Il 1° luglio la Chiesa Cattolica celebra il Beato Antonio Rosmini. Fu uno dei filosofi italiani tra i più apprezzati. Antonio Rosmini Serbati nacque a Rovereto, in provincia di Trento, nel 1797. Aveva un fratello, Giuseppe, con il quale ebbe un rapporto difficile e una sorella, Gioseffa Margherita, che prese i voti diventando suora nelle Figlie della Carità. Venne avviato al sacerdozio prendendo gli ordine il 21 aprile del 1821 dopo essersi dedicato, intensamente, allo studio di teologia presso l’Università Padova dove si laureò nel 1822. In questo periodo conobbe Niccolò Tommaseo con cui rimase amico per tutta la vita. Nel 1826 lasciò la sua città natale alla volta di Milano con la finalità di approfondire i suoi studi filosofici. Durante la sua permanenza nel capoluogo lombardo, vi rimase per due anni, fece la conoscenza del Manzoni e ne divenne un suo fedele amico. In questo periodo perfezionò l’idea di fondare un ordine religioso attribuendogli il nome di Istituto della Carità. La realizzazione avvenne poco dopo la fondazione del Sacro Monte Calvario di Domodossola dove Antonio Rosmini soggiornò, a periodi alterni e brevi, tra il 1828 e il 1851. Nel 1835 si trasferì sul lago Maggiore a Stresa, si occupò della basilica di San Michele della Chiusa e dell’invio di evangelizzatori in Inghilterra. Nello stesso tempo, il filosofo iniziò a manifestare palesemente il suo orientamento politico anti-austriaco, inclinazione che lo espose a una vera e propria persecuzione da parte degli austriaci. Allo scoppio della rivoluzione del 1848, Antonio venne inviato dal Gioberti presso papa Pio IX con lo scopo di pattuite con la Curia la creazione di una confederazione degli stati italiani. Giunse a Roma al momento dell’assassinio di Pellegrino Rossi, famoso giurista e politico italiano che deteneva la carica di Primo Ministro del governo dello Stato Pontificio. Antonio decise di non presiedere il governo del popolo che si stava attuando ma di seguire il Papa a Gaeta, benché non fosse concorde con le idee reazionarie ispirate dalla politica del cardinale Antonelli. In seguito a questo suo comportamento, si venne a creare intorno ad Antonio un clima di ostilità che influì sulle sue opere filosofiche. La polemica scoppiata con i gesuiti riguardava i suoi scritti di contenuto morale, un contrasto che diede origine alla così detta “questione rosminiana” che nel 1888 gli causò una condannata, stabilita dalla Congregazione del Santo Uffizio, di quaranta proposizioni delle sue opere poiché venivano considerate lontane dalla verità cristiana. I suoi primi componimenti filosofici si rifacevano a Galuppi, in questi scritti sosteneva l’insostenibilità della gnoseologia del sensimo, un concetto filosofico secondo il quale l’uomo aveva come unica cognizione quella sensoriale. Rosmini mostrò interesse per le teorie filosofiche di Kant, poiché considerava fondamentale trovare una funzione ordinatrice dell’esperienza che potesse completare quella sensoriale. Tuttavia, Antonio non era soddisfatto delle idee kantiane che considerava legate ad serie di tipologie precarie e non in grado di far conoscere la realtà delle cose. Voleva assicurare oggettività al sapere, ma la soluzione non poteva essere trovata, in considerazione della trascendentalità di Kant, se non attuando una ricerca ontologica ovvero una nozione di verità che fosse capace di illuminare l’intelletto umano mediante l’inalterabilità e l’universalità. Questo concetto rappresentò per Rosmini l’idea dell’essere fattibile, che da indeterminato contenuto dell’intelligenza diventò determinato quando veniva applicato alle nozioni inviate dalle percezioni umane. Antonio sosteneva, pertanto, che l ‘uomo, solo dopo aver liberato la propria anima dal male, era in condizioni di incontrare l’amore e la carità di Dio raggiungendo così la perfezione. Nel 1830 scrisse “Nuovo saggio sull’origine dell’idee”, in quest’opera affermò che l’unico contenuto della mente era l’idea dell’essere che non aveva origini sensoriali in quanto innata. Inoltre, precisò che la mente dell’uomo creava giudizi dove l’idea dell’essere era rappresentata da una categoria, mentre il soggetto era la sensazione. Nel 1831 scrisse “Principio della scienza morale”, qui attribuì al giudizio umano un potere trascendente ed una natura oggettiva, elementi che permettono agli uomini di pensare. Rosmini ha lasciato anche scritti di contenuto pedagogico tra cui “Sull’unità dell’educazione ” del 1826, “Del principio supremo della metodica e di alcune sue applicazioni in servizio dell’umana educazione” pubblicato dopo la sua morte. La malattia al fegato che lo affliggeva da molti anni lo indebolì sempre più creandogli sofferenze e atroci dolori che lo porteranno alla morte, alla sola età di 58 anni, il 1 luglio del 1855. Venne sepolto a Stresa nel Santuario del SS. Crocifisso.
Nel 1994 iniziò la causa per la sua beatificazione, nel giugno del 2006 Papa Benedetto XVI lo dichiarò venerabile e nel novembre del 2007, presso la diocesi della città di Novara, avvenne la cerimonia della beatificazione. Antonio Rosmini è considerato il patrono dei mercatisti e dei liberisti. Numerose città italiane organizzano festeggiamenti in ricordo del Beato Antonio Rosmini, tra queste vanno ricordate la città di Stresa, quella di Domodossola e quella di Rovereto in provincia di Trento. A Stresa viene programmata, nella giornata del 1 luglio, una celebrazione eucaristica, una salita al colle nel santuario del SS.. Crocifisso e, a conclusione della giornata, una fiaccolata molto suggestiva ed un concerto. Presso la borgata del Sacro Monte Calvario di Domodossola sono in programma visite guida alla sua cella, dove sarà possibile vedere una sua reliquia, alcuni suoi effetti personali e copie di svariati suoi manoscritti. A Rovereto, oltre alla solenne eucarestia, è possibile partecipare a conferenze finalizzate a far conoscere sia il pensiero filosofico che cristiano del beato.