I genitori di Yara, Fulvio e Yara Gambirasio, si sono incontrati questo pomeriggio con Enrico Pelillo, loro legale. Al termine del colloquio, i due si sono allontanati dallo studio dell’avvocato senza rilasciare alcuna dichiarazione ai cronisti. Questa mattina, invece, all’interno del carcere di Bergamo dove è detenuto Massimo Giuseppe Bossetti, il killer della ragazzina, vi è stata la visita di Marita Comi al marito (concessa dal pm letizia Ruggeri). La donna ha eluso i giornalisti entrando dal cancello principale a bordo di una macchina con i vetri oscurati o in uno dei furgoni della polizia penitenziaria. Stando a quanto filtra, la Comi si è trattenuta per circa due ore. Solo in seguito sono arrivati i due avvocati del muratore, rimasti all’interno della strutture fino alle 14.30. queste le loro parole all’uscita: “Siamo convinti, come l’altro giorno. Lasciateci lavorare”.
Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni, gli avvocati di Massimo Giuseppe Bossetti, il presunto assassino di Yara Gambirasio, si sono recati questa mattina presso il carcere di Bergamo per un incontro con il loro assistito. “Insieme all’avvocato Claudio Salvagni stiamo prendendo in esame una serie di elementi che fin dall’inizio erano apparsi interessanti alla difesa e che adesso saranno sviluppati”, ha detto uno dei legali nella giornata di ieri al termine di un altro colloquio con Bossetti, il quale ha sempre dichiarato durante gli interrogatori di non avere idea di come il suo Dna sia finito sugli indumenti della tredicenne. Nei giorni scorsi gli avvocati hanno fatto sapere che l’indagato “ha trovato una spiegazione, una circostanza che lo può scagionare”.
Il Movimento 5 Stelle ha depositato una mozione di sfiducia contro Angelino Alfano, il ministro dell’Interno al centro di alcune polemiche dopo aver annunciato, dieci giorni fa, l’identificazione e l’arresto di Massimo Giuseppe Bossetti, il presunto assassino di Yara Gambirasio. Nella mozione, i grillini parlano di una “clamorosa svista istituzionale dell’ex braccio destro di Berlusconi”. “Alfano, pur di millantare meriti che certamente gli appartengono, non ha esitato a rivelare notizie riservate in merito alla svolta investigativa nel drammatico omicidio della povera ragazza – spiega ancora il Movimento 5 Stelle – Come denunciato dallo stesso procuratore della Repubblica di Bergamo, con il suo comportamento il Ministro dell’Interno ha messo a rischio tutto l’importante lavoro svolto dai magistrati e dalle forze dell’ ordine in anni e anni di pazienti riscontri e indagini”. Già la scorsa estate, l’M5S aveva richiesto le dimissioni di Alfano “in occasione della vergognosa gestione del caso Shalabayeva – si legge ancora – I fatti denunciati, confermano la fondatezza dell’ iniziativa politica del Movimento 5 Stelle e l’assoluta incapacità di Alfano e di questa maggioranza nel rappresentare una risposta seria ed efficace alle aspettative dei cittadini”.
Massimo Giuseppe Bossetti, il presunto assassino di Yara Gambirasio, avrebbe avuto un complice. Lo rivela oggi TgCom24, spiegando che secondo alcune fonti sentite da Enrico Fedocci, giornalista di News Mediaset, ci sarebbe un secondo uomo. Questa nuova tesi sarebbe scaturita da alcune considerazioni a cui si è giunti attraverso le intercettazioni telefoniche in mano agli inquirenti. Bossetti sarebbe di corporatura troppo esile per aver fatto tutto da solo: secondo quanto si sostiene, infatti, difficilmente avrebbe potuto rapire Yara senza l’aiuto di qualcun altro e trasportare il corpo fino in quel campo di Chignolo dove poi è stato ritrovato. La giovane vittima era svenuta e inoltre, secondo le tracce ritrovate, si pensa che non sia stata portata subito nel campo.
Proseguono le indagini sul caso dell’omicidio di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate Sopra (Bergamo) uccisa il 26 novembre del 2010. Dopo che il test del Dna ha dato un nome e un cognome a “Ignoto 1”, si continua a scavare nella vita di Massimo Giuseppe Bosseti, il presunto assassino che da ormai dieci giorni si trova in isolamento nel carcere di Gleno. Nuovi dubbi e smentite arrivano dalle versioni fornite agli inquirenti dal muratore quarantatreenne e da sua moglie, Marita Comi: non è ad esempio chiaro se Bossetti frequentasse o meno il centro estetico “Oltremare”, esercizio commerciale che nel 2010 si trovava proprio davanti alla villetta della famiglia Gambirasio. “Non avevo bisogno di fare la lampada, perché lavoro all’aria aperta”, ha detto Bossetti nel corso dell’interrogatorio, mentre anche la moglie ha escluso che il marito “andasse in quel posto frequentemente, forse qualche volta ma molto raramente”. Il loro racconto non coincide però con quanto fatto sapere dal titolare del centro, secondo cui “Bossetti veniva almeno due volte a settimana, faceva la ‘doccia’ total body e chiedeva che fosse sempre messa alla massima potenza”. Possibile che proprio frequentando il negozio Bossetti abbia notato Yara e abbia sviluppato una sorta di ossessione nei suoi confronti fino a pedinarla e spiarla? L’uomo, attraverso i suoi legali, continua comunque a dichiararsi innocente e non sa spiegare come mai il suo Dna sia stato ritrovato sugli indumenti della giovane vittima. Si attende intanto l’esito delle analisi effettuate dal Ris di Parma sulle vetture di Bossetti sequestrate durante le perquisizioni avvenute nei giorni scorsi nella sua abitazione di Mapello.