Il 4 giugno la Chiesa cattolica ricorda e celebra la memoria di San Filippo Smaldone, meglio noto come il “sacerdote dei sordomuti”. Nasce a Napoli nel 1848 in un rione popolare, quando le vicissitudini socio-politiche precedenti all’unificazione dell’Italia stavano coinvolgendo anche la Chiesa di Roma. La famiglia del Santo era legata alla stirpe borbonica, allora regnante nell’area Campana, che stava vivendo un vero e proprio declino. In aggiunta, a seguito della conquista di Garibaldi, viene esiliato il Cardinale Sisto Riaro Sforza. Questi eventi non mutano la volontà del giovane Filippo di intraprendere la via del sacerdozio. Nei suoi intenti c’era anche quello di diventare un rappresentante della rinascita della Chiesa che, a parer suo, era stata per lunghi anni perseguitata e maltrattata dai poteri forti. Il suo intento benefico si rivolge inoltre a una categoria di persone pesantemente emarginate dalla società del tempo, i sordomuti. Sebbene Filippo non si dimostri brillante negli studi – fallisce alcuni esami relativi agli ordini Minori – si distingue per la sua grande umanità e vocazione all’aiuto dei più bisognosi. Ottiene il sacerdozio nel settembre del 1871, all’età di ventiquattro anni. Comincia la sua attività pastorale insegnando il catechismo e prestando assistenza ai malati negli ospedali o nelle abitazioni private. Il culmine della sua opera misericordiosa viene raggiunto nel periodo della peste, che affligge lo stesso Filippo sebbene non gli impedisca di continuare la sua missione. Secondo la tradizione il Santo riceve una guarigione miracolosa ad opera della madonna di Pompei, alla quale rimarrà devoto per tutta la sua vita.



Filippo Smaldone, prima di dedicarsi interamente ai sordomuti, chiede al suo confessore di partire all’estero per proseguire la sua missione di carità, ma quest’ultimo gli suggerisce di restare a Napoli poiché proprio nella città partenopea c’è bisogno di lui. Ecco che inizia la sua intensa attività di educazione e catechizzazione dei sordomuti, a cui il Santo è particolarmente sensibile in quanto non condivide le modalità utilizzate convenzionalmente.



Nel 1885 fonda un istituto per sordi assieme a Don Lorenzo Apicella, avvalendosi della collaborazione di un gruppo di suore, che in seguito daranno luogo alla Congrega delle Suore Salesiane del Sacro Cuore. La generosità di Filippo arriva a tal punto da ospitare personalmente, tra le mura di casa sua, sia sordomuti che orfani, oltre a ciechi e altri bambini con problemi vari. Il Santo svolge la sua missione benefica per oltre quarantanni, senza mai mostrare alcun timore di fronte al pericolo o alle difficoltà. Come quando l’amministrazione comunale laica leccese ha provato a contrastare l’organizzazione da lui istituita qualche anno prima. Afflitto da diabete e da disturbi cardiocircolatori, rende l’anima al Signore il 4 giugno del 1923, a settantacinque anni. La sua grande opera viene osannata da tutti nel corso degli anni, ma la canonizzazione avverrà soltanto nel 2006 grazie a papa Benedetto XVI che lo proclama ufficialmente Santo. La beatificazione invece era arrivata dieci anni prima, sotto il pontificato di Giovanni Paolo II. A determinare la sua santificazione ha concorso in larga misura l’episodio accaduto a una delle suore del Sacro Cuore, guarita miracolosamente da una malattia incurabile al torace per intercessione di Filippo. Sebbene l’ufficialità sia arrivata soltanto nell’ultimo decennio, a Napoli e in tutta la Campania la sua santità non è mai stata messa in discussione per oltre un secolo.

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