San Cirillo d’Alessandria, ricordato dalla Chiesa nella giornata del 27 giugno, nacque a Teodosia d’Egitto nell’anno 370. Dei suoi primissimi anni di vita non possediamo molte notizie, ma si sa che, già in giovane età, si recò assieme allo zio Teofilo, che era vescovo della città di Alessandria, al sinodo della Quercia, che si tenne presso la città di Encina, in Calcedonia. Nel corso di tale sinodo si assistette alla deposizione di Giovanni Crisostomo, che fino a quel momento era stato patriarca di Costantinopoli e che venne sostituito proprio da Teofilo. Qualche anno dopo, precisamente nel 412, fu proprio Cirillo a sostituire lo zio, divenendo così il quindicesimo papa nella storia della Chiesa copta. La sua elezione, però, non venne vista di buon occhio da tutti: al pari dello zio che l’aveva preceduto, infatti, Cirillo era considerato poco tollerante e autoritario. A partire dal 428 e fino all’anno 444, a lottare contro i duofisisti, coloro che attribuivano a Cristo una doppia essenza, quella divina e quella umana, con prevalenza della seconda sulla prima. Con Nestorio, patriarca di Costantinopoli, ebbe modo di intrattenere un fitto rapporto epistolare, soprattutto allo scopo di convincerlo a rivedere le proprie idee. Di fronte all’impossibilità di giungere ad una posizione condivisa, i due si rivolsero a Papa Celestino I, che nel corso del concilio indetto da lui stesso a Roma, ingiunse a Nestorio di rivedere la propria posizione, per non andare incontro alla deposizione. Fu proprio Cirillo a comunicare a Nestorio la decisione del papa con una lettera, nella quale si imponeva inoltre al patriarca di Costantinopoli di accettare la formula di fede stabilita nel 430 nel corso di un sinodo svoltosi ad Alessandria. Dopo aver rifiutato di obbedire al papa, Nestorio dovette affrontare la propria condanna, avvenuta nel 431 nel corso del concilio di Efeso, convocato dall’imperatore Teodosio II. Cirillo morì ad Alessandria d’Egitto il 27 giugno del 444, lasciando un’eredità teologica che verrà riconosciuta soprattutto da papa Leone I, durante il concilio di Calcedonia, svoltosi nel 451. Il suo grande impegno teologico è testimoniato da imponenti scritti come “Commento al Vangelo di Giovanni”, “Commenti a Isaia e ai dodici profeti minori”, “Sull’adorazione e il culto”, “Glaphyra”, “Thesaurus de sancta et consubstantiali Trinitate” e il” De sancta et consubstantiali Trinitate”. Nel 1882 verrà proclamato Dottore della Chiesa da Papa Leone XIII.



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