Volete fare marketing per il vino? Studiate la storia di Giacomo Bologna. Così Paolo Massobrio agli oltre mille partecipanti al Social Media Marketing Day, la giornata di lavori dedicata alle nuove forme di comunicazione svoltasi presso la sede del Sole24ore e organizzata dall’esperto dei social media Andrea Albanese.
Il produttore dell’astigiano non usava facebook o twitter, nè email o whatsapp. Non erano ancora stati inventati. Eppure, con gli strumenti di allora, ha reso famoso in tutto il mondo il suo paese, Rocchetta Tanaro, ed i suoi vini, in particolare le sue straordinarie Barbera.
Cosa ha da dire a noi la sua avventura umana? Che oggi come ieri la più grande ricchezza, sono le relazioni. Casa sua era una finestra sul mondo, in cui c’era sempre qualche ospite, personaggi di umanità varia, dalla celebrità al “matto” del paese, da artisti o nomi noti come Bruno Lauzi, il conte Riccardo Riccardi, Gino Veronelli, Bruno Vespa o Gianni Rivera, a perfetti sconosciuti, di tutte le età, anche giovani.
E che oggi come ieri la strada per andare lontano, con qualsiasi attività, quindi anche con il vino, è seguire quella che era la sua filosofia, riassunta nel motto che ripeteva in continuazione “dare della qualitá”. Vale a dire non prendere in giro il prossimo.
“La proclamazione da parte dell’Unesco dei paesaggi vitivinicoli di Langhe Roero e Monferrato patrimonio mondiale dell’umanità è una soddisfazione straordinaria”, ha affermato ieri Diana Bracco, Presidente Expo 2015 Spa e Commissario Generale per il Padiglione Italia nel corso dell’Assemblea Generale dell’Unione Italiana Vini presieduta da Domenico Zonin.
“Expo 2015 – ha proseguito Diana Bracco – sarà un’occasione straordinaria per valorizzare i territori vitivinicoli appena dichiarati dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità”. Se oggi il Piemonte, come ha rilevato il ministro Martina, è la prima regione che vede il suo patrimonio vitivinicolo considerato patrimonio dell’umanità – cosa non riuscita nemmeno ai cugini francesi per i loro straordinari territori di Champagne, Borgogna e bordolese – il merito è anche di uomini come Giacomo Bologna.
E come Paolo Massobrio che con eventi come Golosaria, “dando della qualità” hanno saputo creare un sistema di marketing territoriale che ha acceso un territorio e ha puntato i riflettori del mondo intero sulle colline tra le più belle del mondo.
C’è un vino che meglio di tutti è simbolo di riscatto. Quel vino che, anni fa, per infami, era stato associato a morte e veleno, con lo scandalo del metanolo, la Barbera. Giacomo Bologna, all’indomani del misfatto, compró una pagina su La Stampa e vi fece scrivere”W la Barbera!” Un grido d’amore che voleva dire che il vino del suo sangue nulla aveva a che vedere con quel prodotto che aveva gettato discredito su un mondo intero.
A quella pagina, fece seguire la sua produzione, anno dopo anno diventata eccellenza. Con quel vino, e in particolare, con il suo Ai suma, purpurea Barbera, generosa, femminile, dal formidabile profumo di rosa, il brindisi a chi sa che la crisi si può vincere e a chi ogni giorno lavora per fare grande e dare un futuro all’Italia.