Nell’omelia di oggi il parroco di Brembate don Corinno ha detto di sperare che un padre di famiglia come è Massimo Bossetti non sia lui l’assassino. Poi ha rivolto un messaggio diretto ai genitori: voi volete che nessuno faccia del male ai vostri figli, ha detto, ma dovete volere che siano loro a non fare del male a nessuno. Ha poi ricordato il padre di Yara che ieri gli aveva detto di sta pregando per la famiglia di Bossetti perché loro adesso sono quelli che soffrono di più.
Don Corinno Scotti, il parroco di Brembate che sin dall’inizio è stato vicino alla famiglia Gambirasio con discrezione e attenzione, ha rilasciato una dichiarazione riguardo l’arresto del presunto killer. Voglio sperare che l’assassino di Yara non sia Massimo Bossetti, ha detto, che è un padre di tre bambini. Lo ha detto nell’omelia della messa celebrata oggi a Brembate: “Quando pensiamo a un omicida, pensiamo a una persona feroce. Qui siamo in presenza di una persona normalissima, padre di 3 bambini, oso sperare che non sia lui”. Intanto si è venuto sapere che Bossetti stamane è stato colto da un malore, una tachicardia dovuta allo stress dell’arresto e all’isolamento a cui è sottoposto. Non è stato necessario l’intervento del 118.
Dubbi sull’alibi di Massimo Bossetti, il presunto killer di Yara Gambirasio. Secondo le ricostruzioni di quanto da lui dichiarato durante l’interrogatorio con il pm, l’uomo, sospettato di aver seguito per giorni Yara prima del rapimento, avrebbe detto di essersi recato spesso nel paese della ragazzina per andare dal commercialista e dal fratello. Ma i due non hanno supportato le sue parole: il fratello dice che lo vede molto di rado e il commercialista ha detto invece di vederlo una volta al mese per le fatture. Poi una specie di errore da parte sua: dice che la sera del 26 o del 27 novembre, non ricorda la data precisa, passò davanti al centro sportivo da cui Yara uscendo fu rapita, e vide furgoni con le parabole televisive, cosa che lo colpì senza sapere perché fossero lì. Invece le televisioni e i giornalisti arrivarono davanti alla palestra solo il 28 novembre, in quanto il padre di Yara ne denunciò la scomparsa solo il 27.
No alla spettacolarizzazione della giustizia. Lo dice Valerio Spigarelli presidente dell’Unione camere penali, in una intervista al Messaggero. Il tema è quello dell’arresto di Massimo Bossetti, presunto killer di Yara Gambirasio. Per Spigarelli, anche se non lo nomina, gli annunci come quello del ministro Alano e le conferenze stampa, come quella tenuta ieri dalla procura di Bergamo, sono appunto una spettacolarizzazione della giustizia a cui gli avvocati che lui rappresenta sono contrari. Si tratta, ha detto, di una informazione unilaterale da parte di investigatori e procure anche perché, ha detto, spesso in casi analoghi è seguita l’assoluzione dell’accusato. Dubbioso anche nei confronti delle indagini portate avanti a colpi di dna: “La ricerca scientifica dimostra che ciò che riteniamo sicuro, qualche anno dopo viene revocato in dubbio. Quindi andrei cauto nell’idolatrare la prova del Dna. Il 99,9 per cento su un milione fa tre. In una città di un milione di persone sarebbero tre a poter essere accusati dello stesso delitto. Servono altre prove”. Spigarelli non si fida neanche della prova telefonino così come dell’alibi falso, perché, dice, lui stesso non si ricorderebbe dove era cinque anni fa. Infine contrario anche al giudizio immediato che il pm Ruggeri sembra voglia applicare al caso: “L’accusa indaga per anni, pensa d’avere la prova, ti mette in galera, fa il giudizio immediato. Ma che giudizio immediato è dopo tre anni? È solo un modo per privare l’imputato dell’udienza preliminare, cioè di un po’ di garanzie”.
Una giornata, quella di ieri, dove sono state messe sul tavolo tutte le carte in gioco. La procura di Bergamo infatti ha per la prima volta parlato con la stampa rilasciando tutte le dichiarazioni sulla clamorosa svolta del caso di Yara Gambirasio, svolta che ha coinciso ovviamente con la cattura del presunto killer della ragazzina, Massimo Giuseppe Bossetti. Che dopo aver rifiutato di parlare con gli inquirenti per due volte, ha finalmente parlato con il pm che segue il caso, proclamandosi innocente, dicendo di non sapersi spiegare perché il suo dna sia stato trovato sul corpo di Yara. Dna che ha permesso di inchiodarlo, e aperto un caso nel caso. La madre del Bossetti infatti ha anche lei rilasciato una intervista in cui ha smentito categoricamente di aver avuto una relazione extra coniugale con Giuseppe Guerinoni, che, come invece dimostra il dna che per gli inquirenti è compatibile al 100% tra l’autista morto nel 1999 e il Bossetti, sempre per gli inquirenti è il padre biologico dell’uomo arrestato. Non solo dna comunque: la procura ha spiegato come nelle ore della scomparsa di Yara il cellulare del Bossetti abbia agganciato la stessa zona del campo dove la ragazza è stata abbandonata a morire. Su questo l’uomo non ha ancora dato alcuna spiegazione. Infine il pm Ruggeri ha dichiarato sempre ieri che è probabile che chieda il rito immediato nei confronti dell’arrestato.