina, grigia e lunga ha detto, che secondo gli inquirenti potrebbe corrispondere alla Volvo V40 del Bossetti, di colore grigio. L’uomo poi come si vede dalle sue foto pubblicate su facebook in quel periodo portava effettivamente un pizzetto. Il fratello di Yara invece dà dell’uomo una descrizione fisica che non corrisponde al sospetto. lo definisce infatti cicciottello. Lo si legge nell’ordinanza di custodia cautelare a carico di Massimo Giuseppe Bossetti.
Secondo quanto dichiarato oggi alla stampa, il pm Letizia Ruggeri potrebbe chiedere il giudizio immediato nei confronti del presunto assassino di Yara Gambirasio, Massimo Bossetti. Sta valutando come procede l’indagine in questa fase, ha detto, ma non esclude di poterlo fare.
Si è tenuta l’attesa conferenza stampa del procuratore di Bergamo Francesco Dettori. Annunciata ieri, è stato il primo vero momento di dichiarazioni ufficiali da parte degli inquirenti dopo l’arresto del presunto killer di Yara Gambirasio, Massimo Giuseppe Bossetti. Era presente anche il pm Letizia Ruggeri che ieri ha incontrato in carcere il Bossetti. Innanzi tutto è stato spiegato che l’uomo pur non essendo stato convalidato il fermo, rimane in custodia cautelare per gravi indizi di colpevolezza: non può tornare in libertà per “pericolo di reiterazione” e per la “gravità intrinseca del fatto, connotato da efferata violenza”. L’accusa parla di tre indizi fondanti nel caso in questione. Il dna del Bossetti combacia con le tracce biologiche trovate sui vestti di Yara, il cellulare ha agganciato la zona in cui era Yara al momento della scomparsa e infine l polvere nei suoi polmoni è simile a quella che si trova nei cantieri edili dove larva spesso il Bossetti. Per gli inquirenti non c’è alcun dubbio che lui sia il figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni, cosa negata fortemente proprio oggi dalla madre Ester che dice che le prove scientifiche stanno sbagliando.
Secondo Alessandro Meluzzi, psichiatra ed esperto di cronaca nera, la storia di Yara Gambirasio e altri recenti fatti di cronaca che riguardano violenze e omicidi sulle donne, è qualcosa che fa parte della storia dell’umanità. Intervistato dal sito DazebaoNews, Meluzzi spiega che tutta la storia dell’uomo è purtroppo ricca di episodi analoghi, solo che oggi grazie al clamore dei media questi fatti hanno maggiore risonanza. I media, dice ancora Meluzzi, hanno anche delle responsabilità, spesso influiscono sull’opinione delle giurie almeno nel primo grado di processo rendendo poi inutili i successivi appelli. Ma l’effetto censura non si può applicare, dice ancora, perché tutti hanno diritto ad essere informati e a formarsi una propria opinione. Tenendo conto che un po’ tutti subiamo il fascino del male, una dimensione di oscurità che ci attira: “Nell’animo umano c’è una tendenza ricorrente e inesorabile a ricercare emozioni moralmente ed eticamente negative. La prima ragione è legata all’entropia secondo cui il caos è più probabile dell’ordine e, dunque, nei nostri comportamenti, c’è la tendenza al disordine. Negli abissi del nostro inconscio c’è una zona d’ombra e d’oscurità che tende al male”, ha conluso.
Ester Arzuffi, la madre di Massimo Giuseppe Bossetti, rifiuta di riconoscere quanto le indagini sul dna hanno fino ad oggi detto. Non ha avuto figli illegittimi da Giuseppe Guerinoni, ha detto, il dna sbaglia. Con lui, aggiunge, nessuna relazione, solo amicizia. Lo ha detto in una intervista al Corriere della sera cercando di ricostruire la sua vicenda personale. Spiega di aver lasciato la Valle Seriana per cercare lavoro e non per sfuggire i pettegolezzi di una presunta relazione con il Guerinoni, dice che ha chiamato il figlio Giuseppe non perché pensava a Giuseppe Guerinoni, ma perché era il nome di suo padre e la figlia Laura perché le è venuto spontaneo. Infine il figlio Massimo: se avessi mai sospettato che era coinvolto nell’omicidio di Yara gli avrei detto di andare a costituirsi, dice. Infine c’è polemica sulla decisione da parte degli inquirenti di non firmare la convalida del fermo ma di lasciar egualmente il Bossetti in carcere. E’ pericoloso, questa la giustificazione.
Mio padre è quello con cui ho vissuto tutta la vita, non quello che non ho mai conosciuto. Ha detto così Laura, la sorella gemella di Massimo Bossetti, l’uomo accusato di essere l’assassino di Yara Gambirasio. Interrogata anche lei dai carabinieri, la donna non vuole accettare la terribile evidenza dimostrata ampiamente con l’esame del dna del fratello, che ha smentito del tutto che Massimo sia figlio di Giovanni Bossetti. Un dramma nel dramma questo che colpisce due famiglie, oltre ovviamente alla famiglia Gambirasio che ha subito il dolore più grande, e mischia tutte le carte di due esistenze fino a oggi tranquille. Chi è figlio di chi, e chi è padre di chi? Eppure, fa notare qualcuna, la donna si chiama proprio come la moglie del Guerinoni, Laura, mentre il fratello gemello ha come secondo nome quello di Giuseppe, il nome sempre di Guerinoni. Coincidenze? Sembrerebbe proprio di no, ma un modo per la madre dei due di marcare una appartenenza rimasta segreta fino a oggi. Laura ha cercato di difendere la sua famiglia di appartenenza: “Siamo gente per bene, abbiamo sempre lavorato. Perché pensate che i miei abbiano lasciato la loro Val Seriana? Non certo per piacere, ma perché non avevano soldi a sufficienza per vivere, lassù” ha detto agli inquirenti. Poi ha difeso il fratello: lo conosco, non è lui l’assassino. E ha concluso con una ultima appassionata difesa: “Che io e mio fratello siamo figli illegittimi l’ho scoperto dai giornali. Ma per me, mio padre resta l’uomo che mi ha cresciuto. Non prendo le distanze da mia madre. Quello che ha fatto, se è vero, non cambia nulla. Sono cose successe oltre quarant’anni fa”.
E’ confermato che il presunto killer di Yara Gambirasio non sia il figlio legittimo dell’uomo che fino a ieri ha pensato invece che lo fosse suo. Non solo: anche la sorella gemella per evidenti motivi non è sua figlia. Lui, Giovanni Bossetti, non lo aveva mai saputo, non lo aveva mai neanche immaginato. Forse i sospetti quando si era diffusa la notizia che Giuseppe Guerinoni aveva avuto un figlio illegittimo, infatti lo consoceva anche lui da giovane l’autista di bus morto nel 1999. Invece il dna implacabile dimostra che quei due gemelli erano figli di un altro uomo, appunto quel Guerinoni morto anni fa. Giovanni Bossetti si dispera, lo si è sentito urlare dietro la porta della sua abitazione: sono stato ingannato per quarant’anni, ha detto. Giovanni Bossetti all’arresto del figlio che adesso ha scoperto non essere suo era in ospedale, è malato infatti. E’ tornato a casa quel giorno, poi la scoperta della terribile verità, la lite con la moglie: mi hai rovinato, mi hai preso in giro si è sentito dire. Lei piangeva. Una tragedia nella tragedia. Massimo Bossetti intanto anche ieri si è rifiutato di rispondere alle domande del pm, mentre ai poliziotti che lo avevano arrestato sembra abbia protestato la sua innocenza: ho tre figli, non farei mai quello che hanno fatto a Yara, ha detto.